mercoledì 31 dicembre 2008

Cosa buttare e cosa tenere del 2008?

Fireworks
Io butterei via il Vaticano.
Persino più di quanto butterei via Berlusconi.
E basta, non se ne può più. Trasferiamolo in Groenlandia come hanno proposto su Facebook. Magari tra ghiaccio, trichechi o inuit Benedetto trova il suo ambiente naturale.
Oggi ho persino letto che lo Stato del Vaticano ha annullato il recepimento automatico delle leggi varate in Italia. Ottima cosa. Quando si deciderà l'Italia a fare lo stesso con le leggi vaticane?



E invece tengo volentieri l'onestà di Tiziana Concu, responsabile di un negozio di alimentari di Cagliari, che ha trovato 160 mila euro in una cassetta e, invece di tenerseli come suo passepartout personale contro la crisi economica, li ha restituiti tutti.
Un bell'esempio di come gli italiani non siano solo mafiosi, politici, o corrotti... o tutte le tre cose insieme.



Un augurio di uno stupendo 2009 a tutti.



martedì 30 dicembre 2008

C'è del marcio in Belgio?

Belgio
Se nessuno vuole prendere il potere in un paese, evidentemente qualche problema ci deve pur essere, è palese. Se poi questo potere nessuno lo vuole prendere da più di un anno, direi che siamo in piena crisi.



E' quasi incredibile che si parli in questi termini del Belgio, piccolo Stato Europeo che tutti conoscono perché la capitale, Bruxelles, è sede di molti importanti palazzi internazionali ed europei. Eppure dall'inizio del 2007 le notizie sulla crisi politica del paese si sono fatte più frequenti. Le due anime che compongono il paese, i fiamminghi a nord e i valloni a sud, non riescono più ad andare d'accordo e nemmeno a legiferare in maniera comune in materia di un federalismo più marcato di quello che possiedono ora. I fiamminghi accusano i valloni di sperperare tutte le loro risorse, un po' come da noi la Lega accusa il meridione. Solo che, parlando con un amico vallone francofono, anche i francofoni ammettono che ciò sia vero. E i fiamminghi si sono stufati di essere il cavallo buono che tira tutto il peso del carro.



Dicono che il Belgio ora come nazione non abbia che un re (Alberto II) e una squadra di calcio nazionale, mentre il resto è tutto diviso. Oggi, dopo l'ennesima crisi del governo Leterme, il presidente della Camera Van Rompuy ha trovato l'intesa con le cinque forze politiche più importanti del paese e assumerà il mandato per portare avanti il governo precedente (unica eccezione: un nuovo ministro della giustizia a sostituire il dimissionario Vandeurzen). Riuscirà il nostro prode fiammingo a portare a casa la fine della legislatura più controversa della storia belga?



domenica 28 dicembre 2008

Littizzetto santa subito

Oggi mi sono rimesso in pari con le puntate di Che Tempo Che Fa che mi sono perso nel mese di dicembre.



Oltre ad essere una comica di eccezione, Luciana è di un'intelligenza finissima, è arguta, colta e sensibile al punto tale da riuscire a far passare messaggi molto potenti grazie al suo modo disinvolto, quotidiano e assolutamente spontaneo di esprimersi.



Qui di seguito due pezzi delle ultime due puntate in cui commenta la posizione della Chiesa rispetto alla depenalizzazione dell'omosessualità e alle scene tagliate del Brokeback Mountain andato in onda su Rai2:

 










sabato 27 dicembre 2008

Torino, fine di una capitale part II

Savoia
Altrimenti detta il seguito della low-profile entry di ieri.
Per non lasciare le cose così a metà.



"L'addio a Torino non è indolore. Il ministro della Guerra, generale Alessandro Della Rovere, sdegnato, si dimette. Il re dà fuori di matto. Con Minghetti, che si dice sicuro di interpretare 'il sentimento degli italiani', piange e grida: "Che dirà Torino? Non è indegno rimeritarla di tanti sacrifici con un sacrificio ancora più crudele? E che importa a voialtri di Torino? Sono io che ne ho il cuore schiantato, io che ho sempre vissuto qui, che ho qui tutte le memorie d'infanzia, tutte le abitudini, i miei affetti". Uno sfogo in cui la parola chiave, come vedi, è voialtri. A cui di Torino non importava nulla, o peggio.



Invano il re manda a Parigi un altro generale, Luigi Menabrea, con una lettera per scongiurare Napoleone di lasciar perdere. Il 20 settembre la notizia è sui giornali. Il giorno successivo la folla si raduna in piazza Castello e in piazza San Carlo al grido di 'Torino o Roma'. La protesta è scambiata per rivolta. I generali piemontesi sono più sgomenti ancora della folla per il trasferimento della capitale, ma sono anche del tutto impreparati a fronteggiare un moto di piazza. Il 22 i cortei ripartono. Viene schierato l'esercito. Sparano per prime le reclute dei carabinieri, ma contro i fanti. I fanti rispondono. E' una strage. Il re non si fa vedere in città: "Non voglio essere testimone oculare del sangue versato nel paese che mi vide nascere" (è nato a Palazzo Carignano, a cento metri dal luogo dove il sangue è stato versato). Ne approfitta per chiedere a Minghetti di dimettersi. Il presidente del Consiglio chiede un ordine scritto. Lo ottiene subito.



A quel punto bisogna decidere cosa fare, e quale città scegliere come capitale. Vittorio Emanuele pensa di affidarsi ancora una volta a Rattazzi, ma l'amico si chiama fuori: non ha alcune intenzione di legare il suo nome al tradimento di Torino, pretende di annullare l'accordo con la Francia. Lamarmora invece accetta, ma il nuovo governo non sa neppure dove stabilirsi. Chi al posto di Torino propone Napoli. Chi Venezia, che non fa neppure parte del Regno. Risolve il re: "Andando a Firenze, dopo due anni, dopo cinque, anche dopo sei se volete, potremo dire addio ai fiorentini e andare a Roma; ma da Napoli non si esce; se vi andiamo, saremo costretti a rimanerci". Passeranno infatti sei anni prima di un altro, fatale 20 settembre. Ma gli incidenti a Torino non sono finiti. La sera del 30 gennaio, in una città tesa e straziata, è in programma a corte il gran ballo di Carnevale. Le carrozze degli aristocratici che tentano di avvicinarsi a palazzo vengono bersagliate di ortaggi e di sassi. Il ballo va deserto. Sentendosi a sua volta tradito, Vittorio Emanuele respinge le dimissioni del ministro dell'Interno Giovanni Lanza e parte per Firenze. (L'accoglienza dei fiorentini è entusiasta. Porge il saluto della città il venerando Gino Capponi, discendente di Piero. Un entusiasmo che svanirà in fretta, e i fiorentini non hanno ancora perdonato ai piemontesi gli sventramenti e in particolare la lapide di Piazza della Repubblica. In effetti l'accenno al 'secolare squallore' del centro storico di Firenze non è dei più felici; ma allora era parso così.) Una delegazione parte da Torino per implorare il perdono del sovrano. Vittorio Emanuele rifiuta di riceverla. Dopo lunghe insistenze, l'udienza è accordata. Il re si infuria un'altra volta, grida, rimprovera, poi scoppia ancora a piangere, perdona, è perdonato, e di Torino capitale non si parlerà più."



(Messori, Cazzullo, Il Mistero di Torino, Mondadori, 2004, p.451-452)



venerdì 26 dicembre 2008

Torino, fine di una capitale part I

Misterotorino
Riprendo a scrivere nel blog dopo una breve parentesi di qualche settimana non troppo felice (né tranquilla) della mia vita. E riprendo riportando qualche pagina del libro di Messori e Cazzullo, Il Mistero di Torino, uno dei libri più belli che abbia mai letto sulla nostra città e che mi è stato restituito proprio ieri da uno zio a cui lo avevo prestato. Un ottimo libro da gustare insieme ad una tazza di tè in questa bellissima giornata fredda e bianca.



Questa parte parla di Torino capitale d'Italia:



"Non era scritto da nessuna parte che Torino non potesse restare la capitale d'Italia. Eppure non solo questa possibilità apparirebbe oggi stravagante, ma neanche allora fu presa in seria considerazione.



Qual è il criterio per cui una città è capitale? Non quello demografico (altrimenti la capitale dell'Italia unificata sarebbe stata Napoli). Non quello economico (e allora sarebbe stata pronta Milano). Non quello storico-culturale (se Roma città a vocazione universale era stata il centro irradiante delle due anime della cultura europea - la cristiana e l'umanista -, la patria dela lingua e dell'arte italiana, la città che aveva imposto il suo modo di parlare, pensare, edificare, raffigurare l'uomo e le cose era ed è Firenze). In tutta Europa, laddove in età moderna, tra la fine del XV e la fine del XIX secolo, sono sorti gli Stati nazionali, è diventata capitale la città d'origine della dinastia regnante; che quasi mai coincide con il centro geografico del paese. (Solo Madrid è in mezzo alla Spagna. Parigi, Londra, Berlino sono in posizione eccentrica. Da quando il confine orientale tedesco è fissato sulla linea dell'Oder-Neisse, poi, Berlino è in un angolo non meno di Torino.) Tieni conto pure che, nell'Italia preunitaria, in un angolo Torino non era affatto. Era anzi al centro di un territorio-ponte tra le due grandi potenze europee, la francese e l'austriaca, un territorio che a occidente si spingeva oltre le Alpi con la Savoia (amputata per la ragione del nuovo Stato, quello italiano) e a oriente si affacciava sul Ticino, a pochi chilometri da Milano (all'avvio del Risorgimento Torino e Milano sono più o meno equivalenti per peso demografico, entrambe medie città europee di circa 140 mila abitanti). E' l'unificazione a collocare Torino in un angolo; neppure quello favorevole, dopo lo scoppio della guerra doganale con la Francia.



