sabato 24 novembre 2012

Non l'ho detto


Ma alle primarie del centrosinistra di domani voterò Renzi.
Le motivazioni sono tante.

Parto dal fatto che i tre principali candidati mi piacciono molto di più come squadra che come singoli: Renzi è l'innovatore, mi piacciono le sue posizioni economiche e l'approccio ai problemi del paese (un approccio da 2012, non da 1992), è il sindaco più amato d'Italia e questo la dice lunga sulle sue capacità. Bersani è una bella persona, un bravissimo mediatore, mi piace la sua tendenza a includere tutti e la capacità di fare una sintesi delle posizioni, anche le più diverse. Vendola è il più avanti sui diritti civili e sui diritti sociali, è un grande ispiratore (e ci vuole anche questo).

Allo stesso tempo, di Renzi non mi va a genio il protagonismo, sono sospettoso del suo passato democristiano e ciellino, non mi va giù che non consideri matrimoni e adozioni gay. Di Bersani, le stesse cose che mi piacciono mi fanno traballare la palpebra: un leader non può basare la sua azione solo sulla sintesi senza avere una propria posizione: così non si va da nessuna parte, come ha fatto il PD in questi anni. Senza contare che Bersani si porterebbe dietro tutti quei matusa che si ritrova nel PD, aiuto. Vendola sull'economia ha posizioni ancora novecentesche, parla (ancora!) di "capitale" e "lavoro", non ha capito che siamo sulla stessa barca e se le imprese affondano affondiamo anche noi lavoratori. Poi va a braccetto con la CGIL che è totalmente fuori dal mondo con la sua difesa delle persone già ampiamente tutelate.

Insieme, i tre potrebbero fare molto bene. Ma ci vuole una persona che abbia chiara la direzione in cui vuole andare, e secondo me quella persona è Renzi. Un governo di centrosinistra a traino di Renzi con Bersani, Vendola e anche la Puppato (che a me piace molto) potrebbe fare un gran bene all'Italia.

Nei giorni scorsi due post hanno sviluppato esattamente i miei pensieri a riguardo di queste primarie: il primo è di Suzukimaruti ed è lunghissimo, ma vale davvero la pena prendersi 10 minuti per leggerlo e illuminarsi. Il secondo è il bellissimo endorsement del Post a Matteo Renzi.

Oggi sono andato a registrarmi presso il banchetto/ufficio elettorale in via Garibaldi angolo Corso Palestro e domani andrò a votare, con la speranza che saremo in tanti e con la consapevolezza che le primarie, qualunque sia il risultato, non si perdono mai. E fanno un gran bene all'Italia.

venerdì 16 novembre 2012

Lo scomodo accordo Torino - San Pietroburgo


San Pietroburgo è una città bellissima. L'ho visitata per una settimana nel 2005 quando vivevo a Mosca da 2 mesi per un corso intensivo di russo.

Arrivando dalla claustrofobica, grigia, trafficata, sovietica Mosca, San Pietroburgo mi era apparsa un paradiso sceso sulla madre Russia - ariosa, verde, blu, ordinata persino sulla Prospettiva Nevskij, le case basse stile veneziano che ti facevano respirare, questo fiume che era dappertutto, i bambini che giocavano per strada (cosa improponibile a Mosca), coppie di innamorati sul lungo Neva al tramonto.

In tutte le cose si percepiva l'influenza europea che rendeva la città un unicum in tutto il mondo. Una metropoli che si reggeva su una combinazione straordinaria di elementi di storia imperiale (è stata capitale dell'impero russo per tre secoli), del passato sovietico da patria di Lenin e appunto dell'influenza europea introdotta da Pietro il Grande.

Ma l'influenza europea non è arrivata (ancora) su un punto cruciale, quello dei diritti civili. San Pietroburgo ha firmato un anno fa una bieca e retrograda legge che prevede multe e sanzioni a tutti i gay e le lesbiche che professano per strada il loro orientamento sessuale in presenza di minori. Questo comprende non solo gli scambi d'affetto ma anche manifestazioni civili come il gay pride, che è stato di fatto equiparato alla pedofilia.

Nel trambusto internazionale che è seguito all'approvazione della legge, in Italia l'associazione "Certi Diritti" ha anche chiesto al comune di Milano di revocare il gemellaggio con San Pietroburgo.

Ma è passato un anno e quella legge è ancora lì. Eppure ieri Torino ha firmato un accordo bilaterale di collaborazione in ambito economico, culturale, turistico e universitario con la seconda città russa.

L'accordo di per sé non ha niente di sbagliato: Torino ha una lunga tradizione di rapporti internazionali e avere una partnership privilegiata con la metropoli che è la porta europea al mondo russo non può che portare benefici alla nostra città.

Però Torino è anche, tra le grandi città italiane, la più all'avanguardia nella battaglia per i diritti degli omossessuali e non posso credere che la questione di questa legge che di fatto ripenalizza l'omosessualità sia stata dimenticata da Fassino e dai suoi assessori.

lunedì 29 ottobre 2012

Turinhenge



Il Sole che sorge esattamente perpendicolare alla griglia est-ovest delle strade torinesi è sempre spettacolare.
Manhattanhenge ci fa un baffo.
(la foto è presa in via Cavour)

NonsoloSicilia


Sbaglio o in tutta questa campagna elettorale è passato in sordina il fatto che Crocetta sia stato il primo Sindaco dichiaratamente omosessuale d'Italia?
Se ciò è passato in sordina perché è dato per assodato e non importante, bene.
Se invece è stato fatto passare in sordina di proposito, molto male.

lunedì 22 ottobre 2012

Confessioni di un ciclista urbano


Sabato pomeriggio, mentre stavo correndo sul lungodora in direzione del parco della Colletta, ho visto due uomini della polizia stradale in moto dapprima affiancare un ciclista, poi parlargli mentre ancora erano in movimento, e infine fermarlo. Uno dei due agenti ha tirato fuori il blocchetto delle multe e io, incredulo per quanto stava accadendo, mi sono avvicinato per capire come stavano le cose.

