venerdì 28 novembre 2008

E neve fu.

Castello
Dimenticatevi del lavoro, dimenticatevi degli impegni.
Un bel divano grande.
Una coperta calda.
Una tazza di té bollente.
Un'ampia finestra davanti.
E una persona speciale a fianco.



La ricetta del giorno insomma.



(foto: raicaldo)



martedì 25 novembre 2008

Ségolène e la beffa dei 102 voti

Varmatin Ha venduto cara la pelle Ségolène Royal.



Nelle elezioni più contestate in assoluto del Parti Socialiste francese per eleggere il prossimo primo segretario, lei partiva da grande sfavorita: aveva tutti contro, tre altri candidati molto più simili tra loro che avevano cercato fino all'ultimo un accordo per unire le loro tre mozioni che insieme raggiungevano il 70% dei voti dei militanti socialisti francesi. Ségolène aveva solo il 29%, ma di quei quattro era la prima.



Ma senza accordo tra i tre, senza alcun accordo tra uno dei tre e Ségolène, la maggioranza non esisteva e si è proceduto al voto diretto dei tesserati socialisti. Con Delanoe ritirato, che aveva evitato dapprima di dare consegne di voto, per poi sbilanciarsi il giorno dopo verso Martine Aubry (mossa che secondo me gli costerà tanti punti a livello di immagine). Sistema di elezioni alla francese, con molteplici candidati al primo turno e i primi due al ballottaggio nel secondo. Primo turno di elezioni dunque, ed ecco la zampata di Ségolène: prima con il 42% dei voti, seguita da Martine Aubry con il 34%. Eliminato Hamon, terzo arrivato.



E come giochi senza frontiere (ma quanto mi manca guardarlo?), si procede al secondo turno - ora anche Hamon ha incitato i propri sostenitori a votare la Aubry, e Ségolène, con il suo 42%, pare ben lontana da una vittoria.



Anche se. Anche se.



Al ballottaggio, la lotta è serrata e i primi exit poll danno Ségolène in vantaggio, poi Martine, poi Ségolène di nuovo. Martine nel corso della nottata però inizia a festeggiare per la nomina a primo segretario, i Royalisti insorgono... insomma, un désastre. Socialisti contro socialisti in un partito che perde sempre più consenso popolare.



E' solo al mattino dopo che escono fuori i risultati ufficiali: Martine Aubry ha vinto. Con il 50,02% dei voti, una quarantina in più rispetto a Ségolène. Le voci di brogli si alzano, i gauchisti di Aubry e Hamon accusano i Royalisti di non saper perdere, la Royal chiede a gran voce un nuovo voto più controllato... ma non c'è nulla da fare. Lo statuto del PS dice chiaramente che la nomina a primo segretario non è automatica, e che finché il perdente del ballottaggio non riconosce la vittoria dell'avversario, la nomina non avviene.



Il tutto è rimandato al consiglio del partito socialista, riunitosi oggi. Dopo ore ed ore di discussioni, ricontrolli, obiezioni e giri di parole, la versione ufficiale è questa: Martine Aubry ha vinto, con appena 102 voti di distacco su Ségolène Royal. 67.451 voti per Aubry contro 67.349 per Royal.



Ségolène ha perso, ma ha perso molto bene. La sua immagine ne esce certamente rafforzata. Il suo rapporto diretto con la popolazione ha dato ancora una volta grandi risultati (ricordiamo il 60% dei voti nelle primarie del PS nel 2006). Martine Aubry ha poco di che godere di una "victoire sans gloire", come la definisce l'UMP. E nel frattempo, questa è stata l'ennesima mazzata ad un partito che cerca di fare opposizione ma che in realtà non fa che fare opposizione a sé stesso. Ils ont beau temps, Royal e Aubry, di invocare i socialisti all'unità. La realtà è che quest'elezione ha lacerato il partito in due e non so se, né quanto velocemente, la ferita si potrà rimarginare.



(foto: varmatin)



Panorami di città

Panoramilogo
La settimana scorsa sono andato alla mostra "Panorami di città" presso l'Archivio di Stato di via Barbaroux 32 (ang. via Stampatori). La mostra è piccolina, ma estremamente interessante per un appassionato di Torino e di urbanistica come me - sono infatti esposte litografie e dipinti delle vedute di Torino a partire dal 1750 in poi.