La capitale se ne andò nella stessa maniera con cui l'Italia sarebbe entrata nella prima guerra mondiale (e che avrebbe determinato in seguito molte altre cose), con un trucco di palazzo. Il Presidente del Consiglio Marco Minghetti si mosse alle spalle del re: trattò con Napoleone III il graduale ritiro delle truppe francesi da Roma, premessa del suo passaggio all'Italia; in cambio l'imperatore, che non aveva dimenticato i fischi del 1859, otteneva che il Regno si desse un'altra capitale, che non fosse né Roma né Torino. Vittorio Emanuele II seguiva i negoziati dal castello di Sommariva Perno, e fu informato della clausola il 13 agosto 1864, all'ultimo momento."



(Messori, Cazzullo, Il Mistero di Torino, Mondadori, 2004, p.450-451)



domenica 7 dicembre 2008

La cazzata del giorno

La Iervolino che dice di non avere nulla a che fare con la questione morale del PD nello stesso giorno in cui pubblicano le classifiche della qualità della vita con Napoli terz'ultima città d'Italia e un sondaggio del Mattino riporta che l'84% dei napoletani è insoddisfatto della giunta comunale. Roba da italiani.



mercoledì 3 dicembre 2008

Mai più uccisi perché gay

Hate
Questo il titolo dell'iniziativa promossa dall'Arcigay di Roma come reazione alle ultime dichiarazioni retrograde, discriminatorie, egoiste e vergognose del Vaticano.



"Questa posizione ha turbato fortemente la nostra comunità, e non solo.
Tantissimi sono i messaggi di solidarietà che ci stanno arrivando -
afferma il presidente di Arcigay Roma, Fabrizio Marrazzo - il Vaticano
continua a offendere la vita di milioni di persone criminalizzandone
l'orientamento sessuale. Una posizione contraria a qualsiasi concetto
evangelico di amore e fratellanza"

Liberazione
, il quotidiano di Rifondazione, apre oggi con il titolo "Boicottiamo il Vaticano" - un articolo in cui Sansonetti cita un passo del Vangelo di Giovanni (il famoso passo del "Chi è senza peccato scagli la prima pietra") e accusa il Vaticano di sostenere posizioni fondamentaliste (e di fomentare anche la violenza, aggiungerei io).



"Noi proponiamo una protesta di massa. Potremmo invitare tutti i
cittadini a vestirsi con una maglietta o un indumento rosa - come la
stella che era imposta ai gay nei lager - e andare a manifestare in
Vaticano all’ora dell’Angelus".



Io direi che sarebbe una straordinaria idea.



lunedì 1 dicembre 2008

L'acume politico del Vaticano

Novat
Notizia fresca fresca su lastampa.it: un appello della Chiesa (Cattolica ovviamente, ne avevate qualche dubbio? Le altre non si sentono mai, sarà un caso? un'anomalia? sarà che magari pensano a fare le Chiese e non a fare politica?) affinché la proposta della Francia all'ONU per una depenalizzazione dell'omosessualità non venga accolta.



Da notare che nel mirabolante mondo psicologico di tale Mons. Migliore c'è qualcosa che non quadra tanto. Prima afferma che "nei confronti delle persone omosessuali si deve evitare ogni marchio di ingiusta discriminazione", e poi però si oppone ad inserire gli omosessuali tra le categorie protette dalle discriminazioni perché ciò verrebbe a creare nuove discriminazioni (??). Un esempio di nuova discriminazione? "Gli Stati che non riconoscono l’unione tra persone dello stesso sesso
come "matrimonio" verranno messi alla gogna e fatti oggetto di pressioni".



Ah brutte faine vaticane infide, ecco il vostro programma politico che tenete sempre sotto la vostra bibbia.



Fanno sempre in fretta a parlare di non discriminazione ma intanto sul terreno politico le faine vaticane sono sempre le prime a muoversi in difesa della discriminazione. Dovrebbero invece soltanto passare più tempo a discriminare le loro cervella, perché nel corso dei secoli sono sempre rimaste intrise di perbenismo e cattiveria.



venerdì 28 novembre 2008

E neve fu.

Castello
Dimenticatevi del lavoro, dimenticatevi degli impegni.
Un bel divano grande.
Una coperta calda.
Una tazza di té bollente.
Un'ampia finestra davanti.
E una persona speciale a fianco.



La ricetta del giorno insomma.



(foto: raicaldo)



martedì 25 novembre 2008

Ségolène e la beffa dei 102 voti

Varmatin Ha venduto cara la pelle Ségolène Royal.



Nelle elezioni più contestate in assoluto del Parti Socialiste francese per eleggere il prossimo primo segretario, lei partiva da grande sfavorita: aveva tutti contro, tre altri candidati molto più simili tra loro che avevano cercato fino all'ultimo un accordo per unire le loro tre mozioni che insieme raggiungevano il 70% dei voti dei militanti socialisti francesi. Ségolène aveva solo il 29%, ma di quei quattro era la prima.



Ma senza accordo tra i tre, senza alcun accordo tra uno dei tre e Ségolène, la maggioranza non esisteva e si è proceduto al voto diretto dei tesserati socialisti. Con Delanoe ritirato, che aveva evitato dapprima di dare consegne di voto, per poi sbilanciarsi il giorno dopo verso Martine Aubry (mossa che secondo me gli costerà tanti punti a livello di immagine). Sistema di elezioni alla francese, con molteplici candidati al primo turno e i primi due al ballottaggio nel secondo. Primo turno di elezioni dunque, ed ecco la zampata di Ségolène: prima con il 42% dei voti, seguita da Martine Aubry con il 34%. Eliminato Hamon, terzo arrivato.



E come giochi senza frontiere (ma quanto mi manca guardarlo?), si procede al secondo turno - ora anche Hamon ha incitato i propri sostenitori a votare la Aubry, e Ségolène, con il suo 42%, pare ben lontana da una vittoria.



Anche se. Anche se.



Al ballottaggio, la lotta è serrata e i primi exit poll danno Ségolène in vantaggio, poi Martine, poi Ségolène di nuovo. Martine nel corso della nottata però inizia a festeggiare per la nomina a primo segretario, i Royalisti insorgono... insomma, un désastre. Socialisti contro socialisti in un partito che perde sempre più consenso popolare.



E' solo al mattino dopo che escono fuori i risultati ufficiali: Martine Aubry ha vinto. Con il 50,02% dei voti, una quarantina in più rispetto a Ségolène. Le voci di brogli si alzano, i gauchisti di Aubry e Hamon accusano i Royalisti di non saper perdere, la Royal chiede a gran voce un nuovo voto più controllato... ma non c'è nulla da fare. Lo statuto del PS dice chiaramente che la nomina a primo segretario non è automatica, e che finché il perdente del ballottaggio non riconosce la vittoria dell'avversario, la nomina non avviene.



Il tutto è rimandato al consiglio del partito socialista, riunitosi oggi. Dopo ore ed ore di discussioni, ricontrolli, obiezioni e giri di parole, la versione ufficiale è questa: Martine Aubry ha vinto, con appena 102 voti di distacco su Ségolène Royal. 67.451 voti per Aubry contro 67.349 per Royal.



Ségolène ha perso, ma ha perso molto bene. La sua immagine ne esce certamente rafforzata. Il suo rapporto diretto con la popolazione ha dato ancora una volta grandi risultati (ricordiamo il 60% dei voti nelle primarie del PS nel 2006). Martine Aubry ha poco di che godere di una "victoire sans gloire", come la definisce l'UMP. E nel frattempo, questa è stata l'ennesima mazzata ad un partito che cerca di fare opposizione ma che in realtà non fa che fare opposizione a sé stesso. Ils ont beau temps, Royal e Aubry, di invocare i socialisti all'unità. La realtà è che quest'elezione ha lacerato il partito in due e non so se, né quanto velocemente, la ferita si potrà rimarginare.



(foto: varmatin)



Panorami di città

Panoramilogo
La settimana scorsa sono andato alla mostra "Panorami di città" presso l'Archivio di Stato di via Barbaroux 32 (ang. via Stampatori). La mostra è piccolina, ma estremamente interessante per un appassionato di Torino e di urbanistica come me - sono infatti esposte litografie e dipinti delle vedute di Torino a partire dal 1750 in poi.



Mi sono soffermato a lungo sui panorami della città dai quattro punti cardinali prese nei secoli scorsi. Incredibile quanto fosse diversa la città, ancora circondata da mura, e quanto di dimensioni ristrette! Praticamente solo quello che oggi definiamo come centro, allora era tutta la città.



