domenica 4 aprile 2010

Swg, flussi elettorali in Piemonte

C’è un messaggio - chiaro, dirompente - che il voto consegna alle forze politiche piemontesi: servono volti nuovi, possibilmente giovani. Aria fresca. Chi l’ha portata - o l’ha fatto credere - è stato premiato. Vince Cota, 42 anni. Vince il Movimento 5 Stelle, una truppa agguerrita di trentenni. Perdono, e tanto, i partiti guidati da classi dirigenti che si perpetuano identiche da anni.

Le coalizioni
La fotografia è dell’istituto Swg. Si partiva dal 50,2 per cento del centrodestra contro il 49,7 del centrosinistra (compresa l’Udc) delle Europee 2009. Il voto di domenica e lunedì segna il sorpasso - al ribasso - del centrosinistra: 47,4 a 46,9. I 9 mila voti che scavano il solco tra Cota e Bresso stanno tutti nelle preferenze assegnate ai candidati presidente. È lì che il centrodestra si è spinto fino al milione e 43 mila consensi contro il milione e 34 mila degli avversari. Il perché ha poco a che vedere con l’astensionismo. Il centrosinistra perde 245 mila elettori, che decidono di non votare e recupera 154 mila ex astenuti: il saldo negativo è di 91 mila. Il centrodestra cede al non voto 275 mila persone e ne recupera appena 170 mila, con un divario a sfavore di 105 mila. L’osmosi tra le coalizioni è in perfetto pareggio: 64 mila voti da destra a sinistra, altrettanti da sinistra a destra. La differenza la scavano le liste Rabellino e soprattutto il Movimento 5 Stelle: a loro il centrodestra cede 25 mila consensi, il centrosinistra 48 mila. E questi finiscono quasi tutti nella cassaforte dei «grillini».

I «guastafeste»
Per una settimana hanno respinto l’accusa dell’entourage di Bresso: sono stati loro a consegnare il Piemonte a Cota. Si sono sforzati di tracciare i contorni del loro elettorato: «Non ci fossimo stati noi non avrebbero votato». I flussi elaborati da Swg in parte li smentiscono: dei 69 mila voti raccolti dai «grillini» appena 14 mila provengono dall’area del non voto. E gli altri? Pdl, Pd e Lega ne cedono 8 mila a testa; i Radicali 5 mila; la sinistra 3 mila; Udc e altri 2 mila. Ne restano 21 mila, ed è forse qui l’origine della Caporetto: i «grillini» li hanno sottratti all’Italia dei Valori.

I vincitori
Vince la Lega. Però perde. Controsenso? Niente affatto: il Carroccio lascia per strada 60 mila voti in un anno, dovuti al boom dell’astensionismo. Ne consegna pure 14 mila al centrosinistra, però ne erode ben 39 mila al Pdl. «Merito dell’affermazione di Cota - ragiona Enzo Risso, direttore di Swg - Centrale è stata la sua capacità di intercettare le istanze di rinnovamento, anche generazionale, che sono la cifra dominante di queste elezioni». Non è un caso, forse, se il neo presidente è riuscito a conquistare i favori delle categorie più provate dalla crisi, più sensibili ai volti nuovi. «Il simbolo sono disoccupati e precari», analizza Risso. «La loro fiducia in Cota è passata da 26 per cento di gennaio al 73 di marzo».

I grandi sconfitti
Non è un caso, allora, se tra i democratici, all’indomani della batosta, si è aperto il nodo del ricambio generazionale. Il Pd frana: racimola 13 mila voti al centrodestra, mille all’Udc e nemmeno uno a sinistra; ne perde 4 mila verso l’Idv, mille verso la sinistra, 8 mila verso i «grillini», 47 mila verso la lista Bresso. Ma soprattutto 115 mila elettori dei democratici sono rimasti a casa, ed è la conferma che - prima di perdersi in tatticismi e risiko di alleanze - il partito dovrà pensare a recuperare i delusi. In casa Pdl, se possibile, se la passano ancora peggio. La coalizione vince, ma gli ex Forza Italia e An sono l’unico gruppo a non drenare consensi da nessun altro partito. Ne perdono e basta: 39 mila in uscita verso la Lega, 6 mila a La destra, 17 mila alle liste Cota, 7 mila all’Udc, 41 mila al centrosinistra, 8 mila ai «grillini» e ben 186 mila astenuti.

(via lastampa)

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