Mi sono soffermato a lungo sui panorami della città dai quattro punti cardinali prese nei secoli scorsi. Incredibile quanto fosse diversa la città, ancora circondata da mura, e quanto di dimensioni ristrette! Praticamente solo quello che oggi definiamo come centro, allora era tutta la città.



In particolare sono stato contento di vedere per la prima volta una raffigurazione delle quattro porte di ingresso alla città. E poi vedere lo sviluppo urbanistico della città lungo i secoli è stato davvero interessante. Piazza Vittorio, per esempio, prima che vi costruissero l'attuale piazza, era un'esplanade verde semicircolare di viali alberati che la congiungevano con i viali che lungo le rive del Po portavano al parco del Valentino (allora considerato fuori città). L'esplanade era stata progettata e creata dai francesi nei vent'anni in cui ressero il governo di Torino. Proprio perché mi ha molto colpito, ho scattato due foto dell'esplanade di allora (perdonate la poor quality del mio cellulare, ma non avevo la macchina fotografica con me - cliccate sulle foto per ingrandirle):




Esplanade1



Esplanade2




E poi c'era questo dipinto raffigurante la Torino di allora realizzato da Matthias Seutter nel 1734, che recava anche precise indicazioni sulla nomea della città al tempo. In particolare, riporto questo pezzo in cui parla della città e dei suoi abitanti, che mi è piaciuto tantissimo e che secondo me è vero ancora adesso:



[Turin] est mise au nombre des plus propres villes d'Europe, et à la gloire de ses habitants que possèdent toutes les belles qualités des alemans, des italiens et des françois.



sabato 22 novembre 2008

Cielo terso e Alpi meravigliose

Il mio primo post multimediale. Che emozione.



Tutto il Phön di ieri ha ripulito il cielo da tutto l'inquinamento e da ogni nuvola.



Il risultato?



(cliccate sulle foto per vederle a grandezza naturale)



Img_0381

Permetterci una vista stupenda delle Alpi che circondano la città.



Img_0382



























Queste sono due delle mille foto scattate dal balcone di casa mia a Settimo Torinese questa mattina. Le Alpi che si vedono sono quelle della parete Nord.



Qui tutta la panoramica in un video:







martedì 18 novembre 2008

Berlusconi il burlone

Cucu_2
Dopo la carineria dell'abbronzatura di Obama, gioca a nascondino con la Merkel.



Non sottostimare la tua giovinezza sempiterna, Silvio: non hai solo la gagliardia di un ventenne, hai anche un cervello che ai vent'anni ancora non ci è arrivato.



Come non amarlo?



(foto: Sannazzaro)



Un altro salasso

Stamattina prima di andare al lavoro ho sentito su qualche TG che il taccheggio nei supermercati è in aumento in Italia, e il prodotto più taccheggiato pare essere le lamette da barba.



Il che mi pare perfettamente logico: qualcuno ha mai visto quanto costano le lamette da barba Gillette?



Fateci caso.



lunedì 17 novembre 2008

Alziamo lo stipendio alla Carlucci!

Carluccifoto4
Gabriella, non Milly.
La parlamentare di Forza Italia, per intenderci.



Ha detto in un'intervista a Libero che lo stipendio dei parlamentari è troppo basso.
Che stanno meglio gli operai.



Come se l'avessero costretta a fare la parlamentare, insomma.



Certo che non c'è limite alla mancanza di vergogna.



(foto: solotrani)



venerdì 14 novembre 2008

La sfida interna del Parti Socialiste, tutti contro Ségolène Royal

Politiques
Iniziamo la giornata di oggi con un bel post agguerrito sulla politica francese. Come sapete, oggi si tiene a Reims il congresso del Parti Socialiste per eleggere il segretario che succederà a François Hollande. Allora, qui il PS inizia a sembrare l'ambientazione di una telenovela, quindi prestate bene attenzione alla trama e all'intreccio.



Hollande è l'ex compagno di Ségolène Royal, che è stata la candidata del PS alle elezioni presidenziali di due anni fa, perdendo 46% a 54% contro Sarkozy. Ora, la carriera di Ségolène è quasi paragonabile a quella di Sarah Palin - è infatti presidente della regione del Poitou-Charentes. La sua campagna del 2006 è partita dalle primarie del PS, in cui gli sfidanti socialisti hanno cercato di demolirla accusandola di non essere capace a seguire una conversazione e a far osservazioni pertinenti, figuriamoci a governare. Eppure Ségolène è stata acclamata dal popolo socialista, ottenendo il 60% del voto alle primarie con una campagna concentrata sul ricambio generazionale di cui il partito aveva bisogno, e quindi contro gli elefanti del partito, tra cui Strauss-Kahn e Fabius.