In particolare sono stato contento di vedere per la prima volta una raffigurazione delle quattro porte di ingresso alla città. E poi vedere lo sviluppo urbanistico della città lungo i secoli è stato davvero interessante. Piazza Vittorio, per esempio, prima che vi costruissero l'attuale piazza, era un'esplanade verde semicircolare di viali alberati che la congiungevano con i viali che lungo le rive del Po portavano al parco del Valentino (allora considerato fuori città). L'esplanade era stata progettata e creata dai francesi nei vent'anni in cui ressero il governo di Torino. Proprio perché mi ha molto colpito, ho scattato due foto dell'esplanade di allora (perdonate la poor quality del mio cellulare, ma non avevo la macchina fotografica con me - cliccate sulle foto per ingrandirle):




Esplanade1



Esplanade2




E poi c'era questo dipinto raffigurante la Torino di allora realizzato da Matthias Seutter nel 1734, che recava anche precise indicazioni sulla nomea della città al tempo. In particolare, riporto questo pezzo in cui parla della città e dei suoi abitanti, che mi è piaciuto tantissimo e che secondo me è vero ancora adesso:



[Turin] est mise au nombre des plus propres villes d'Europe, et à la gloire de ses habitants que possèdent toutes les belles qualités des alemans, des italiens et des françois.



sabato 22 novembre 2008

Cielo terso e Alpi meravigliose

Il mio primo post multimediale. Che emozione.



Tutto il Phön di ieri ha ripulito il cielo da tutto l'inquinamento e da ogni nuvola.



Il risultato?



(cliccate sulle foto per vederle a grandezza naturale)



Img_0381

Permetterci una vista stupenda delle Alpi che circondano la città.



Img_0382



























Queste sono due delle mille foto scattate dal balcone di casa mia a Settimo Torinese questa mattina. Le Alpi che si vedono sono quelle della parete Nord.



Qui tutta la panoramica in un video:







martedì 18 novembre 2008

Berlusconi il burlone

Cucu_2
Dopo la carineria dell'abbronzatura di Obama, gioca a nascondino con la Merkel.



Non sottostimare la tua giovinezza sempiterna, Silvio: non hai solo la gagliardia di un ventenne, hai anche un cervello che ai vent'anni ancora non ci è arrivato.



Come non amarlo?



(foto: Sannazzaro)



Un altro salasso

Stamattina prima di andare al lavoro ho sentito su qualche TG che il taccheggio nei supermercati è in aumento in Italia, e il prodotto più taccheggiato pare essere le lamette da barba.



Il che mi pare perfettamente logico: qualcuno ha mai visto quanto costano le lamette da barba Gillette?



Fateci caso.



lunedì 17 novembre 2008

Alziamo lo stipendio alla Carlucci!

Carluccifoto4
Gabriella, non Milly.
La parlamentare di Forza Italia, per intenderci.



Ha detto in un'intervista a Libero che lo stipendio dei parlamentari è troppo basso.
Che stanno meglio gli operai.



Come se l'avessero costretta a fare la parlamentare, insomma.



Certo che non c'è limite alla mancanza di vergogna.



(foto: solotrani)



venerdì 14 novembre 2008

La sfida interna del Parti Socialiste, tutti contro Ségolène Royal

Politiques
Iniziamo la giornata di oggi con un bel post agguerrito sulla politica francese. Come sapete, oggi si tiene a Reims il congresso del Parti Socialiste per eleggere il segretario che succederà a François Hollande. Allora, qui il PS inizia a sembrare l'ambientazione di una telenovela, quindi prestate bene attenzione alla trama e all'intreccio.



Hollande è l'ex compagno di Ségolène Royal, che è stata la candidata del PS alle elezioni presidenziali di due anni fa, perdendo 46% a 54% contro Sarkozy. Ora, la carriera di Ségolène è quasi paragonabile a quella di Sarah Palin - è infatti presidente della regione del Poitou-Charentes. La sua campagna del 2006 è partita dalle primarie del PS, in cui gli sfidanti socialisti hanno cercato di demolirla accusandola di non essere capace a seguire una conversazione e a far osservazioni pertinenti, figuriamoci a governare. Eppure Ségolène è stata acclamata dal popolo socialista, ottenendo il 60% del voto alle primarie con una campagna concentrata sul ricambio generazionale di cui il partito aveva bisogno, e quindi contro gli elefanti del partito, tra cui Strauss-Kahn e Fabius.



Pur avendo vinto le primarie tuttavia, la reputazione di Ségolène è stata distrutta in campo generale - dai sondaggi risultava infatti che per la maggior parte della popolazione la governatrice non risultasse adatta a dirigere un paese - alcune voci di corridoio dicevano addirittura che ai comizi le parole le venivano suggerite dai propri collaboratori, tra cui, guarda caso, Hollande, segretario del PS. Sta di fatto che, nonostante un'impressione ben competitiva e al di sopra delle aspettative al dibattito pre-elettorale contro Sarkozy, il candidato dell'UMP ha avuto vita facile e ha vinto le elezioni.



Ma Ségolène ha detto chiaro e tondo che non sarebbe finita lì.



E così è stato. E' tornata alla ribalta proponendo la sua mozione al PS affiancandosi a quelle del sindaco di Parigi Delanoe, del sindaco di Lille Martine Aubry e a quella di Benoit Hamon. Ed è arrivata prima. Ha ottenuto il 29% dei voti, contro il 26% di Delanoe, il 22% della Aubry e il 16% di Hamon. Stando così le cose, spetta a lei l'iniziativa per raggiungere una maggioranza dei consensi nella votazione che si tiene oggi.



Questa maggioranza dei consensi però è ben lontana dall'essere una possibilità. Pur avendo inviato lettere di rapprochement agli altri candidati, e pur non avendo ancora dichiarato l'intenzione o meno di candidarsi alla segreteria del partito (Ségolène ha sempre detto che il posto di segretario non era fatto per lei, che è fondamentalmente un'estranea ai meccanismi del partito, e che il suo obiettivo fosse piuttosto le presidenziali del 2012), Ségolène non ha trovato alleati disponibili nemmeno ad una negoziazione. Martine Aubry l'ha seccata completamente dicendo che le loro concezioni di sinistra sono troppo diverse, e ha preferito invece trattare prima con Hamon e ora (pare) con Delanoe. Hamon rappresenta la frangia di estrema sinistra del partito, e per i suoi sostenitori la strategia di avvincinamento al partito centrista francese MoDem contemplata da Ségolène non è apprezzabile. L'unico che finora ha lasciato una titubante porta aperta è stato Bertrand Delanoe, sindaco di Parigi e gay dichiarato, che sembra considerare possibile una mediazione tra la sua mozione e quella della Royal, a patto però che quest'ultima non ascenda alla guida del partito.



I detrattori di Ségolène (ma non solo), dicono che, se lei diventasse segretario, il partito si spaccherebbe. Il che forse non sarebbe neanche male, visto che la crisi del partito socialista è molto paragonabile a quella del nostro partito democratico (sebbene le crisi siano nate per due fattori opposti) e va avanti ormai da anni. Un sondaggio di oggi pubblicato da TNS Sofres ha anche mostrato che la fiducia dei francesi verso il PS è costantemente in calo. Alcuni poi affermano l'incompatibilità delle posizioni di segretario e candidato presidenziale, più per una consuetudine consolidata che per una reale ragione tecnica.



Sta di fatto che Ségolène è un personaggio dinamico che ha saputo e continua ad attrarre l'opinione pubblica, sia nel bene sia nel male. Io personalmente credo molto che questo odio e questa ammirazione nei suoi confronti riflettano e siano senza dubbio sintomatici della crisi di identità che attraversa il PS.



Rimaniamo ora in attesa di notizie da Reims per sapere quale sarà il futuro del PS e insieme della sinistra francese. 



giovedì 13 novembre 2008

Ségolène candidate éternelle

Guardate cosa ho trovato nel mio giro quotidiano di contatti, quest'oggi in Francia. A pochi giorni dal successo (risicato, ma pur sempre successo) della sua mozione all'interno del congresso del Parti Socialiste Français, ecco come Charliehebdo.fr, un giornale satirico d'oltralpe, dipinge la cara Ségolène:








Segolene_3





 




mercoledì 12 novembre 2008

"Sad Motorola" e svendita cervelli

Motorolainside
Continuando il tema del mio post di una settimana fa sul licenziamento dei dipendenti Motorola, dopo una settimana di silenzio stagno in cui le uniche parole che sentivamo noi al secondo piano erano quelle della sicurezza che, al cancello, imperterrita, domandava il tesserino per lasciarti entrare, sono finalmente arrivati i primi movimenti. I primi gesti, espressioni di malcontento, di delusione per una sorte che pare essere stata decisa nel giro di un fine settimana. O poco più.



Le bandiere dei sindacati appese all'ingresso. Uno striscione che recita "SVENDITA CERVELLI" appeso alla balconata del primo piano. E un logo fenomenale appeso alle finestre degli uffici: sad Moto. Sad Moto è l'espressione grafica di quello che era un grande progetto, apprezzato da tutto l'hinterland torinese, un piano che doveva portare Torino ad essere un polo di eccellenza nella tecnologia - un piano che ora è fallito.



Pare. Almeno per ora.



Rimangono solo le parole di consolazione di Mercedes Bresso (veritiere, ma sempre di mera consolazione... almeno per ora):



«Il Piemonte - ha spiegato - ha un’economia più aperta rispetto ad
altre realtà italiane. Questo significa anche essere maggiormente
esposti a crisi originate all’estero. La chiusura del centro di ricerca
della Motorola - ha esemplificato - non è un fallimento del nostro
sistema, ma la conseguenza del fatto di avere aziende straniere che
investono sul nostro territorio. Tali aziende hanno ovviamente il loro
core business altrove, e di fronte alle difficoltà chiudono quello che
avevano aperto da noi».



«Però essere aperti - ha concluso
Mercedes Bresso - vale nei due sensi, saremo anche i primi quando
arriverà il momento della ripresa. E tornando alla Motorola, non ci
diamo ancora per sconfitti: avere a Torino 400 ingegneri e tecnici di
elevata qualità in cerca di lavoro potrebbe attirare sul nostro
territorio altre imprese del settore».