Il ciclista era stato fermato perché dal lungodora Voghera aveva svoltato sul ponte per via Carcano passando con il rosso. Non ci potevo credere. Multare un ciclista è il modo più facile per guadagnarsi la giornata, ho pensato. Un po' come quando i bulli a scuola se la prendono con i più deboli per farsi dare il pranzo. Evidentemente devono portare a casa un tot di multe a turno e un ciclista è una preda golosa: lo cogli sul fatto, non può scappare, e un po' ci godiamo pure a massacrare sti stronzi de ciclisti. Ho guardato i due agenti della polizia con gli eyes of shame, avrei voluto anche mettermi a protestare ma non riuscivo a emettere un cazzo di suono uno da questa maledetta gola.

Una volta ripreso a correre, mi sono messo a pensare e ripensare alla vicenda. In fondo il ciclista aveva commesso un'infrazione ed era giusto che venisse punito. Togliendo tutto ciò che c'era di emotivo e lasciando il solo raziocinio all'opera, era una conclusione lampante. Sbagli e paghi. Però allora dovremmo multare anche tutti i pedoni che attraversano con il rosso, no?
Forse ci sono, come sempre, due diversi livelli di legge: uno legale e uno morale/sociale. Nessuno multerebbe un pedone che passa con il rosso (ho controllato, e Google dice che i casi si contano sulle dita di una mano), anche se nessuno potrebbe opporsi a una multa del genere perché legalmente valida senza se e senza ma.
E se questa legge morale vale per il pedone che è utente debole della strada, perché non può valere anche per i ciclisti, anch'essi utenti deboli?

Lasciando questa domanda per aria, ho cambiato punto di vista per osservare la questione da un altro lato.
Ho pensato che noi ciclisti abbiamo questo senso di superiorità, di missione, e, allo stesso tempo, di vittimismo che insieme sono un mix letale perché portano alla distorsione della realtà e spalancano la porta all'integralismo più estremo (ok il post linkato è davvero un po' estremo, ma la logica sottesa è la stessa), ed è mia opinione che i ciclisti lo stiano diventando sempre di più.
Osiamo manovre azzardate, ci barcameniamo con destrezza tra mille gli ostacoli urbani, tagliamo strade magari senza volerlo, abbiamo un'innata fiducia nelle nostre capacità, pensiamo che per noi qualsiasi eccezione si possa fare, e tutti quelli che si frappongono fra noi e il nostro traguardo sono degli incompetenti, degli inquinatori, schiavi dell'abitudine e per questo meno degni di noi di muoversi nella città, mentre noi abbiamo sempre ragione e dovremmo essere intoccabili. Un po' come avrebbe dovuto esserlo quel ciclista di lungodora Voghera.

Il ragionamento che facciamo è "non solo io mi faccio il culo ad andare in bici in una città che alle bici non concede nulla, facendo quello che sembra la prova del fil rouge di giochi senza frontiere ogni singolo giorno; mi sacrifico anche per la patria per renderti il mondo più verde e pulito; faccio un favore persino all'amministrazione comunale perché ti trancio via parte del traffico e delle PM10, e tu osi togliermi l'unica cosa che mi tiene ancora in sella, vale a dire la libertà?"

La libertà è la gioia di ogni ciclista, quella scintilla che ti fa innamorare delle due ruote e che nessuna sfilza di di ostacoli e sfighe urbane riesce a eguagliare. La libertà di non essere confinato sulla strada. La libertà di poterti fermare per fare una foto. La libertà di non essere bloccato nel traffico. La libertà di poter non sottostare a (tutte) le regole. Come i semafori rossi. Con i miei colleghi ciclisti, uno dei mantra che si è affermato nel tempo è "se ti fermi ai semafori rossi, allora la bici a che serve?"

Eppure il senso di ingiustizia c'è e si sente tanto. Perché al pensiero di quel povero sventurato del lungodora si affianca l'immagine del centinaio di macchine in doppia fila in Piazza Vittorio il sabato sera. E allora uno si chiede davvero se non valga la pena di abbandonarsi alla lotta senza quartiere più totale, come quel ciclista che confessa di aver sputato sul vetro della macchina parcheggiata sulla pista ciclabile.

Il punto è che per i ciclisti a Torino c'è davvero pochissimo spazio e ancor meno considerazione. E quindi spazio e considerazione vengono presi con la forza, o barattati con altri privilegi che pedoni e auto non possono avere.

Ma gli estremismi e gli integralismi, a cui è facile cedere viste le condizioni attuali, non portano comunque a nulla, se non al peggioramento della situazione.

Nella città ideale il cittadino può essere di volta in volta pedone, ciclista e automobilista, a seconda del tragitto, della destinazione e delle necessità. Torino però non è la città ideale. 
In Italia la dualità auto-pedone è ormai consolidata da decenni, mentre la bicicletta è un mezzo nuovo. Fino a cinque anni fa in effetti i ciclisti urbani erano davvero pochi. Il cambiamento quindi non deve essere solo a livello pratico e concreto ma anche psicologico: degli amministratori prima, e dei cittadini poi.

Ma è qui che l'amministrazione dovrebbe fare la sua parte, promuovendo l'uso della bicicletta e agevolando chi usa la bici come mezzo di trasporto quotidiano. Qualcosa si è già fatto, altri progetti sono on the way, ma il Comune sta facendo tutto senza convinzione. Lo sta facendo, mi sembra, solo perché ci sono le associazioni che rompono le palle. Come se si parlasse sempre dei ciclisti della domenica (i famosi) e non di quegli altri.

