martedì 25 novembre 2008

Ségolène e la beffa dei 102 voti

Varmatin Ha venduto cara la pelle Ségolène Royal.



Nelle elezioni più contestate in assoluto del Parti Socialiste francese per eleggere il prossimo primo segretario, lei partiva da grande sfavorita: aveva tutti contro, tre altri candidati molto più simili tra loro che avevano cercato fino all'ultimo un accordo per unire le loro tre mozioni che insieme raggiungevano il 70% dei voti dei militanti socialisti francesi. Ségolène aveva solo il 29%, ma di quei quattro era la prima.



Ma senza accordo tra i tre, senza alcun accordo tra uno dei tre e Ségolène, la maggioranza non esisteva e si è proceduto al voto diretto dei tesserati socialisti. Con Delanoe ritirato, che aveva evitato dapprima di dare consegne di voto, per poi sbilanciarsi il giorno dopo verso Martine Aubry (mossa che secondo me gli costerà tanti punti a livello di immagine). Sistema di elezioni alla francese, con molteplici candidati al primo turno e i primi due al ballottaggio nel secondo. Primo turno di elezioni dunque, ed ecco la zampata di Ségolène: prima con il 42% dei voti, seguita da Martine Aubry con il 34%. Eliminato Hamon, terzo arrivato.



E come giochi senza frontiere (ma quanto mi manca guardarlo?), si procede al secondo turno - ora anche Hamon ha incitato i propri sostenitori a votare la Aubry, e Ségolène, con il suo 42%, pare ben lontana da una vittoria.



Anche se. Anche se.



Al ballottaggio, la lotta è serrata e i primi exit poll danno Ségolène in vantaggio, poi Martine, poi Ségolène di nuovo. Martine nel corso della nottata però inizia a festeggiare per la nomina a primo segretario, i Royalisti insorgono... insomma, un désastre. Socialisti contro socialisti in un partito che perde sempre più consenso popolare.



E' solo al mattino dopo che escono fuori i risultati ufficiali: Martine Aubry ha vinto. Con il 50,02% dei voti, una quarantina in più rispetto a Ségolène. Le voci di brogli si alzano, i gauchisti di Aubry e Hamon accusano i Royalisti di non saper perdere, la Royal chiede a gran voce un nuovo voto più controllato... ma non c'è nulla da fare. Lo statuto del PS dice chiaramente che la nomina a primo segretario non è automatica, e che finché il perdente del ballottaggio non riconosce la vittoria dell'avversario, la nomina non avviene.



Il tutto è rimandato al consiglio del partito socialista, riunitosi oggi. Dopo ore ed ore di discussioni, ricontrolli, obiezioni e giri di parole, la versione ufficiale è questa: Martine Aubry ha vinto, con appena 102 voti di distacco su Ségolène Royal. 67.451 voti per Aubry contro 67.349 per Royal.



Ségolène ha perso, ma ha perso molto bene. La sua immagine ne esce certamente rafforzata. Il suo rapporto diretto con la popolazione ha dato ancora una volta grandi risultati (ricordiamo il 60% dei voti nelle primarie del PS nel 2006). Martine Aubry ha poco di che godere di una "victoire sans gloire", come la definisce l'UMP. E nel frattempo, questa è stata l'ennesima mazzata ad un partito che cerca di fare opposizione ma che in realtà non fa che fare opposizione a sé stesso. Ils ont beau temps, Royal e Aubry, di invocare i socialisti all'unità. La realtà è che quest'elezione ha lacerato il partito in due e non so se, né quanto velocemente, la ferita si potrà rimarginare.



(foto: varmatin)



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