Intanto l'unico a tenere campo qui in via Cardinal Massaia è sad Moto.
Almeno per ora.



(intervista: lastampa.it)
(foto: motorolainside)



lunedì 10 novembre 2008

L'Unione Sovietica è ancora tra noi

Soviet_union_flag_cccp
Nella mia ricerca contatti di oggi sono capitato su ocean-tv.su .



.SU? 



Ohibò.

Ho quindi interpellato la mia amica wikipedia e guardate che responso mi ha dato:

.su was assigned as the country code top-level domain for the Soviet Union
on September 19, 1990. It remains in use today, even though the Soviet
Union itself no longer exists, and is administered by the Russian
Institute for Development of Public Networks (RIPN or RosNIIRos).



Pare che avessero detto di terminare le registrazioni in .su nel 2007, ma che poi sia stato contrattato altrimenti (e i prezzi per un dominio .su sono anche scesi più in basso dei .ru).
Da stat.nic.ru risulta che sono 8715 i domini .su registrati, il 95% dei quali all'interno della Russia e ben l'1% negli Stati Uniti.



What a surprise.



martedì 4 novembre 2008

Licenziati.

Italytorino
Ieri, come ogni mattina, arrivo al lavoro passando, come sempre, dall'ingresso posteriore. Al posto del portone spalancato però, ad accogliermi trovo un uomo tutto vestito di nero della sicurezza che mi fissa e con tono perentorio mi intima: "tesserino". Io rimango stranito, tesserino di cosa? Io non ne ho mai avuto uno.



Poi mi viene in mente che la mia società condivide il palazzo con la Motorola (o, meglio, ne affitta alcuni uffici al secondo piano), e mi torna alla mente quello che avevo appena letto su La Stampa al bar, proprio cinque minuti prima: l'articolo spiegava che la Motorola temesse che gli impiegati licenziati o licenziandi portassero via tutto l'arraffabile: portatili, cellulari, altre diavolerie tecnologiche... come alla Lehmann Brothers qualche settimana fa. E per questo avevano persino fatto sparire tutti gli scatoloni dall'ufficio.



E ora anche la sicurezza all'ingresso.



Dichiarando di lavorare al secondo piano, la guardia mi fa entrare e lì vedo tutti lì, al pian terreno, davanti all'ingresso, gli impiegati della Motorola. Ci sarà una riunione in mattinata per decidere il futuro del centro torinese. Le voci di corridoio dicono che la comunicazione del fatto che ci sarebbero stati esuberi fosse arrivata venerdì da un responsabile, che pare avesse detto "ci sarà una riunione lunedì, e non ci saranno buone notizie". Patatrak. Una bomba così, dal nulla. Just like that.



Solo che venerdì la peggiore delle ipotesi contemplata pare fosse il licenziamento della metà degli impiegati del centro torinese, mentre lunedì mattina si parla anche della possibilità di un licenziamento totale e delle chiusura del centro. Un centro che non ha nemmeno rappresentanza sindacale, presumo perché i rapporti con la società americana sono sempre filati lisci.



Rimango abbastanza sconfortato dall'atmosfera che si respira. Il giorno prima era scoppiato il caso Michelin, poi la Dayco, ora anche la Motorola, con cui per giunta ho un contatto diretto quotidiano. Anche nel mio ufficio l'atmosfera di quella mattina non è delle migliori. Aspettiamo notizie su lastampa.it, ma più di tutti aspettiamo delle reazioni dai piani di sotto.



Non sentiamo nulla però - almeno finché non arriva un'e-mail ad un mio collega da parte di una sua amica impiegata alla Motorola: la riunione è finita. Il centro Motorola torinese chiude.



Sono stati tutti licenziati.



Just like that.



sabato 1 novembre 2008

Scuola, università, preferenze, scioperi e violenza

Berlusca
Purtroppo ultimamente non ho avuto tempo di informarmi a dovere su tutto quello che sta succedendo relativamente alla riforma della scuola, dell'università, agli scioperi e agli ultimi sviluppi violenti di tutto quanto.



Quanto è successo a Piazza Navona è un vero scandalo. Io parlo avendo ascoltato solo una campana, quella del servizio di Enrico Mentana a Matrix ieri sera, quindi potrei non aver colto le argomentazioni dell'altra parte. Ad ogni modo, che il governo al Senato abbia lodato le forze dell'ordine per aver svolto la loro funzione in maniera 'equilibrata' è una stronzata bella e buona. Senza criticare le forze dell'ordine il cui compito non era certamente facile, ma essere stati - secondo il servizio di Mentana - 3 minuti senza fare nulla mentre i manifestanti si prendevano a botte e bastonate non può certamente essere definita un'azione 'equilibrata'.



Poi, Maroni che interviene con il decreto per arrestare chi occupa. E due settimane fa Berlusconi che dice che manderanno la polizia, poi si smentisce, e ora probabilmente smentirà anche la smentita. Ma dove stiamo? Ma cosa stiamo facendo? Ma la democrazia dov'è finita? Il Governo puzza sempre di più di quell'autorità che molti giornali già avevano annusato uno o due mesi fa - ovvero grazie alla loro forza numerica nelle camere, stanno andando avanti per la loro strada senza curarsi di nulla.



E non mi vengano a dire che alle manifestazioni ci vanno solo i facinorosi. La serie di manifestazioni studentesche è durata UNA SETTIMANA, non stiamo parlando di due orette in centro a Roma, ma di manifestazioni, occupazioni e proteste durate una settimana IN TUTTO IL PAESE. Eppure Gelmini, Berlusconi & Co. paiono neanche accorgersi della portata del movimento, e continuano a scrollare le spalle preferendo dare (come al solito) la colpa alla sinistra che 'prende in giro' gli studenti. Pronto? Terra chiama Berlusconi, Terra chiama Berlusconi.



Un meraviglioso thumb up agli studenti per la stupenda organizzazione che hanno avuto. Vorrei solo aver avuto più tempo per valutare le misure previste dalla riforma sulle università per poter esprimere meglio la mia opinione. Non potendo, mi permetto solo di giudicare quello che vedo - e in questo caso quello che vedo è che gli studenti hanno avuto il coraggio di imporsi in maniera uniforme per ciò che riguarda il loro futuro, e non si sono afflosciati ad aspettare inermi come molte altre categorie sociali l'arrivo di tempi migliori, lasciando al governo via libera per fare i loro comodi. Peccato che gli sconti di piazza Navona abbiano guastato il tutto. Ma, forse, anche questo non è casuale, come qualcuno sostiene.



Intanto la categoria dei parlamentari continua a inorridirmi sempre di più. E vorrei avere qui davanti Berlusconi a dirmi che le preferenze bloccate servono ad avere politici seri al Parlamento Europeo. Berlusconi, ma vai a quel paese tu e la tua concezione di democrazia.



E ovviamente la frase ogni paese ha i politici che merita ha la sua bella dose di verità sempiterna.



(foto: despina92)



giovedì 30 ottobre 2008

Mattino d'autunno a Torino

Autunno_torino_g
Ma quanto è bello svegliarsi la mattina con una giornata come quella di oggi? Un cielo così terso, il profilo delle Alpi così ben visibile, le foglie gialle cadute dagli alberi sui corsi torinesi...



E poi Torino d'autunno dà il meglio di sé. Il lieve colore beige del centro e quello appena più scuro dei palazzi d'epoca che riflette la luce del sole mattutino che spunta da dietro Superga...



Ma quanto mi piace la mia città?



(foto: provincia di Torino)



martedì 28 ottobre 2008

La Carfagna e la presidenza della Campania

Carfagna
Io evito di commentare e copio e incollo quanto tratto da clandestinoweb.com nella giornata di oggi:



Mara Carfagna non scioglie le riserve ma confessa che non potrebbe dire di no di fronte all'eventuale proposta di candidarsi per la presidenza della Regione Campania.

"Sarebbe un onore, per quanto sono legata al mio territorio e alla mia gente", dice il ministro per le Pari Opportunità, intervistata da Mario Orfeo per 'Faccia a faccia' su Radio3.
"Sinceramente - prosegue - non conosco ancora così bene la politica, e forse non ho così tanta esperienza come richiede il governo di quella Regione. Ma se me lo chiederanno - conferma Carfagna al direttore del 'Mattino' - non potrò assolutamente dire di no".



 Ma se crede di non avere esperienza per dirigere una Regione come ha fatto ad accettare un Ministero?



Voglio concludere postando il commento di Abate Cruento, sempre su clandestinoweb.com:



"Cos'è, il governo se ne vuole già liberare e la rigirano in Campania?"

(foto: clandestinoweb.com)



Obama la butta sul ridere

Il più bell'esempio di advertisment di campagna elettorale, vedere per credere:




sabato 25 ottobre 2008

Multata in bicicletta

Multa Ieri ho letto una lettera pubblicata su Specchio dei tempi de La Stampa inviata da una ragazza di cui ora come ora non ricordo il nome, ma che provvederò a scrivere appena riprendo il giornale che ho ancora a casa. (Francesca Paviglianiti)



Il testo della lettera raccontava che la ragazza era stata multata da un vigile urbano perché in bicicletta era passata con un semaforo rosso. Ammontare della multa: 143 euro.



Ora, passare con il rosso è comunque illegale e costituisce un pericolo per sé stessi e per gli altri, nonché per la circolazione, sia che a farlo sia un auto sia una bicicletta. In questo senso la multa è sacrosanta.



Forse l'importo è un tantino esagerato però.