Il pezzo mancante della questione, a mio parere, è proprio questo: l'amministrazione comunale non ha capito che la bici può essere (ed è già) usata sistematicamente come mezzo di trasporto quotidiano, e che incentivare questo uso gioverebbe a tutta la città per le conseguenze su traffico, PM10, pulizia, stress, salute e altro; insomma non ha capito quegli assiomi che ogni ciclista urbano ha fatto propri. E finché ci si parla su due livelli diversi non si arriverà mai a capirsi. E la strada mi pare ancora lunga.

50 sfumature di grigio


Il concorso fotografico del National Geographic immortalato da Big Picture.
(clicca sull'immagine, l'effetto è garantito)

giovedì 11 ottobre 2012

I 10 comandamenti del bravo ciclista urbano


Un post che ogni ciclista urbano DEVE assolutamente leggere :)

(via http://bicisnob.wordpress.com/2012/10/11/i-10-comandamenti-del-bravo-ciclista-urbano/)


Il ciclista metropolitano ha l’obbligo di trasmettere agli altri utenti della strada un’immagine di superiorità, fascino, alterità, bellezza, eleganza.
Deve perciò rispettare ciecamente i 10 comandamenti del bravo ciclista urbano.

1) Abbigliamento. Tassativamente bandite gonne e pantaloni multitasche così come casacchine catarifrangenti e altri ammennicoli che fanno tanto dipendente ANAS. Gli abiti devono essere ricercati, informali e nello stesso tempo raffinati, la mise si deve notare senza dare cafonamente nell’occhio, deve essere adatta a un aperitivo tra amici così come a una cena elegante. Siate cool e controfighetti.

2) Relazioni sociali. La vostra capacità di rimorchiare deve apparire innata e straordinaria. Se vedete uno strafigo/strafiga che cammina per strada puntatelo/a e chiedetegli un’informazione qualsiasi. Dovete convincere chi guarda la scena senza sonoro che siete due vecchi amici che si ritrovano per caso. Allontanandovi salutate calorosamente e fate gesti che lascino intendere che vi rivedrete al più presto. Quando possibile, inoltre, datevi  appuntamento agli incroci più trafficati con un vostro amico/a, facendo sembrare l’incontro fortuito e trasformando l’ingorgo in un drive-in con vista sul bacio più appassionato del secolo.

3) Sudore. E’ rigorosamente bandito il sudore. La pelle deve essere sempre fresca e rilassata. Il viso asciutto e tonico esprime la leggerezza della pedalata. Chi soffre di sudorazione eccessiva deve mascherarla utilizzando una mtb e indossando capi tecnici pre-macchiati di fango in modo da convincere l’osservatore che si è reduci da un’escursione chilometrica nei boschi. Il sudore diventerà  così testimonianza di una straordinaria forma fisica.

4) Respirazione. Vietato respirare a bocca aperta, mostrare affanno o spossatezza. Anche se vi stanno esplodendo i polmoni dovete mantenere un certo aplomb. Chi fuma, nel bel mezzo di una salita al 12%, può accendersi una sigaretta, senza naturalmente perdere il ritmo fluido della pedalata.

5) Espressione. Sorridete con intelligenza, senza inciampare in sguardi beoti. Il volto deve comunicare serenità, spensieratezza, compiacimento. Dovete incutere invidia.

6) Sorpassi. Sorpassare un’automobile è la cosa più normale che può accadere durante uno spostamento: dimostratelo, compiendo l’operazione con naturalezza. E’ fatto obbligo di non indugiare con lo sguardo beffardo verso il finestrino delle auto, di tirare avanti dritti e fieri senza curarsi di chi è impantanato nel traffico. Inventate occasioni per fermarvi di tanto in tanto lungo il tragitto così da superare più volte gli stessi automobilisti.

7) Generosità. La vostra superiorità deve rendervi più generosi e disponibili verso il prossimo. Ad esempio, pur essendo privi del parabrezza, potete dispensare mance ai lavavetri al semaforo.

8) Gentilezza. Fermatevi con ostentazione davanti alle strisce pedonali e sorridete a chi attraversa. Poi manifestate complicità col pedone e scuotete il capo in maniera da redarguire con quel semplice gesto l’arroganza dell’automobilista che non rispetta le zebre.

9) Meteo. Mostrate di apprezzare, senza esagerare, i repentini cambiamenti meteoclimatici. Utilizzate uno scroscio di pioggia improvviso per lasciar intravedere intriganti trasparenze o per esibire muscoli bestiali sotto pantaloni resi attillati dall’acqua.

10) Rapporti coi motorizzati. Mai dare confidenza agli automobilisti, mai reagire a provocazioni, a colpi di clacson, a urla e a offese.
L’automobilista non esiste, è solo un componente di una macchina. Esistete solo voi, meravigliosi ciclisti urbani.

mercoledì 10 ottobre 2012

Che aria tira in Fiat?


Ho chiesto ieri a un mio amico che lavora nel settore Parts&Services.
La sua risposta, vale la pena citarla testualmente:

Aria? Hai presente nei film quando aprono le tombe dei faraoni e viene fuori una ventata di tristezza?
Quella.

giovedì 13 settembre 2012

16-22 settembre: settimana europea della mobilità sostenibile

Come ogni anno, la settimana europea della mobilità sostenibile vede Torino impegnata a promuovere uno stile di mobilità alternativo e più attento alle tematiche ambientali, ma anche sociali ed economiche.

Tra le iniziative degna di note, domenica 16 settembre si potrà viaggiare gratis tutto il giorno su tram e bus e la metro sarà utilizzabile per l'intera giornata convalidando un solo biglietto.

La giornata clou della settimana sarà comunque sabato 22 settembre "In città senza la mia auto", quando si svolgeranno innumerevoli attività sparse per il territorio cittadino. Il centro dell'evento sarà comunque San Salvario, dove verrà chiusa al traffico l'area centrale di Corso Marconi dalle 6 alle 24, mentre dalle 15 alle 24 sarà chiusa anche l'area compresa tra Corso Vittorio - Corso Marconi - Via Madama Cristina - Via Nizza.