Pur avendo vinto le primarie tuttavia, la reputazione di Ségolène è stata distrutta in campo generale - dai sondaggi risultava infatti che per la maggior parte della popolazione la governatrice non risultasse adatta a dirigere un paese - alcune voci di corridoio dicevano addirittura che ai comizi le parole le venivano suggerite dai propri collaboratori, tra cui, guarda caso, Hollande, segretario del PS. Sta di fatto che, nonostante un'impressione ben competitiva e al di sopra delle aspettative al dibattito pre-elettorale contro Sarkozy, il candidato dell'UMP ha avuto vita facile e ha vinto le elezioni.



Ma Ségolène ha detto chiaro e tondo che non sarebbe finita lì.



E così è stato. E' tornata alla ribalta proponendo la sua mozione al PS affiancandosi a quelle del sindaco di Parigi Delanoe, del sindaco di Lille Martine Aubry e a quella di Benoit Hamon. Ed è arrivata prima. Ha ottenuto il 29% dei voti, contro il 26% di Delanoe, il 22% della Aubry e il 16% di Hamon. Stando così le cose, spetta a lei l'iniziativa per raggiungere una maggioranza dei consensi nella votazione che si tiene oggi.



Questa maggioranza dei consensi però è ben lontana dall'essere una possibilità. Pur avendo inviato lettere di rapprochement agli altri candidati, e pur non avendo ancora dichiarato l'intenzione o meno di candidarsi alla segreteria del partito (Ségolène ha sempre detto che il posto di segretario non era fatto per lei, che è fondamentalmente un'estranea ai meccanismi del partito, e che il suo obiettivo fosse piuttosto le presidenziali del 2012), Ségolène non ha trovato alleati disponibili nemmeno ad una negoziazione. Martine Aubry l'ha seccata completamente dicendo che le loro concezioni di sinistra sono troppo diverse, e ha preferito invece trattare prima con Hamon e ora (pare) con Delanoe. Hamon rappresenta la frangia di estrema sinistra del partito, e per i suoi sostenitori la strategia di avvincinamento al partito centrista francese MoDem contemplata da Ségolène non è apprezzabile. L'unico che finora ha lasciato una titubante porta aperta è stato Bertrand Delanoe, sindaco di Parigi e gay dichiarato, che sembra considerare possibile una mediazione tra la sua mozione e quella della Royal, a patto però che quest'ultima non ascenda alla guida del partito.



I detrattori di Ségolène (ma non solo), dicono che, se lei diventasse segretario, il partito si spaccherebbe. Il che forse non sarebbe neanche male, visto che la crisi del partito socialista è molto paragonabile a quella del nostro partito democratico (sebbene le crisi siano nate per due fattori opposti) e va avanti ormai da anni. Un sondaggio di oggi pubblicato da TNS Sofres ha anche mostrato che la fiducia dei francesi verso il PS è costantemente in calo. Alcuni poi affermano l'incompatibilità delle posizioni di segretario e candidato presidenziale, più per una consuetudine consolidata che per una reale ragione tecnica.



Sta di fatto che Ségolène è un personaggio dinamico che ha saputo e continua ad attrarre l'opinione pubblica, sia nel bene sia nel male. Io personalmente credo molto che questo odio e questa ammirazione nei suoi confronti riflettano e siano senza dubbio sintomatici della crisi di identità che attraversa il PS.



Rimaniamo ora in attesa di notizie da Reims per sapere quale sarà il futuro del PS e insieme della sinistra francese. 



giovedì 13 novembre 2008

Ségolène candidate éternelle

Guardate cosa ho trovato nel mio giro quotidiano di contatti, quest'oggi in Francia. A pochi giorni dal successo (risicato, ma pur sempre successo) della sua mozione all'interno del congresso del Parti Socialiste Français, ecco come Charliehebdo.fr, un giornale satirico d'oltralpe, dipinge la cara Ségolène:








Segolene_3





 




mercoledì 12 novembre 2008

"Sad Motorola" e svendita cervelli

Motorolainside
Continuando il tema del mio post di una settimana fa sul licenziamento dei dipendenti Motorola, dopo una settimana di silenzio stagno in cui le uniche parole che sentivamo noi al secondo piano erano quelle della sicurezza che, al cancello, imperterrita, domandava il tesserino per lasciarti entrare, sono finalmente arrivati i primi movimenti. I primi gesti, espressioni di malcontento, di delusione per una sorte che pare essere stata decisa nel giro di un fine settimana. O poco più.