E poi è anche vero che fra tutti gli automobilisti cafoni che ci sono a Torino, i vigili urbani dovevano proprio fermare una bicicletta? Ma perché? Perché fermare una bici richiedeva meno sforzo di fermare un'auto?



Perché altro motivo giuro non mi viene in mente.



No, sinceramente: con la penuria di ciclisti che abbiamo a Torino ci scaraventiamo pure contro di loro in questo modo?



Togliamo loro anche i punti della patente a questo punto, no?



(foto: alebelotti)



venerdì 24 ottobre 2008

L'ingiustizia di Rachida Dati

Rachida
A quanto pare non sono solo in Italia i Ministri nullafacenti e preoccupati più della loro immagine di personaggio pubblico che del loro mandato governativo. La Francia, a quanto si legge da un articolo di Domenico Quirico su lastampa.it, è in rivolta contro il Ministro della Giustizia, Rachida Dati, uno degli emblemi del governo Sarkozy, uno dei Ministri più discussi e diventata poi una delle yummy mummy più discusse per quanto riguarda la paternità del figlio. Insomma, dalla popolarità come Ministro, Rachida ha raggiunto la popolarità anche in quanto personaggio mediatico.



Con le sue mise Dior in piena crisi economica, Quirico la descrive come la Marie Antoinette sarkoziana. Pare che abbia addirittura tutti contro, anche sindacati e magistrati che solitamente si combattono tra loro. La definiscono un caporale, una dittatrice, una che non vuole ascoltare niente e nessuno perché fermamente convinta di avere sempre indiscutibilmente la ragione dalla propria parte. Sembra anche che a Sarkozy non dispiacerebbe disfarsi di lei.  L'onda di 91 suicidi nelle carceri francesi ha proiettato l'attenzione dei media su una situazione della giustizia in generale completamente barcollante da quanto Rachida ne ha preso i Sigilli.



Le Monde poi riporta questa frase agghiacciante se si pensa che possa provenire da colei che deve garantire il rispetto dei diritti di tutti e la legalità dei provvedimenti:



"Mme Dati multiplie les annonces et les déplacements. Les
critiques exprimées contre le parquet de Metz après le suicide d'un
mineur ont suscité de vives protestations. Tout comme l'instruction
passée aux directeurs de prison de ne plus tenir compte des avis
médicaux, après le meurtre de Rouen, où un détenu suicidaire a été
sorti de l'isolement, puis a tué son codétenu.
"On ne peut pas créer une règle à chaque événement exceptionnel. On ne sait plus où l'on est", critique le Dr Paulet."



Peccato. E' un peccato proprio perché la storia della Dati, figlia di immigrati che riesce a laurearsi con le sue forze e arrivare a capo di un ministero, ne faceva un bell'esempio di self-made woman e delle possibilità che in Francia tutti hanno di ottenere ciò che meritano. Senza parlare della componente minoritaria che faceva di Rachida il primo ministro di origine maghrebina, aumentando l'immagine della tolleranza e del multiculturalismo della nazione.



Ma del resto si sa, l'immagine non è tutto.

(immagine ladepeche.fr)



giovedì 23 ottobre 2008

Haider e l'uomo della sua vita

Haider
E così Stefan Petzner, il so-called delfino 27enne di Joerg Haider, è finito su tutti i giornali con un'intervista in cui afferma di aver amato Haider in modo speciale e lo definisce "l'uomo della sua vita".



A parte il fatto che queste dichiarazioni per cercare notorietà capitalizzando sulla morte di uomo mi fanno pietà.



Pare comunque strano, da un lato, pensare che Haider, leader di un partito di estrema destra altamente xenofobo e probabilmente anche omofobico, possa aver avuto una relazione così speciale con un uomo. Anche se forse i politici austriaci sono di mentalità più aperta rispetto ai politici guelfi italiani.



Ma, dall'altro lato, non è così tanto strano. Queste relazioni speciali tra due uomini accadono molto frequentemente, e in particolar modo proprio tra persone che dell'omofobia fanno uno dei punti chiave della loro vita.



Haider era un uomo molto carismatico, ed è stato sicuramente una figura di rilievo della politica austriaca degli ultimi anni. Ha fatto il botto nelle ultime elezioni con l'11% dei voti per il partito che lui stesso aveva fondato, la BZOE. E, alla fine, non pare neanche troppo strano che qualcuno cerchi di
capitalizzare sopra la sua morte per conservare questa bella
percentuale.



Ora però la sua morte rischia di trasformare una persona dagli indubbi meriti personali in un martire politico, come lobotomizzando la popolazione su tutta la parte xenofoba e razzista del suo pensiero. Bisogna invece non dimenticare  che le sue politiche erano altamente elitarie e ipernazionaliste, e sono state sanzionate a più riprese dall'unione europea in quanto contrarie alla direzione politica presa dai 27.



Ho pensato subito che il diffondersi della notizia di Haider the closeted gay fosse in realtà una manovra dei suoi avversari per evitare la consacrazione del politico in un'aura senza tempo. Ma le parole di Petzner, suo pupillo e suo delfino, hanno fatto crollare questa tesi. La BZOE dice persino che cercherà di limitare le interviste di Petzner in futuro. Ma cosa succede allora?



Che Petzner fosse davvero innamorato di Haider?



lunedì 20 ottobre 2008

Torino sul New York Times

Ppalat
Una splendida review per la città di Torino è apparsa ieri sull'inserto domenicale sui viaggi del New York Times. Gisela Williams spende buonissime parole sulla ritrovata energia della città completamente rinnovata che ha saputo stupire il mondo come host city delle Olimpiadi 2006 e che da allora non ha ancora perso il proprio fulgore.



"The days when Turin was known exclusively as the home of automakers and
a certain bloody shroud are over. Since hosting the 2006 Winter Olympic
Games, Turin, a northern Italian city along the Po River, has been
transformed from a nondescript industrial city into a cosmopolitan center of artisanal food and modern design."



La Williams continua poi a parlare di Eataly, del Lingotto, del Quadrilatero, dei Docks Dora e dei Murazzi. Davvero una vetrina d'eccezione oltreoceano per la nostra città.



Trovate la versione online dell'articolo qui:
Next Stop - In Turin, the Olympic glow hasn't yet faded



martedì 14 ottobre 2008

Ecosistema Urbano: Legambiente mette Torino al 72° posto

Torino
Leggo che è uscito lo studio annuale di Legambiente Ecosistema Urbano. L'edizione 2009 riserva una serie di maglie nere per la città di Torino, ma anche alcune maglie rosa (ciclisticamente parlando... in tutti i sensi).



Ma andiamo per ordine.



Torino si classifica al 72° posto sui 103 capoluoghi di provincia. Un piazzamento verso il fondo della classifica e decisamente ignobile, ma frutto di una rimonta di 2 posizioni rispetto al rilevamento precedente del 2008.



Maglia nera per l'inquinamento. A Torino, così come a Siracusa, i livelli di biossido di azoto e di polveri sottili superano i limiti per circa 200 giorni all'anno. L'inquinamento si rivela la croce di Torino, ed anche il suo problema principale.



Notizie contrastanti arrivano dalla mobilità urbana. Il trasporto pubblico è poco diffuso con meno di 200 viaggi pro-capite annui rispetto ai 400 di Milano e i 600 di Venezia. Tuttavia, Torino è l'unica città italiana di dimensioni medio-grandi ad avere una discreta dotazione di linee di trasporto pubblico su ferro grazie soprattutto ai 100km di tranvie e agli 8 di metropolitana, con una media di 12 metri ogni 100 abitanti. Seconda in Italia dietro Milano, Torino però collassa nel paragone con il doppio valore di Stoccolma e Oslo. E poi rimane il fatto che il 72% dei passeggeri viaggiano comunque su gomma.
A Torino poi gli utenti si ritengono pressoché soddisfatti del servizio pubblico, così come a Bologna, a differenza di tutto il resto d'Italia.



Dalle stelle alle stalle. Collegata all'inquinamento disastroso di Torino, la densità automobilistica spicca tra i risultati italiani equiparandosi a quella di Roma: 65 auto ogni 100 abitanti (70 per la capitale), il doppio rispetto a quella di Berlino, Londra e Parigi. 



Un risultato confortante è invece quello relativo alle piste ciclabili: confermando uno dei miei post scritti il mese scorso, Torino è fra le 10 città italiane con una maggiore estensione di percorsi ciclabili: ben 114km. Seconda dopo Roma (123km), Torino non regge però (di nuovo) il confronto con la media europea: Copenaghen ha un numero di km di poste ciclabili quasi sette volte maggiore. Ma in fondo si tratta di Copenaghen, la città delle bici per eccellenza - parola di uno che ci ha vissuto per un anno.



Buone news dalle energie rinnovabili: Torino è una delle tre città italiane che produce energia con tutte le fonti di energia rinnovabili: teleriscaldamento, pannelli solari termici, pannelli solari fotovoltaici e biomasse. Il teleriscaldamento serve più del 25% della popolazione allacciata, il cui dato costituisce con Verona il top del paese. E anche in fatto di pannelli solari fotovoltaici Torino figura tra le migliori città italiane. Ma con un ritardo pesante sulle città tedesche.



Per quanto riguarda la raccolta differenziata, Milano, Verona e Torino sono le uniche città che riescono a contenere la produzione di rifiuto differenziato al di sotto dei 400 kg per abitante (a livello europeo il 70% è al di sotto di questo valore). Torino è la migliore città italiana per la raccolta differenziata con il 38% (seguito dalla solita Verona), mentre in Europa quattro amministrazioni superano il 50%.