Le attività e gli interventi di sabato sono davvero tantissimi, per cui vi rimando all'elenco ufficiale del Comune.

giovedì 30 agosto 2012

Stati Generali della Bicicletta

#salvaiciclisti lancia il contest per scegliere il logo degli Stati Generali della Bicicletta.
Io ho scelto questo:


Piazza Carlina, una grigia mattinata di fine agosto

Notate qualcosa di diverso?


Casa Gramsci rivede la luce dopo non so quanto tempo di copertura per lavori di restauro della facciata (e crolli).
Ho scoperto che c'è anche un sito, con un blog e una pagina facebook per seguire i lavori del cantiere fino al varo del nuovo NH hotel.

giovedì 2 agosto 2012

Hello daddy! ovvero quanto l'Italia è indietro sui diritti civili.


L'altro giorno ho ordinato su Amazon il libro di Claudio Rossi Marcelli, il giornalista di Internazionale, per portarmelo in vacanza e leggermelo in spiaggia. Ma non c'è stato nulla da fare: l'ho divorato in due sere.

Hello daddy! racconta la storia di Claudio e del suo compagno Manlio e di tutte le peripezie che una coppia gay in Italia deve fare per poter diventare genitore. Un vero e proprio racconto di viaggio quasi, visto che i due sono dovuti andare fino in Ohio per usufruire della gestazione per altri e fino a Ginevra per sposarsi e vedere riconosciuti i propri diritti in quanto coppia.

Il libro tocca tematiche serie e intime, ma lo stile di Rossi Marcelli stempera tutto con intelligente ironia. Nonostante in Italia la legislazione sia indietro anni luce rispetto agli Stati Uniti o ad altri paesi d'Europa, gli italiani dimostrano di essere molto più avanti dei loro politicanti e il racconto è molto hopeful. Claudio scrive infatti che la sua famiglia è stata accolta sempre più o meno bene ovunque andassero e che, se proprio c'erano discriminazioni, erano discriminazioni al contrario: veri e propri trattamenti privilegiati, dovuti non a una legislazione privilegiata ma al buon cuore della gente. Quello sì, privilegiato.

Da leggere assolutamente.

mercoledì 1 agosto 2012

L'aeroporto di Torino esiste ancora?

Analisi puntuale delle ragioni per cui Caselle retrocede inesorabile nella classifica degli scali italiani, superata persino da Bari e Verona (sigh).

La crisi economica ha sicuramente inciso su questi risultati ma il vero problema della perdita di traffico dell’aeroporto è riconducibile, come più volte abbiamo scritto su Lo Spiffero, all’incapacità di Sagat di produrre nell’ultimo decennio una politica di sviluppo dello scalo e dotare l’aeroporto dei collegamenti di cui la città e la Regione abbisognano per crescere e svilupparsi, il turismo di cui tanto si parla in primis [...] La Sagat però non è l’unica colpevole, parimenti sul banco degli imputati devono salire il Comune di Torino e la Regione Piemonte, se vogliamo ancora più responsabili in quanto non hanno mai elaborato e tanto meno richiesto alla società di gestione una strategia ed hanno fatto abortire la possibilità di avere a Caselle una base di Ryanair, che avrebbe sicuramente avuto un impatto positivo.

In questa situazione di dati di traffico negativi e di collegamenti scarsi non possiamo dimenticarci dell’insuccesso della gara per la vendita delle quote detenute nella Sagat dal Comune e dalla Provincia. Si procederà quindi con una trattativa privata con le eventuali controparti interessate o meglio con il fondo F2i di Vito Gamberale perché non sembrano esservi altri interessati. La speranza è che la trattativa si concluda in fretta e che il nuovo proprietario gestisca l’aeroporto non solo in funzione di un ritorno economico di breve periodo ma anche dello sviluppo del territorio di riferimento, circostanza che negli ultimi dieci anni è stata dimenticata sia dagli azionisti pubblici sia dal Gruppo Benetton, il partner privato al quale agli inizi degli anni 2000 era stata affidata la gestione della società e che ha portato al declino lo scalo. Insomma che qualcuno torni a occuparsi di T-Shirt e qualcun altro di sola politica, possibilmente ricordandosi che il futuro, la crescita di Torino e del Piemonte non possono non passare dalla crescita del suo aeroporto.

La città metropolitana: evoluzione necessaria o no?

Sono sempre stato favorevole alla città metropolitana perché Torino e la sua cintura sono ormai troppo legati per poter pensare ognuno al proprio orticello. Servono strategie e politiche comuni, bisogna fare sistema e l'area metropolitana torinese conta quasi 2 milioni di utenti che, se uniti, possono rappresentare una grande forza verso il futuro. La necessità di una politica uniforme serve inoltre a evitare errori di miopia (ambientale, politica, commerciale) come quello di far costruire due centri commerciali a 10 metri di distanza l'uno dall'altro solo perché questi fanno capo ognuno a un comune diverso.

Sono sempre stato favorevole alla città metropolitana perché ho sempre considerato che questa avrebbe compreso Torino e i comuni della prima, al massimo seconda cintura: l'area metropolitana, appunto.

Invece a quanto pare le cose si faranno diversamente, anche se al momento la confusione regna sovrana La città metropolitana prenderà il posto della decaduta Provincia, e quindi dal punto di vista geografico non cambierà nulla. Le competenze della città metropolitana rimarranno le stesse della Provincia (ad esclusione dell'edilizia scolastica), quindi anche dal punto di vista amministrativo non cambierà granché.

Le uniche modifiche saranno a livello politico e organico. Il sindaco della città metropolitana presiederà un consiglio di 16 persone elette dai Sindaci e dai consiglieri dei comuni del territorio (nel caso della Provincia di Torino, quindi, di 315 comuni). Non è dato sapere come sarà eletto il Sindaco metropolitano, le possibilità sono diverse e verranno decise dal primo gruppo di insediati: l'unica cosa che si sa infatti è che il primo Sindaco metropolitano sarà il Sindaco del comune capoluogo, quindi Fassino.

