Visualizzazione post con etichetta Comunicazione. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Comunicazione. Mostra tutti i post

giovedì 7 febbraio 2013

Crisis management: l'errore da non fare


Ieri sulla Stampa, sezione Quartieri, è uscita questa breve di Andrea Ciattaglia sulla chiusura forzata del bar Break Point di via Giulia di Barolo, davanti alla Chiesa di Santa Giulia:


Ieri sera per caso sono passato lì davanti mentre andavo al Margò. Mi è venuta in mente la news che avevo letto la mattina, ero a piedi e quindi ho fatto caso ai cartelli appiccicati sulle serrande del bar. Peccato che attaccati a tre delle quattro saracinesche del locale ci fosse questo avviso:
 

Mentre sull'ultima dietro l'angolo invece ho trovato questo, più criptico ma in linea con la notizia della Stampa:


Lungi da me esprimere un giudizio sulla vicenda giudiziaria, di cui peraltro non so nulla. La mia è una constatazione di puro crisis management: cercare di camuffare un provvedimento della polizia in una chiusura per manutenzione straordinaria è proprio una caduta di stile (anche per un bar che di stile non ne ha mai visto molto, almeno dopo gli anni 80 direi).

Sarebbe stato più dignitoso non scrivere nulla, o scrivere un cartello molto più generico ("siamo chiusi fino al 12/2"), o lasciare il solo cartello della polizia che è assolutamente incomprensibile e quindi neutro. In questi casi cercare di mascherare l'errore o il motivo di vergogna è decisamente controproducente, mentre la totale trasparenza è la soluzione per uscirne a testa alta conservando più o meno intatta la propria reputation. Anche perché, diciamocela tutta, al giorno d'oggi basta l'ultimo dei blogger che legge La Stampa la mattina e ti passa lì davanti la sera per screditarti davanti a tutta la città.

giovedì 12 aprile 2012

Mai nascondersi


La nuova, bellissima, pubblicità Ray Ban che tappezzerà la città per i prossimi giorni.
Prorompente nella sua normalità.

mercoledì 5 ottobre 2011

Quousque tandem?


No, ma se anche Wikipedia sciopera siamo davvero alla frutta ragazzi. Quanto ancora?

mercoledì 2 febbraio 2011

Torino è in rosso



Ahahah. Do atto a Maurizio Marrone di aver scelto un simpatico copy per il manifesto che campeggia per i corsi della città. Non ho trovato nessuna immagine, quindi proverò a descriverlo: fondo marrone, con la scritta "Torino è in rosso" e il claim in azzurro subito sotto: "cambia colore". In alto, in azzurro, il nome "Maurizio Marrone". Al centro, in basso il simbolo di Forza Italia. Pardon, del PDL.

Un simpatico gioco di colori che richiama la Torino rossa di sinistra e il debito della giunta Chiamparino, che contrasta con l'azzurro Forza Italia (ehm PDL); infine il cognome del politico a fare da corollario a tutto, con l'invito a cambiare colore e a scegliere il Marrone (o quanto meno l'azzurro).

Non so però quanti, non avvezzi alla politica locale, potrebbero capire il gioco di parole e colori. Già sapere che Torino è indebitata credo non sia da tutti; da lì poi a sapere che Marrone è il cognome del vice coordinatore cittadino del PDL...

Update: immagine trovata su La Stampa di giovedì 3 febbraio

martedì 18 gennaio 2011

(Ancora) qualche parola su Mirafiori

Sono stati già spesi fiumi di inchiostro, però se c'è ancora spazio vorrei dire la mia.
Sono stato in silenzio durante tutti questi giorni, perché avevo la sensazione che ci fosse qualcosa che non quadrava. Qualcosa che era sbagliato a prescindere dall'accordo, dalle posizioni, e da tutte le opinioni che sono state sviscerate in merito.
Finché, l'altro giorno, in seguito all'esito del referendum, ho sentito TUTTI esprimersi come dopo una partita di calcio: Marchionne ha vinto, Marchionne ha perso. Ma la vicenda Fiat non era una partita di calcio, in cui Marchionne impersonava il capitano della squadra A e Landini il centravanti della squadra B.

Questo clima da stadio ha favorito l'interpretazione secondo cui il colpevole delle angherie che subiranno gli operai è Marchionne. Ma non è così. Qui il colpevole, se si può parlare di colpa (anche se io preferisco parlare di responsabilità), è quel processo chiamato globalizzazione, che se da un lato consente di avere una concorrenza agguerita che tende alla diminuzione dei prezzi al consumatore, dall'altro (il lato oscuro della forza) mira al ribasso anche per quanto riguarda gli stipendi dei lavoratori.