Torino maglia nera per il consumo di acqua. Con i suoi 240 l per abitante è la città più sprecona d'Italia e una delle più sprecone d'Europa. In fatto di depurazione delle acque reflue invece Torino come Milano, Genova e Bologna, è servita in maniera totale da un impianto di depurazione.

La ricerca di Legambiente conferma che Torino è all'avanguardia in molti campi ed è proiettata verso una dimensione europea. Ciò non toglie che i miglioramenti necessari sono moltissimi, in particolar modo nel campo dell'inquinamento, i cui disastrosi risultati sono quelli che trascinano la città così indietro nella classifica dei capoluoghi italiani.



Perciò rimbocchiamoci le maniche assessori.



sabato 11 ottobre 2008

Ma si vergogni.

Hh Leggo ora l'intervista di Grazia Longo pubblicata oggi da lastampa.it a Maria Paola Cavallo, questa 57enne che vanta delle fantomatiche origini celtico-austriache e che proprio per questo si sente in diritto di insultare una marocchina 38enne in un supermercato di piazza Savoia.



E che non se ne vergogna.



Chiama in causa suo figlio che è "10 volte più fascista" di lei dicendo che sarà lui, se non la legge, a cacciare via tutti gli stranieri dall'Italia.



Il 17 ottobre sarà al processo dove è accusata peringiurie e minacce con l'aggravante dell'istigazione all'odio razziale e, a detta sua, "tanto già lo so che mi condannano".



E brava.



Ecco Maria Paola, facci un favore e tornatene in Austria a scontare la condanna.



venerdì 3 ottobre 2008

Palin vs Biden

Usa_vote_2
Sono molto contento di leggere nell'articolo di Maurizio Molinari su Lastampa.it che Biden ha confermato le aspettative che i Democrats avevano su di lui nel dibattito tra i due potenziali vicepresidenti. Esercitando la sua calma ha dimostrato di avere esperienza, di saper difendersi quando attaccato, ma allo stesso tempo di non dover essere costretto a farlo a sua volta: sono i Repubblicani che inseguono, non lui.



E sono anche contento che la piccola Palin abbia 'perso' il dibattito ma abbia fatto una figura decisamente migliore rispetto a quanto ci si aspettava da lei al primo dibattito su scala nazionale. Mi è piaciuto il fatto che abbia detto «Sono proprio una outsider a Washington - non
riesco a capire come questi politici riescano a cambiare idea così
velocemente». Questo a mio parere è un altro dei grandi punti a suo favore, quello di essere estranea ai giochi della politica di Washington (che Dio solo sa quanto possano essere intrecciati, annodati e complicati). Meno mi è piaciuto il ricorso a espressioni che volevano rappresentare la middle class americana, come se i Repubblicani fossero la manna per la classe media. Bah. E comunque rimane sempre il fatto che, per quanto McCain e Palin possano parlare di cambiamento, la politica dei repubblicani è sempre il continuamento della politica di Bush - che, ricordiamo, ha gradimento nazionale pari al 10%.

Entrambi i vice provenienti da una situazione famigliare difficile, o quantomeno challenging. Che poi uno degli aspetti della politica statunitense (e anglosassone e protestante in generale) che non mi piace proprio è sempre questo valutare i candidati anche per la loro vita privata. Ma queste sono differenze culturali in fondo.

Mi confortano i sondaggi che danno Obama avanti di 9 punti percentuali. Certo, poi bisognerà fare il computo dei voti stato per stato, ma sono fiducioso che tra un mese porteremo a casa il primo Presidente nero della storia statunitense.

E dopo di lui ci sarà da eleggere una donna - e poi un gay. Direi che se proseguiamo di questo passo entro il 2050 ce la faremo ad avere la piena libertà dell'individuo rappresentata da una figura che per visibilità nel mondo attuale non ha rivali.
.



giovedì 2 ottobre 2008

Lungo i corsi non si gira a sinistra!

Svolta_a_sinistra Oggi un post da torinese inferocito.



Ma è possibile che lungo i corsi le automobili svoltino a sinistra anche quando la svolta non è consentita??



Ma dico io che ci stanno a fare i corsi a tre corsie per lo scorrimento veloce se poi una corsia viene automaticamente immobilizzata dalle due o tre macchine che devono svoltare a sinistra?



Il punto è che per fare la svolta queste auto devono aspettare il rosso del semaforo del corso perché nell'altro senso di marcia le auto sfrecciano di continuo.



Ma allora? Ma alloraaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa?



Oggi ore 18.45 in Corso Potenza ai 35 km/h per venti minuti. Una fila incredibile di macchine sulla corsia centrale, la corsia sinistra vuota. E grazie, se mi becco davanti due auto che svoltano mi tocca saltare un verde del semaforo e aspettare il prossimo.



Ma voi ditemi se è possibile una cosa del genere. Ditemi se è CIVILE una cosa del genere.



E state nel controviale.



martedì 30 settembre 2008

Perfetto, non ci mancava altro che l'invecchiamento precoce da computer

Occh Da un articolo de Lastampa.it di oggi



Cattive notizie per chi passa ore ed ore davanti al pc. «Il computer, se usato tutti i giorni e per molte ore, invecchia il viso. Fa venire le borse sotto gli occhi, spegne il colorito della pelle e i segni dell’invecchiamento sono più visibili». Insomma, oltre alla fatica, la beffa. Parola di Giulio Basoccu, chirurgo estetico e docente all’Università La Sapienza di Roma.

Secondo lo specialista, a lasciare il segno sul viso di una donna non è solo un lavoro particolarmente stressante, «con un capo poco carino sempre sul collo, il pensiero delle responsabilità e delle scadenze. A dare una aspetto stanco, occhiaie e colorito giallastro - spiega Basoccu - contribuisce anche l’effetto-computer».

«Dall’osservazione di un campione di 300 donne tra i 30 e i 40 anni che si sono rivolte al nostro studio - dice infatti l’esperto - abbiamo notato che due su tre passavano ogni giorno dalle cinque alle otto ore fisse davanti a un pc. E tutte lamentavano gli stessi problemi. Profonde occhiaie, rughe più accentuate intorno e tra gli occhi, pelle disidratata, colorito giallastro. Il desiderio comune - prosegue Basoccu - era quello di dare nuova luce a un viso stanco e opacizzato».



«Trascorrere molte ore davanti a un computer -afferma Basoccu- rappresenta comunque uno stress fisico, anche se si sta seduti. Gli occhi si stancano, c’è bisogno di concentrazione e quindi si assumono involontariamente posizioni di alcune parti del viso che contribuiscono a segnare la pelle. Quando ci concentriamo aggrottiamo la fronte e, senza volerlo, forziamo le rughe tra gli occhi e quelle della fronte stessa. Il fatto di stare a lungo in un luogo chiuso, d’estate con aria condizionata e d’inverno con il riscaldamento, aumenta la disidratazione della pelle». Tutti fattori che contribuiscono ad appesantire il viso. «Le nostre pazienti, forzate del computer -continua il chirurgo- sono prevalentemente segretarie e impiegate, che alzano la testa dallo schermo solo per la pausa pranzo. Per loro usiamo un mix di sostanze che contribuiscono a ridonare luminosità e freschezza».

Si tratta di «infiltrazioni di acido ialuronico non cross-lincato, più liquido -descrive l’esperto- che servono a richiamare acqua nei tessuti e quindi a dare maggiore idratazione; micropunture a base di agenti ricostituenti ed antiossidanti, vitamina A, E, C e coenzimi che aumentano il tono e l’elasticità della pelle, e microiniezioni di botulino per appiattire le rughe della glabella (prominenza dell’osso frontale, al di sopra della sutura naso-frontale, tra le arcate sopracciliari), quelle che spuntano tra gli occhi. Ma anche per quelle sulla fronte». «Il tutto -conclude- accompagnato da massaggi linfodrenanti profondi sempre sul viso».


domenica 28 settembre 2008

Controlli sulle strade e (im)mobilità pubblica torinese

Inea1 E' sabato sera e ho deciso di non uscire. La febbre dei controlli a tappeto che stanno facendo sulla strada ha colpito anche me togliendomi quasi completamente la voglia di andare fuori, specialmente la sera e ancor di più di sera nei weekend. 



Io sono di solito molto contento riguardo ai progressi fatti dalla mobilità pubblica GTT nella città di Torino. Ho anche appena letto un articolo in cui si gioisce delle 6000 auto in meno sulle strade e dei 12000 passeggeri in più sui pullman. Me ne compiaccio. Sono anche stato uno strenuo sostenitore dei bus notturni, che dall'estate la città ha finalmente inaugurato, anche se solo in via sperimentale e non definitiva (vedi la pagina della GTT).



Però qualcosa ancora non va. C'è qualcosa che si può migliorare.
E parto dal mio caso personale. I problemi della mobilità torinese che mi riguardano sono 2: il trasporto notturno settimanale e il trasporto nella prima cintura di Torino - in particolare, riferendomi al mio caso, alla città di Settimo Torinese.



Io lavoro solitamente fino all'una di notte al Lingotto in settimana e nei weekend. In settimana, che alternative ho per tornare a casa senza usare l'automobile? Nessuna. Il 18 e le altre linee che passano dal Lingotto terminano le loro corse a mezzanotte. L'unica linea ancora in funzione è l'1, che però arriva solo fino a Porta Nuova. E l'ultimo treno per Settimo parte alle 00.27. E io da Porta Nuova a casa come ci arrivo?