Ora, io avrei visto più con favore la combinazione di Città Metropolitana formata da Torino e dalla prima cintura, con competenze più ampie di quelle che erano provinciali, e la restante Provincia di Torino, che avrebbe continuato a fare quello che sta facendo ora.

Stando così le cose la Città Metropolitana non mi sembra una grande idea. Non vedo proprio l'utilità di un ente del genere, nemmeno dal punto di vista della riduzione dei costi della politica, visto che Sindaco metropolitano e consiglieri prenderanno il posto di Presidente della Provincia e dei suoi consiglieri. Ripeto, so che le cose sono ancora confuse e in alto mare, ma permettetemi di dissociarmi rebus sic stantibus.

giovedì 26 luglio 2012

La nuova Aula Magna dell'Università alla Cavallerizza Reale

L'altro giorno sono passato all'interno della Cavallerizza Reale per tornare a casa: non ci passavo più da mesi, da quando ho ripreso a muovermi in bici anche per andare al lavoro.

Ho trovato le classiche transenne blu dei lavori e confesso che, pur avendone parlato qui nel blog l'anno scorso, mi ero dimenticato del progetto della nuova Aula Magna dell'Università.

Così ho cercato informazioni sul progetto:

Il complesso del Maneggio Chiablese, ove si realizzerà la Nuova Aula Magna d'Ateneo, si trova all’interno dell’antico complesso della Cavallerizza Reale, originalmente votata alla cura dei cavalli delle regie scuderie.
Ad oggi, l’edificio si presenta particolarmente compromesso dal tempo e da usi poco adeguati che lo hanno profondamente segnato. In quest’ ottica, l’occasione della trasformazione della sala appare irrinunciabile per la conservazione e valorizzazione di un’area così densa di storia e significati legati alla limitrofa presenza di Palazzo Reale.

Dalla documentazione iconografica risulta che il Maneggio Chiablese è già fra gli edifici presenti all'interno della realizzazione seicentesca del “Complesso della Zona di Comando”, come mostra il progetto castellamontiano in cui l’architetto Juvarra, nel 1730, lo disegna alla stregua delle antiche strutture del Regio Archivio, posto all’interno della corte dell’Accademia Militare.
A fianco del maneggio troviamo anche il portico laterale, trasformato nel 1753 in fabbricato adibito a scuderia e interposto fra il Maneggio e la Regia Zecca.

Obiettivo del progetto è la costruzione di una sala che sia anche un “violino”.
Essa, risultando protetta dalla parete semitrasparente del guscio, sarà dotata di foyer ai due diversi livelli. Tali spazi, flessibili alle funzioni di accoglienza del pubblico, saranno indispensabili per raggiungere in sicurezza le vie di esodo, essendo collegati alle scale di sicurezza che si affacciano direttamente verso l’esterno.
Al piano terreno, all’interno del guscio e al di sotto dell’Aula, saranno ricavati diversi spazi di servizio alla sala: servizio di guardaroba, servizio di ristoro, locali di supporto.

Il risultato ottenuto sarà quello di una sala non dissimile da un teatro di alto livello tecnologico.
La luce naturale filtrerà dalle ampie finestre del prospetto, coadiuvata dalla realizzazione di finestroni collocati in sommità alla muratura preesistente; tali finestre collaboreranno a far galleggiare la nuova copertura a capriate lignee rispetto ai muri perimetrali preesistenti. Queste, seguendo la partizione della facciata, saranno in grado di creare effetti scenografici di suggestione.
Ecco come si presenta ad oggi l'interno della Cavallerizza:


Altre foto sono disponibili sul sito dell'Università.

lunedì 23 luglio 2012

Mal di Torino

A quindici giorni dall’inaugurazione dello spazio artistico di via Galliari 14, a San Salvario, i muri dell’Enò14 cambiano faccia. Questa sera la galleria EnOff ospita la presentazione di «Mal di Torino» di Fabrizio Vespa e l’esposizione delle sue tavole illustrate: una carrellata d’immagini originali realizzate dallo studio grafico Libellulart – Officina DiSegni degli illustratori Elisa Scesa, Eleonora Casetta e Daniele La Placa. Il libro, scritto dal giornalista-dj per Espress Edizioni, raccoglie le interviste a dieci torinesi Doc: Bruno Gambarotta, Max Casacci, Ilda Curti, Steve della Casa, Alberto Salza, Marco Ponti, Franco Amato, Massimo Crotti, Adriano Marconetto e Gianluca Gozzi.

Partendo dal ritrovamento di alcuni misteriosi scritti inediti di Cesare Lombroso nella bottega di un rigattiere al Balon, la domanda per tutti è stata la stessa: «Che cos’è il Mal di Torino?». Una malattia dell’anima. Un incantesimo.

Un sentimento indefinibile che impedisce quasi a chiunque di lasciare completamente la città e che fa venir voglia di ritornare tutte le volte che si è lontani. Ne viene fuori un ritratto affascinante di Torino e un’analisi approfondita delle suggestioni che legano lo spirito ai luoghi geografici in cui viviamo. Un grande viaggio attraverso le pieghe di una città-paradigma, in cui realtà e finzione camminano a braccetto lungo una sottilissima linea di confine.

Ad alimentare la nuova leggenda metropolitana sarà l’inguaribile autore che, dalle 19, leggerà alcuni passi di «Mal di Torino» sostenuto dall’esibizione acustica di Levante, cantante di Caltagirone torinese d’adozione. Delle sue canzoni si dice che se si potessero leccare si sentirebbe il gusto amaro che ha la vita in giornate dove la pioggia non smette mai di cadere: come rappresentare meglio il «Mal di Torino?». E fra parole, arte e musica, il pubblico potrà immergersi nell’esperienza enogastronomica griffata EnOff, degustando vini e street food selezionati dall’enoteca. La mostra sarà esposta per quindici giorni.