Le bandiere dei sindacati appese all'ingresso. Uno striscione che recita "SVENDITA CERVELLI" appeso alla balconata del primo piano. E un logo fenomenale appeso alle finestre degli uffici: sad Moto. Sad Moto è l'espressione grafica di quello che era un grande progetto, apprezzato da tutto l'hinterland torinese, un piano che doveva portare Torino ad essere un polo di eccellenza nella tecnologia - un piano che ora è fallito.



Pare. Almeno per ora.



Rimangono solo le parole di consolazione di Mercedes Bresso (veritiere, ma sempre di mera consolazione... almeno per ora):



«Il Piemonte - ha spiegato - ha un’economia più aperta rispetto ad
altre realtà italiane. Questo significa anche essere maggiormente
esposti a crisi originate all’estero. La chiusura del centro di ricerca
della Motorola - ha esemplificato - non è un fallimento del nostro
sistema, ma la conseguenza del fatto di avere aziende straniere che
investono sul nostro territorio. Tali aziende hanno ovviamente il loro
core business altrove, e di fronte alle difficoltà chiudono quello che
avevano aperto da noi».



«Però essere aperti - ha concluso
Mercedes Bresso - vale nei due sensi, saremo anche i primi quando
arriverà il momento della ripresa. E tornando alla Motorola, non ci
diamo ancora per sconfitti: avere a Torino 400 ingegneri e tecnici di
elevata qualità in cerca di lavoro potrebbe attirare sul nostro
territorio altre imprese del settore».



Intanto l'unico a tenere campo qui in via Cardinal Massaia è sad Moto.
Almeno per ora.



(intervista: lastampa.it)
(foto: motorolainside)



lunedì 10 novembre 2008

L'Unione Sovietica è ancora tra noi

Soviet_union_flag_cccp
Nella mia ricerca contatti di oggi sono capitato su ocean-tv.su .



.SU? 



Ohibò.

Ho quindi interpellato la mia amica wikipedia e guardate che responso mi ha dato:

.su was assigned as the country code top-level domain for the Soviet Union
on September 19, 1990. It remains in use today, even though the Soviet
Union itself no longer exists, and is administered by the Russian
Institute for Development of Public Networks (RIPN or RosNIIRos).



Pare che avessero detto di terminare le registrazioni in .su nel 2007, ma che poi sia stato contrattato altrimenti (e i prezzi per un dominio .su sono anche scesi più in basso dei .ru).
Da stat.nic.ru risulta che sono 8715 i domini .su registrati, il 95% dei quali all'interno della Russia e ben l'1% negli Stati Uniti.



What a surprise.



martedì 4 novembre 2008

Licenziati.

Italytorino
Ieri, come ogni mattina, arrivo al lavoro passando, come sempre, dall'ingresso posteriore. Al posto del portone spalancato però, ad accogliermi trovo un uomo tutto vestito di nero della sicurezza che mi fissa e con tono perentorio mi intima: "tesserino". Io rimango stranito, tesserino di cosa? Io non ne ho mai avuto uno.



Poi mi viene in mente che la mia società condivide il palazzo con la Motorola (o, meglio, ne affitta alcuni uffici al secondo piano), e mi torna alla mente quello che avevo appena letto su La Stampa al bar, proprio cinque minuti prima: l'articolo spiegava che la Motorola temesse che gli impiegati licenziati o licenziandi portassero via tutto l'arraffabile: portatili, cellulari, altre diavolerie tecnologiche... come alla Lehmann Brothers qualche settimana fa. E per questo avevano persino fatto sparire tutti gli scatoloni dall'ufficio.



E ora anche la sicurezza all'ingresso.



Dichiarando di lavorare al secondo piano, la guardia mi fa entrare e lì vedo tutti lì, al pian terreno, davanti all'ingresso, gli impiegati della Motorola. Ci sarà una riunione in mattinata per decidere il futuro del centro torinese. Le voci di corridoio dicono che la comunicazione del fatto che ci sarebbero stati esuberi fosse arrivata venerdì da un responsabile, che pare avesse detto "ci sarà una riunione lunedì, e non ci saranno buone notizie". Patatrak. Una bomba così, dal nulla. Just like that.