E' un peccato, perché se avessi la possibilità di utilizzare i mezzi pubblici per tornare di notte, sarei più che felice di lasciare l'automobile a casa anche all'andata ed evitare di guidare nel traffico per quasi un'ora per attraversare la città. Che, anche passando per i non trafficati Corso Sella e Corso Lanza, proprio una passeggiata non è.



Secondo problema, quello attuale di stasera: usciamo la sera, nel weekend. Perfetto, i mezzi pubblici notturni ci sono - purtroppo però arrivano (giustamente, forse) fino ai limiti della città, in piazza Derna e in piazza Sofia. E il tratto di strada dopo come lo percorro? Ho pensato alla bici - ma non ci sono piste ciclabili continue che portino fino a Settimo. L'unica pista ciclabile continua è lungo la Dora e il Po, ma per molti tratti non è illuminata e percorrerla di notte non credo sia molto indicato. Altre possibilità? Un taxi. Ma francamente mi verrebbe a costare quasi quanto la serata stessa, e io rientro nella categoria dei precari sottopagati e una corsa in taxi non me la posso proprio permettere. Andare a piedi purtroppo non è un'opzione: se anche sopravvivessi ai manigoldi lungo la strada, la traversata mi prenderebbe più di un'ora. Non ho possibilità di tornare a casa senza l'automobile.



E prendere l'automobile, per quanto solo da piazza Derna o piazza Sofia fino a Settimo, non è più un'opzione valida. Guidare da ubriachi proprio non esiste; a volte però sei piuttosto lucido, e credi di riuscire a tornare a casa sano e salvo. Per fortuna/purtroppo però, le due vie di collegamento con Settimo sono spesso pattugliate dai carabinieri che effettuano giustamente i controlli di sicurezza. E, per quanto lucido tu possa sentirti, i drink che hai bevuto non si cancellano. E a questo punto che fai? Rischi una multona, rischi il sequestro della macchina o, ancor peggio, rischi un incidente per una notte di divertimento?



No, rimani a casa.



venerdì 26 settembre 2008

Tirare un sasso nello stagno dell’indifferenza: la giornata del saluto sabaudo

Iii Signore e signori torinesi, toglietevi quell'aria sabauda di dosso e preparatevi: il 2 ottobre saremo invasi da una serie di saluti totalmente inaspettati fatti in maniera assolutamente disinteressata da persone completamete sconosciute. Questa iniziativa di marketing politico è nata da Portas, fondatore del partito dei Moderati, che dopo una ricerca di marketing si è reso conto del bene che a Torino era il più prezioso ed ora è il più raro: il saluto.



Non che ci volesse una ricerca di marketing per capirlo. Però apprezziamo tanto lo sforzo.



L'iniziativa a mio parere è una delle migliori che mai sono state realizzate. Tanto semplice ed immediata e per questo foriera di gran successo. L'organizzazione ha contattato migliaia di volontari che il 2 ottobre rivolgeranno almeno 10 saluti a testa per strada, a qualsiasi persona, così, dal nulla. Se le cifre rimangono queste, si potrebbero avere 100mila saluti spontanei in un solo giorno. Che poco non è.



I sondaggi realizzati dalla società di marketing torinese elencano anche le ragioni che hanno più contribuito a uccidere la buona consuetudine del saluto: ed ecco che il pensionato racconta di quando si faceva quattro chiacchiere con il panettiere che ha chiuso dieci anni fa (difficile avere lo stesso rapporto con la cassiera del supermercato), mentre il trentenne ricorda le giornate in cortile oggi rimpiazzati da solitari pomeriggi davanti alla playstation. «Farà sorridere, ma anche il navigatore, nel suo piccolo - spiega ancora Portas - ammazza i rapporti. Non si tira più neanche giù il finestrino per chiedere un informazione. E la gente si parla sempre meno, diventa sempre più diffidente. E’ un circolo vizioso, mi creda». (La Stampa, 7 agosto 2008)



Ed è davvero un circolo vizioso. Siamo tutti convinti che la gente sia così difficile, scettica e diffidente, che finiamo anche noi per comportarci allo stesso modo. Come un'arma di difesa. Non pensiamo invece che anche le persone che ci circondano hanno la stessa sensazione, e reagiscono nel nostro stesso modo per le nostre stesse ragioni. E così diventiamo quelli che devono sembrare freddi, distaccati, nulla ci tocca e nulla ci distrugge... e ci perdiamo una miriade di possibilità di stare bene con gli altri.



E allora tiriamo un sasso nello stagno dell'indifferenza. Spezziamo questo circolo vizioso. Torniamo a pensare bene prima di pensare male. E mandiamo queste vibrazioni positive alle persone che incontriamo per strada. Un sorriso, un saluto, un tocco d'umanità: pensate a come si inizierebbe bene la giornata se invece di facce cadaveriche o ingrugnite sul pullman la mattina ci fossero questi piccoli segnali di condivisione e serenità. E allora iniziamo il 2 ottobre. In fondo cosa abbiamo da perdere?



giovedì 25 settembre 2008

Brunetta, Rotondi e Madama DiDoRé

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Oh quante belle figlie Madama Doré, oh quante belle figlie!



Parliamo della nuova proposta, a carattere esclusivamente personale, portata avanti dai Ministri Brunetta e Rotondi. Tale proposta non è infatti contemplata nel programma di Governo, e lo stesso Brunetta in più interviste ha ribadito che si tratta del frutto di una riflessione da Professore più che da Ministro. Professore di economia, nel suo caso.



Iniziamo dal nome. Di.Do.Re sta per Diritti e Doveri di Reciprocità dei conviventi. E' la quarta proposta di regolamentazione delle unioni di fatto in Italia, dopo i PACS, i DiCo e i CUS. Non ha fatto grande notizia nell'opinione pubblica, anche se ha fatto infiammare per qualche secondo la componente teocratica del nostro Parlamento e ha lasciato invece sorpresa (per qualche secondo, anche qui) tutta l'opposizione.



Che la proposta dei due Ministri sia arrivata dal nulla e abbia provocato una certa dose di shock, lo dimostra che persino le associazioni gay siano rimaste in silenzio. Al contrario di ogni proposta avanzata in passato che suscitava approvazione o rifiuto estremi, i DiDoRé hanno messo tutti a tacere. Per due motivi: il primo, che la popolazione italiana (per il 75% favorevole ad una regolamentazione delle coppie di fatto) non si aspettava una tale proposta da un governo di centrodestra. Il secondo, che la popolazione gay italiana non si aspettava che tale proposta proveniente da un governo di centrodestra arrivasse a contemplare anche le unioni di fatto omosessuali.



Insomma, abbiamo sempre guardato alla laica anticlericale egualitaria Sinistra Arcobaleno per un provvedimento del genere e ce lo vediamo arrivare da due ministri laici del Popolo delle Libertà. Quando si dice che in life, you never know.



Brunetta è un grande. Non c'è altro da dire. Figlio di un venditore ambulante, come lui stesso ama spesso ribadire durante le interviste, si vede che è cresciuto con i propri mezzi e i propri sforzi. Pur essendo Professore di economia e Ministro, mantiene quella concretezza propria della classe media che rimane con i piedi per terra e non se la sta tanto a contare, tanto per dirla in termini dialettali. C'era da rimettere a posto la pubblica amministrazione e lui si è messo sotto in questa direzione, senza tante parole ma con tanti fatti, senza ipocrisia ma con misure dirette e concrete, ottenendo risultati già da subito.



Alla luce di questo suo ultimissimo sviluppo di carriera nel Governo Berlusconi IV, non c'è da meravigliarsi che una proposta sulle unioni di fatto arrivi da lui, insomma. Da rigoroso professore di economia qual è, considera i PACS e i DiCo una forma fallimentare di regolamentazione in quanto costituivano un carico ulteriore sulle spese del welfare statale. La proposta dei DiDoRé infatti non prevede la reversibilità della pensione per i conviventi. Prevede però il diritto, in caso di malattia, di visitare il convivente e
accudirlo. Di designarlo come rappresentante per le decisioni in
materia di salute, donazione degli organi, trattamento del corpo e
celebrazioni funerarie. Di succedergli nel contratto di locazione. Con il dovere di provvedere,
ad esempio, agli alimenti per un periodo proporzionale alla durata
della convivenza.



Nelle parole del Ministro Brunetta ci sono, a mio parere, tante cose positive (e innovative, se pensiamo al bigottismo diffuso nella politica italiana), ma anche altre che non condivido. Tra le cose positive e innovative, Brunetta ha affermato di essere totalmente laico, di non volere che lo Stato si infili sotto le lenzuola degli italiani (quindi includendo le coppie omosessuali nella regolamentazione delle unioni di fatto), di ritenere fondamentale il rispetto reciproco delle opinioni diverse, di non cercare lo scontro né con la politica né con la Chiesa.



Tra le cose negative invece, il Ministro ritiene la famiglia come definita dalla Costituzione, che non può prescindere dal matrimonio tra un uomo e una donna. Ritiene la famiglia un bene pubblico, e come tale destinatario del Welfare. Certo, poi afferma anche che esistono unioni che non sono beni pubblici ma che sono comunque beni e meritano l'attenzione e la tutela dello Stato.



Però qui mi fermo e mi chiedo: io gay che voglio costruire qualcosa con il mio compagno, non ho il diritto di essere considerato bene pubblico? Io che lavoro, che vivo nella legalità, che rispetto la legge, che magari non produrrò figli ma che contribuirò con la mia vita a rendere migliore l'economia, piuttosto che la politica, o l'ambiente o qualsiasi altra cosa di cui deciderò di occuparmi, io non merito la stessa considerazione di un padre di famiglia, di un marito, di un uomo eterosessuale?