Enò14
via Galliari 14
Tel: 011/65.96.031

Per acquistare il libro: http://www.espressedizioni.it/catalogo/id/27 

(via lastampa.it )

martedì 17 luglio 2012

La città più europea d'Italia


Un giudizio che serpeggiava già da tempo tra i torinesi che hanno vissuto all'estero è stato finalmente esplicitato da gente che torinese non è: così abbiamo rispettato anche l'understatement sabaudo.

venerdì 13 luglio 2012

L'inutilità di una ZTL notturna per i residenti di San Salvario

San Salvario negli anni è diventata una zona tra le più belle di Torino, e sicuramente la più particolare per il mix di anime, culture, di nuovo e vecchio.
Da frequentatore dei locali di San Salvario sono stato toccato dalla rivolta silenziosa dei residenti scoppiata settimane fa. Quei messaggi appesi ai balconi in qualche modo hanno lasciato il segno e bere una birra all'aperto non è più lo stesso.

Certo la questione è davvero spinosa, come dimostra l'altra protesta, molto più agguerrita, di piazza Vittorio et ses environs. Leggo che le soluzioni pensate dall'amministrazione sono tre:
  • gli esercenti si riuniscono in un'associazione per dialogare più agevolmente con il comune
  • gli esercenti faranno in modo di invitare la clientela a "comportamenti rispettosi verso i residenti"
  • l'amministrazione intensificherà la pulizia
  • l'amministrazione valuterà l'intensificazione della presenza dei vigili urbani
  • l'amministrazione valuterà l'istituzione di una ZTL notturna
Ora, tutti questi provvedimenti (ZTL a parte) sono già stati attuati in piazza Vittorio e hanno dato scarsi, se non nulli, risultati. Nonostante le multe le macchine continuano a parcheggiare per le vie della piazza, nonostante gli inviti a rispettare il vicinato e abbassare il volume, i muri continuano a essere imbrattati di urina e i residenti a non dormire fino a notte tarda (se non a emigrare altrove per il weekend), nonostante la pulizia il sabato mattina piazza Vittorio è un cumulo di cocci, vetri e generico schifo per terra.

La ZTL notturna invece è un esperimento nuovo rispetto alla situazione di piazza Vittorio. Provata già nel Quadrilatero, mi sembra abbia dato buoni frutti per quanto riguarda la vivibilità e la "pedonalità" delle strade.
Sicuramente avrebbe gli stessi effetti anche in San Salvario: sarebbe bellissimo poter avere le strade tutte per sé, senza bisogno di guardarsi dalle macchine in transito.

Però non credo risolverebbe i problemi dei residenti sansalvaresi: anzi, li peggiorerebbe. Chi è stato a San Salvario anche solo una sera sa che i rumori delle automobili non sono nulla rispetto agli schiamazzi e al vociare delle persone. Ma c'è di più.
Le macchine in transito sono (e lo dico a malincuore) l'unica cosa che contenga un po' le persone dalla conquista delle strade. Immaginate la strada davanti a un qualsiasi locale, immaginate l'incrocio davanti al triangolo Bottega Baretti - Lanificio San Salvatore - Diwan cosa non diventerebbe senza auto: un crogiuolo di persone che parla, canta, beve, vivacchia e sta in compagnia: una cosa fantastica per chi a San Salvario è solo ospite, ma un inferno ancora più torrido per chi a San Salvario risiede e cerca di dormire.

giovedì 14 giugno 2012

Attacco vandalico contro il TObike

BASTARDI. Non ho parole.
Un servizio per cui paghiamo tutti e di cui si servono più di 15.000 torinesi vandalizzato in una notte.

2012/6/14 To Bike <info@tobike.it>


[TO]BIKE, questa notte, è stato bersaglio di un atto di vandalismo mirato e al tempo stesso  indiscriminato. Sono centinaia le bici del parco mezzi le cui ruote sono state volontariamente squarciate divenendo così inutilizzabili per tutti gli utenti del servizio.

Ci dispiace per il disagio che questo spiacevole episodio sta generando nella regolare fruizione del servizio e ci rammarica sinceramente che il nostro [TO]BIKE, il servizio di tutti, sia stato così gravemente danneggiato.
L'intero team [TO]BIKE è al lavoro da ore per ripristinare il corretto funzionamento di tutti i mezzi coinvolti sì da rimetterli in circolazione nel minor tempo possibile.
Lo Staff [TO]BIKE

sabato 26 maggio 2012

Il pubblico molla Caselle: 3 ragioni per esserne felici

Comune, Provincia e ora anche Regione vendono le loro quote di azioni in Sagat, la società che gestisce l'aeroporto di Torino.

Normalmente una simile notizia mi farebbe rizzare le orecchie e mi metterebbe sull'attenti, dato che la maggioranza delle azioni in mano pubblica dovrebbe garantire che tutti gli interventi vengano fatti in modo da favorire il territorio e la comunità che in quel territorio risiede.
Ma vista la maniera insulsa con cui è stato gestito l'aeroporto in questo decennio, direi che è una buona notizia.

L'aeroporto di Torino ha un potenziale enorme per gli investitori: un bacino di oltre 2 milioni di persone, vale a dire 2 milioni di potenziali clienti, gravita intorno al Sandro Pertini. Tutta la provincia di Torino, Cuneo, Asti, Alessandria, Aosta, senza contare il Monginevro e le zone di confine della Francia che a Torino già fanno riferimento per altri servizi.

Eppure sempre più torinesi utilizzano lo scalo di Malpensa come base di partenza per le loro destinazioni. E come mai? Non certo di loro spontanea volontà. L'offerta dell'aeroporto di Torino è scandalosamente ridicola, sia come destinazioni sia come orari.