Solo che venerdì la peggiore delle ipotesi contemplata pare fosse il licenziamento della metà degli impiegati del centro torinese, mentre lunedì mattina si parla anche della possibilità di un licenziamento totale e delle chiusura del centro. Un centro che non ha nemmeno rappresentanza sindacale, presumo perché i rapporti con la società americana sono sempre filati lisci.



Rimango abbastanza sconfortato dall'atmosfera che si respira. Il giorno prima era scoppiato il caso Michelin, poi la Dayco, ora anche la Motorola, con cui per giunta ho un contatto diretto quotidiano. Anche nel mio ufficio l'atmosfera di quella mattina non è delle migliori. Aspettiamo notizie su lastampa.it, ma più di tutti aspettiamo delle reazioni dai piani di sotto.



Non sentiamo nulla però - almeno finché non arriva un'e-mail ad un mio collega da parte di una sua amica impiegata alla Motorola: la riunione è finita. Il centro Motorola torinese chiude.



Sono stati tutti licenziati.



Just like that.



sabato 1 novembre 2008

Scuola, università, preferenze, scioperi e violenza

Berlusca
Purtroppo ultimamente non ho avuto tempo di informarmi a dovere su tutto quello che sta succedendo relativamente alla riforma della scuola, dell'università, agli scioperi e agli ultimi sviluppi violenti di tutto quanto.



Quanto è successo a Piazza Navona è un vero scandalo. Io parlo avendo ascoltato solo una campana, quella del servizio di Enrico Mentana a Matrix ieri sera, quindi potrei non aver colto le argomentazioni dell'altra parte. Ad ogni modo, che il governo al Senato abbia lodato le forze dell'ordine per aver svolto la loro funzione in maniera 'equilibrata' è una stronzata bella e buona. Senza criticare le forze dell'ordine il cui compito non era certamente facile, ma essere stati - secondo il servizio di Mentana - 3 minuti senza fare nulla mentre i manifestanti si prendevano a botte e bastonate non può certamente essere definita un'azione 'equilibrata'.



Poi, Maroni che interviene con il decreto per arrestare chi occupa. E due settimane fa Berlusconi che dice che manderanno la polizia, poi si smentisce, e ora probabilmente smentirà anche la smentita. Ma dove stiamo? Ma cosa stiamo facendo? Ma la democrazia dov'è finita? Il Governo puzza sempre di più di quell'autorità che molti giornali già avevano annusato uno o due mesi fa - ovvero grazie alla loro forza numerica nelle camere, stanno andando avanti per la loro strada senza curarsi di nulla.



E non mi vengano a dire che alle manifestazioni ci vanno solo i facinorosi. La serie di manifestazioni studentesche è durata UNA SETTIMANA, non stiamo parlando di due orette in centro a Roma, ma di manifestazioni, occupazioni e proteste durate una settimana IN TUTTO IL PAESE. Eppure Gelmini, Berlusconi & Co. paiono neanche accorgersi della portata del movimento, e continuano a scrollare le spalle preferendo dare (come al solito) la colpa alla sinistra che 'prende in giro' gli studenti. Pronto? Terra chiama Berlusconi, Terra chiama Berlusconi.



Un meraviglioso thumb up agli studenti per la stupenda organizzazione che hanno avuto. Vorrei solo aver avuto più tempo per valutare le misure previste dalla riforma sulle università per poter esprimere meglio la mia opinione. Non potendo, mi permetto solo di giudicare quello che vedo - e in questo caso quello che vedo è che gli studenti hanno avuto il coraggio di imporsi in maniera uniforme per ciò che riguarda il loro futuro, e non si sono afflosciati ad aspettare inermi come molte altre categorie sociali l'arrivo di tempi migliori, lasciando al governo via libera per fare i loro comodi. Peccato che gli sconti di piazza Navona abbiano guastato il tutto. Ma, forse, anche questo non è casuale, come qualcuno sostiene.



Intanto la categoria dei parlamentari continua a inorridirmi sempre di più. E vorrei avere qui davanti Berlusconi a dirmi che le preferenze bloccate servono ad avere politici seri al Parlamento Europeo. Berlusconi, ma vai a quel paese tu e la tua concezione di democrazia.



E ovviamente la frase ogni paese ha i politici che merita ha la sua bella dose di verità sempiterna.



(foto: despina92)



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