La solita domanda di sempre, insomma.



E poi mi imbestialisco quando penso ai casi di famiglie che, pur malsane, sono tutelate dalla legislazione in quanto beni pubblici. Il marito che picchia la moglie e i figli, che non permette alla moglie di lavorare, che sfrutta i figli, e che magari ha anche legami con attività mafiose, e che alla fine è considerato bene pubblico solo perché è eterosessuale, sposato e con potenziale prole al seguito.



Ma come posso io non avere i suoi stessi diritti?



Certo, se la proposta diventasse legge sarebbe comunque un passo da gigante in avanti qui, in Italia, terra del Vaticanesimo più intransigente. Tuttavia, da persona intelligente qual è, Brunetta ha già anticipato che non intende lottare per far passare la proposta con il rischio di scatenare una guerra civile. Sa benissimo che i teocratici in Parlamento sono tanti, i cattolici ancor di più, e sono sia a destra sia a sinistra, e si infiammano appena vengono proposti diritti in più per qualsiasi essere vivente che non sia contemplato nella Bibbia. Da uomo concreto e con i piedi per terra, ha affermato: "se la proposta porterà allo scontro, io rinuncio: il paese ha ben altri problemi, e il lavoro non ci manca". Come dargli torto?



martedì 23 settembre 2008

L'antidoto Gelmini part II

Gelmini01g
Dopo aver visto ieri sera il dibattito a Porta a Porta sono ufficialmente diventato un fan di Mariastella Gelmini (anche su Facebook). Per tutta la durata della trasmissione non si è scomposta di un millimetro per neanche un secondo, ha mantenuto un self-control da maestra zen e si è espressa sempre, costantemente in maniera garbata senza mai accusare chicchessia di nulla, nemmeno del pessimo stato in cui versa l'istruzione italiana.



Ora, lasciamo da parte il programma di riforma del suo Ministero e guardiamo solamente lei in quanto figura ufficiale atta a rappresentare in primis il governo e poi il paese tutto: da quanto tempo non si vedeva un Ministro simile? [con l'eccezione di Emma Bonino nella scorsa legislatura, c'è da dire] Da quanto non si vedeva un Ministro con un portamento sicuro, dai modi educati, per nulla rissoso, incisivo nella sua maniera di parlare intelligente eppure graceful allo stesso tempo? Non sembra per nulla il classico parlamentare italiano medio. E, di questo, c'è da esserne contenti.   



Poi mi chiedo come si fa a metterla in un governo con quel caciarone di Calderoli che al solo pensare che rappresenti l'Italia agli occhi del mondo mi vengono i conati di vomito dalla vergogna.



Ma torniamo a Mariastella. Peccato che non portasse gli occhiali (e avesse due borse enormi), con quel tocco sarebbe stata ancora migliore. In effetti sembrava molto stanca. O stanca o con due palle enormi così al sentirsi ripetere le stesse critiche da tre mesi a questa parte, critiche che poi sembravano fatte più solo per dover di opposizione che per qualche fondamento logico. Né la Garavaglia né Panini hanno minimamente scalfitto il programma della Gelmini. Invece ho apprezzato i momenti in cui la Senatrice del Partito Democratico affermava ad alta voce i punti di accordo con il programma del Ministro. Questo è il clima che ci vorrebbe anche da noi, così come è già nelle altre democrazie europee. 



E poi ci sono i fatti, i dati concreti - che non vengono mai menzionati da nessun politico perché qui in Italia la politica è tutta personale, ideologica e astratta. La Gelmini ieri mi ha stupito anche per questo, perché citava sovente i dati dell'indagine condotta dal Ministero, quegli stessi dati che appunto avevano portato alla formazione del progetto di riforma. Insomma, finalmente una donna (strike uno), giovane (strike due), che risponde alle domande che le vengono rivolte senza deviare la conversazione sulla luna (strike tre), e che fa riferimento a dati concreti e oggettivi ben precisi e non a idee campate in aria senza un minimo fondamento reale (colpito e affondato).



Il dibattito di ieri sera mi ha convinto ancor di più che la buona politica non è una cosa propria di destra o di sinistra, ma dipende dalla personalità che ne tiene le redini.



lunedì 22 settembre 2008

Trasporti quotidiani: il 13% degli italiani utilizza la bici


da Clandestinoweb.com
bicicletta280x200.jpg
22 set. -  Il 13% degli italiani utilizza la
bicicletta come mezzo di trasporto e almeno 3-4 volte a settim
ana. E il Nord Est e' la patria dei ciclisti. Secondo i dati registrati
dall'Osservatorio ''Audimob''
di Isfort, il pedale rappresenta un
mezzo di trasporto abituale, utilizzato cioe' almeno 3-4 volte a
settimana, per oltre il 13% degli italiani tra 14 e 80 anni.





A questa
fetta si aggiunge un altro 23,5% della popolazione che la adopera in
modo occasionale
, vale a dire non piu' di 1 o 2 volte a settimana.



Si tratta di percentuali interessanti e, va sottolineato, in
fortissima crescita. Infatti, la quota di chi fa un uso frequente
delle due ruote risulta praticamente raddoppiata dal 2002 al 2007
e
quasi quadruplicata restringendo l'arco temporale al periodo
2004-2007.



Il peso complessivo della bicicletta come modalita' di
trasporto resta tuttavia ancora modesto, attestato a meno del 4% di
tutti gli spostamenti che gli italiani effettuano ogni giorno
(nei
Paesi dell'Europa centro-settentrionale si registra sistematicamente
una quota a doppia cifra).



Anche questo valore e' tuttavia in forte
crescita nell'ultimo triennio, essendo passato dal 2% del 2004 al 3,8%
del 2007.
Quanto ai caratteri anagrafici, la quota dei ciclisti
''abituali'' risulta maggiore tra gli uomini rispetto alle donne
(15,5% contro l'11,7%), tra le persone con piu' di 46 anni nel
confronto con i piu' giovani, nonche' tra gli studenti e pensionati
rispetto alle altre categorie professionali (oltre il 14% del totale
in entrambi i casi).



Ma e' nei dati regionali che si registrano le
spaccature piu' profonde. Gran parte dei ciclisti ''abituali'' si
concentra nelle regioni nel Nord Italia ed in particolare in quelle
del Nord Est
: in Emilia Romagna raggiungono il 31,3% della
popolazione, in Trentino Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia Giulia
superano il 25%. Viceversa, in tutte le regioni del Sud non si supera
la soglia del 10%
con punte negative in Molise (3%),Basilicata (3,3%),
Sicilia (3,6%) e Campania (4,1%). Molto basso l'uso della bicicletta
anche nel Lazio (4,4%) e in Liguria (5,3%).



Ancora da sottolineare la
bassa quota di ciclisti assidui nelle grandi citta' (7%), rispetto ai
piccoli e medi centri.

Una quota significativa di spostamenti con le due ruote si lega
a ragioni di lavoro e studio (oltre il 27%), anche se i viaggi in
bicicletta sono motivati principalmente dal desiderio di raggiungere
destinazioni per trascorrere il tempo libero (39,5%) e per la gestione
delle faccende familiari (33%). Cio' testimonia come il ruolo di
''mezzo solo per il tempo libero'' da sempre cucito sulla bicicletta
non e' del tutto reale, si usa il pedale anche come veicolo ordinario
per la mobilita' quotidiana.



Aldila' delle motivazioni dirette connesse allo spostamento e'
importante capire le ''ragioni di fondo'' che portano a scegliere la
bicicletta piuttosto che un altro mezzo di trasporto. Per chi utilizza
le due ruote abitualmente questa ragione va ricercata soprattutto
nell'opportunita' di evitare il traffico e le code (29,3% delle
indicazioni) e nell'opzione salutista di chi afferma che andare in
bici ''fa bene alla salute'' (29,1% delle scelte).



E' peraltro da sottolineare che salute e tempo
libero incentivano l'uso del pedale in misura anche superiore nel caso
dei ciclisti occasionali, superando in entrambi i casi la quota del
37%
. Meno significative sembrano invece essere le motivazioni di tipo
economico (''E' una modalita' di trasporto economico'' con l'11,6% di
indicazioni tra i ciclisti abituali) o ecologico (''Combatto contro
l'inquinamento'' con il 10,9%).
Molti quindi gli italiani che utilizzano la bicicletta, anche
con una certa regolarita', ma tanti di piu' coloro che non l'hanno
fatto nel corso dei tre mesi precedenti l'intervista (il 63% del
totale, come si e' visto).



Come incoraggiare un maggior ricorso al
pedale come modo di trasporto alternativo ai mezzi motorizzati?
In
base alle opinioni del campione di intervistati ''Audimob'' si
dovrebbe puntare in primo luogo alla realizzazione di nuove
infrastrutture ''dedicate'', in particolare le piste ciclabili estese
e soprattutto sicure, difese dai pericoli derivanti dal traffico
stradale.
E poi si dovrebbero mettere in campo forme di incentivazione
all'acquisto del mezzo (il 28% degli intervistati dichiara di non
possedere una bici), di promozione dell'intermodalita' e di servizi di
bike-sharing. Iniziative certamente praticabili oltre che auspicabili,
in particolare nelle grandi citta', dove l'esigenza di una ricerca
costante di nuove forme di mobilita' collettiva economicamente ed
ambientalmente sostenibili, non puo' non considerare la bicicletta
come un moderno ed efficace mezzo di trasporto, destinato a soddisfare
i bisogni ordinari di mobilita' per tutti. (Adnkronos).


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