Credo che il problema del nuovo contratto sia stato dal punto di vista della comunicazione, e che sia stato mal posto fin dall'inizio. La "guerra" è stata soprattutto comunicativa. Non è che se avesse vinto il NO, gli operai avrebbero trionfato contro il padrone capitalista: ci avrebbero rimesso tutti, quegli operai in primis. Marchionne, fin dal principio, avrebbe dovuto sedersi al tavolo dicendo "signori, qui ci mangiano vivi e se non facciamo qualcosa ci rimettiamo tutti quanti". Tutti quanti. Perché siamo tutti sulla stessa barca. Marchionne avrebbe dovuto continuare dicendo "rimettiamoci tutti quanti qualcosa di nostro, ma salvaguardiamo l'occupazione, i profitti, il futuro e il territorio". Si trattava di guardare al futuro con collaborazione, perché il futuro fosse buono per entrambi. E invece, ahilui, ha preferito assumere toni minacciosi e usare ultimatum, esasperando così la divisione già in atto.

lunedì 27 settembre 2010

Manifestatio praecox

A quanto pare, nonostante commenti titubanti, la nuova campagna di manifesti del PD "la pazienza è finita" (o "rimbocchiamoci le maniche") con Bersani in bianco e nero piace alla maggioranza degli elettori di centro e di sinistra.

domenica 21 febbraio 2010

Bresso vs Cota in mezz'ora: commenti e analisi


Dopo aver assistito alla doppia intervista di Lucia Annunziata a Mercedes Bresso e Roberto Cota (che troverete qui nei prossimi giorni), forse l'unico faccia a faccia che avremo occasione di vedere in questa campagna elettorale, vado con una serie di commenti sparsi.

Mercedes Bresso. Pettinata ad arte per l'occasione, complimenti alla stylist. Sempre in controllo, appare abbastanza tranquilla (a parte qualche grattino di troppo sotto il mento), parla con pacatezza e sorride con un misto di divertimento e spavalderia quando Cota cerca di metterla in difficoltà. Lucida, sul punto, non tergiversa (se non sulla domanda relativa al peso degli Agnelli a Torino), risponde a tono.

Roberto Cota. Mai in partita. Troppo garbato, per nulla incisivo, gobbo sulla sedia, ad un certo punto verso la fine si prende anche la testa tra le mani in un gesto di confusione/sconfitta. Prova a mettere in difficoltà la Bresso un paio di volte ma non è sul pezzo, non c'è elettricità in quel che dice, sembra non esserne convinto neanche lui. Disastroso sulla domanda relativa al nucleare in cui la sua unica preoccupazione sembra essere quella di non contraddirsi. Tempismo sbagliato, forse troppa pressione, un patatrak.

Cota fa però le due domande che possono davvero mettere in crisi la Bresso, la prima sul come mettere d'accordo le contraddizioni interne alla sua coalizione, la seconda sulla presenza di un esponente No-tav (Chieppa) nel suo listino, ma la Bresso usa un'intelligente strategia del non nascondere i punti critici della sua coalizione con bassa retorica, ma al contrario ne parla con trasparenza e fornisce prove sul fatto che ciò non provocherà disturbi (la sua maggioranza non è mai andata in crisi in questi 5 anni pur facendone parte Rifondazione e i Comunisti italiani). Cota avrebbe potuto infilare il coltello nella piaga ma non lo fa, è tanto garbato (e per questo ha la mia approvazione: in un'Italia dove in Parlamento ci si prende a pugni, il suo modo di fare merita plauso. Però non serve in campagna elettorale.)

Cota va in crisi con il nucleare (una débacle completa), cerca di attaccare la Bresso sul Grinzane, le domande poste dalla Annunziata sono poi di carattere generale e di competenza più nazionale che regionale e lui fa il meglio che può. Risponde bene a diverse domande (come quella sulle banche), ma non c'è emozione quando parla e quando tocca alla Bresso dare il suo parere tutto quanto detto da Cota sparisce nel dimenticatoio del cervello.

Insomma, Cota non convince e Bresso stravince. Concordate?

martedì 16 febbraio 2010

Piemontesi. Non pirla.

Uno dei nuovi tre messaggi della campagna di Mercedes Bresso per le elezioni regionali 2010 in Piemonte. Gli altri due sono "Piemonte. Non padania" e "Tute blu. Non camicie verdi". Tre messaggi di forte contrapposizione alla concezione leghista della regione.

martedì 28 ottobre 2008

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...