In tutti questi anni, nonostante le manifestazioni di interesse di Ryanair (che è logicamente interessata a Torino per far concorrenza sul Nord Ovest a Easy Jet che ha la base a Malpensa), i vertici della Sagat non sono riusciti a concludere uno straccio di accordo. Un accordo che avrebbe fatto decollare davvero l'aeroporto, che invece latita oltre la decima posizione in Italia per numero di passeggeri, scavalcato da Catania e Bologna e fino a qualche mese fa anche da Pisa e Cagliari. Francamente, che l'aeroporto sia da due anni consecutivi il vincitore del "Best Airport Award" non ci interessa perché non ha senso che l'aeroporto sia il migliore d'Europa se poi nessuno lo usa per volare.

Che dire quindi? Peggio di così è difficile si possa fare. Ben vengano gli investitori privati.

sabato 5 maggio 2012

Every little helps (come da Tesco)



Appello del Bike Pride torinese per la ricerca di fondi: anche solo un euro e un passaparola possono fare la differenza:


Il Bike Pride come qualunque evento o organizzazione ha dei costi vivi. Il primo anno è stato sostenuto in parte dai promotori e delle associazioni, che ci hanno rimesso, il secondo anno ha trovato qualche sponsor. Quest'anno stiamo cercando su più fronti di arrivare almeno in parità. Le istituzioni non ci hanno mai dato un euro. Ecco, anche solo 1 euro, va benissimo.

Più alta sarà l'affluenza alla giornata di festa in bicicletta più incisivo sarà il messaggio che consegneremo alle amministrazioni comunali, provinciali e regionali.
Abbiamo formulato richieste precise per la sicurezza stradale anche grazie al grande network #salvaiciclisti. Ma abbiamo bisogno di un aiuto da parte di tutti.
Dobbiamo (associazioni e volontari) stampare le cartoline, i manifesti, gli espositori, pagare le ambulanze e l'aiuto nella logistica e nella grafica. Abbiamo considerato circa 800€ di spese.
Per questo motivo, se credete in questa battaglia di civilità dateci una mano. Anche piccola.
QUEST'ANNO DOBBIAMO ESSERE ALMENO 10.000 ..e meglio diffondiamo il messaggio più saremo a pedalare!


Su www.bikepride.it tutte le informazioni sull'evento.
A questo indirizzo la pagina per donare con Paypal o Carta di credito.

martedì 24 aprile 2012

In bici da Venezia a Torino


Anzi, in sella sulla VEN-TO sarebbe il titolo più appropriato per questo post.
Una proposta del Politecnico di Milano che ho trovato poco fa sul blog di Civati: un'operazione che potrebbe, a costi relativamente contenuti, diventare una best-practice per tutta l'Europa del Sud (e non solo).

Si tratta di un'unica pista ciclabile lungo il Po che colleghi Torino a Venezia, con una diramazione per Milano.

Una ciclovia di 679 km potrebbe essere realizzata con l'impegno dello Stato italiano, delle 4 regioni attraversate dal fiume, delle province, degli enti fluviali, di tutti i comuni, delle associazioni dei cittadini e delle imprese.

In parte la ciclabile già esiste, in parte deve essere realizzata e in parte deve essere messa in sicurezza. Le condizioni per realizzarla richiedono un investimento molto contenuto: qualche decina di milioni di euro per ottenere in pochi anni la più lunga ciclabile del sud Europa. Una ciclabile che collegherebbe città artistiche meravigliose: Venezia, Ferrara, Mantova, Sabbioneta, Cremona, Pavia, Valenza, Casale Monferrato, Torino.

Un'infrastruttura a bassa velocità ma che produrrebbe un giro di affari annuo stimabile in due volte l'investimento iniziale. Un'infrastruttura che diverrebbe il volano per un turismo pulito, bello, ecologico e motore per tante economie diffuse...vere green economy.


Se ne discute al Politecnico di Milano l'11 maggio alle 10.

venerdì 20 aprile 2012

Arisa e Chiara Francini regine del festival

Normalmente la prima serata del festival si compone di una prima parte introduttiva, lunga e noiosa, e un film molto carino con cui concludere la serata.
Ieri sera l'ordine degli addendi è cambiato, non nella disposizione ma nella qualità: la prima parte della serata è stata davvero notevole e divertente.

Chiara Francini ha infranto la barriera del "ma chi è?" generale e ha fatto una figura pazzesca. Ironica, piena di spirito, forse lievemente a disagio nel ruolo di conduttrice ma con un savoir-faire da attrice di talento che le ha permesso di fare un'uscita di scena trionfante agli occhi del popolo gaio.

La presenza di Fassino è stata inaspettata ma gradita. Inaspettata perché Chiamparino in 10 anni non ha mai fatto capolino al festival (o almeno io non l'ho mai visto e di prime serate al festival ne faccio da anni... mi si perdoni se invece non dovesse essere così). Gradita perché il Sindaco ha espresso delle opinioni largamente condivisibili dalla platea. Non tanto sui diritti civili, di cui ha parlato ma forse recitando un copione da vecchio PCI pieno di parole che volevano dire tutto e niente, quanto sulla cultura. Il discorso sulla cultura è suonato sincero e convinto, e l'intenzione dell'amministrazione comunale di non tagliare fondi alla cultura non "nonostante la crisi" ma "proprio per via della crisi" ha suscitato applausi fragorosi.
Presenti per l'amministrazione comunale anche gli assessori Braccialarghe (cultura) e Spinosa (Pari Opportunità). Non pervenute Regione (ma si sapeva) e Provincia.

La sorpresa più grande però è arrivata alla fine: Arisa. Insomma, si sapeva che Arisa non è più quella sfigata Ugly Betty di una volta, ma che fosse davvero un "personaggio" è stata una scoperta. Al di là del talento vocale incredibile, Arisa si è rivelata una cabarettista nata con humour molto British e quasi cinico nel suo modo di dire poche cose ma incredibilmente vere e divertenti. Accompagnata dal solo pianoforte (grandissimo anche il pianista), Arisa ha messo su uno spettacolo di  6 o 7 canzoni che per un'ora ha accompagnato il pubblico passando dll'ironico al serio e al faceto. Grandissima esibizione.

Peccato che la serata sia finita con il film olandese "Alle Tijd" di Gosschalk: una pellicola che inizia come commedia per passare in modo repentino alla tragedia. Un film serio, troppo serio senza persino essere impegnato. Poi il finale molto triste pieno di lacrimoni che è stato a pare mio un brutto modo di concludere una serata molto divertente. Amen.

martedì 17 aprile 2012

Cognomi che cambiano

Alessandro Mondo per lastampa.it


Il subalpino Ferrero perde il primato assoluto, scalzato da Albanese, Coppola, Macrì 
E avanza la carica dei Mister Hu 

Il cinesissimo Hu guadagna posti e si attesta nella parte alta della classifica, ma non è ancora lui lo spauracchio dei cognomi piemontesi: a battere il subalpino Ferrero, che perde il primato assoluto, sono piuttosto gli Albanese, i Coppola, i Napoli, i Napolitano e i Macrì: gli avamposti dei cognomi meridionali che dalla seconda metà del Novecento, data delle massicce immigrazioni interne, sgomitano per guadagnarsi la «hit parade» dell’Anagrafe cittadina.

E’ uno dei risultati della ricerca condotta da Enzo Caffarelli, docente all’Università capitolina di Tor Vergata, per la rivista dell’Anci: oggi sarà presentata al Comune di Padova. Nulla a che vedere con la vicina Milano, dove il «signor Hu» ha stracciato il «sciur Brambilla» e tre cinesi occupano i primi dieci posti in classifica. Sotto la Mole i cognomi stranieri ci sono, dai cinesi agli arabi, ma restano a distanza. In compenso, quelli più tipicamente piemontesi - vedi Bonino e Capello - ripiegano davanti alla carica del Sud: la Storia si ripete, anche all’Anagrafe.

giovedì 12 aprile 2012

Mai nascondersi


La nuova, bellissima, pubblicità Ray Ban che tappezzerà la città per i prossimi giorni.
Prorompente nella sua normalità.

Ed è di nuovo Torino GLBT Festival

Arrivato alla sua 27esima edizione, anche quest'anno il Torino GLBT Festival "Da Sodoma a Hollywood" imperverserà per la città raccontandoci con punti di vista particolari la normalità delle vite omo- ed eterosessuali.

Madrina dell'evento Chiara Francini, attrice rivelazione dell’anno alla 68a edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con il Premio Biraghi (che però io non conosco).

L'inaugurazione del Festival avverrà il 19 aprile al Lingotto con Arisa nelle vesti di ospite d'onore:
«Ho accettato l’invito perché ho capito che è un Festival coraggioso e tutte le cose fatte con coraggio meritano rispetto e adesione».

A parte la serata iniziale, il resto della manifestazione si svolgerà presso l'immancabile Cinema Massimo, dietro la Mole. La serata conclusiva dell'evento con la cerimonia di premiazione si svolgerà il 25 aprile alle 20.45.

sabato 10 marzo 2012

Brutte notizie per la cinta daziaria di corso Lanza

Avete presente quel bel muretto che separa i due sensi di marcia di corso Lanza? A quanto pare potrebbe essere abbattuto a breve. Le casse del comune sono vuote, non ci sono i fondi per dar corso alle riparazioni previste e la soluzione che sembra sempre più probabile è la sostituzione del muretto (ormai a rischio crollo) con un guard rail di metallo, come è già successo all'angolo con viale Thovez.

La cinta daziaria fu costruita nel 1884 e si sviluppava tra i corsi Gabetti, Lanza e Moncalieri. Ne restano il tracciato, il muro di corso Lanza e il casotto daziario.

martedì 7 febbraio 2012

Aperitivo con sfilata da Moreno Per Spazio in via Modane 20


Venerdì sera tornerò (dopo anni di assenza) nella stilosa location di via Modane 20 al Moreno Per Spazio per un aperitivo con sfilata organizzato da una mia cara amica.
Sfileranno gli abiti dei marchi Clophi e HanselGretel per la donna e Qshop per l'uomo.
L'ingresso è libero e sono previste circa un centinaio di persone. L'appuntamento è quindi in via Modane 20 intorno alle 20.30.

mercoledì 1 febbraio 2012

Dove piazzare il wi-fi gratuito?

Il Comune di Torino ha aperto le consultazioni per decidere in quali punti della città installare il wifi gratuito. C'è la possibilità di proporre nuovi luoghi spiegandone le motivazioni e di votare le proposte già inserite in una mappa della città. Dove? A questa pagina. La consultazione terminerà il 31 marzo. Quanto mi piace la democrazia partecipata.

sabato 7 gennaio 2012

Via dell'Università

Squillino le trombe, Torino ha una nuova via dal nome pomposo e seicentesco: via dell'Università.



In realtà "via dell'Università" è il nome del nuovo percorso ciclabile a doppio senso di marcia che si trova su via Borelli, sconosciuta via a senso unico che non è altro che il prolungamento di via Montebello tra Corso Regina Margherita e Lungo Dora Siena.


Tra le caratteristiche di questo nuovo percorso ciclabile non spicca certamente la lunghezza: via dell'Università si interrompe infatti dopo 20 metri dal maestoso segnale di inizio.


In realtà quello di via Borelli è il primo minuscolo pezzettino di un percorso ciclabile più lungo che attraverserà il centro di Torino da nord a sud toccando tutte le residenze e le sedi universitarie, come approvato dalla delibera del consiglio comunale di Torino il 20 settembre 2010.
Al tratto di via Borelli in particolare seguirà probabilmente (non ho trovato notizie in merito in rete) il prolungamento su Lungo Dora Siena per raggiungere il nuovo gigantesco campus universitario di Norman Foster.

venerdì 6 gennaio 2012

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