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giovedì 13 settembre 2012

16-22 settembre: settimana europea della mobilità sostenibile

Come ogni anno, la settimana europea della mobilità sostenibile vede Torino impegnata a promuovere uno stile di mobilità alternativo e più attento alle tematiche ambientali, ma anche sociali ed economiche.

Tra le iniziative degna di note, domenica 16 settembre si potrà viaggiare gratis tutto il giorno su tram e bus e la metro sarà utilizzabile per l'intera giornata convalidando un solo biglietto.

La giornata clou della settimana sarà comunque sabato 22 settembre "In città senza la mia auto", quando si svolgeranno innumerevoli attività sparse per il territorio cittadino. Il centro dell'evento sarà comunque San Salvario, dove verrà chiusa al traffico l'area centrale di Corso Marconi dalle 6 alle 24, mentre dalle 15 alle 24 sarà chiusa anche l'area compresa tra Corso Vittorio - Corso Marconi - Via Madama Cristina - Via Nizza.

Le attività e gli interventi di sabato sono davvero tantissimi, per cui vi rimando all'elenco ufficiale del Comune.

giovedì 10 marzo 2011

Euroregione AlpMed, il futuro di Torino è in Francia

Una macro area da 17 milioni di abitanti, un milione e mezzo di imprese, 500 miliardi di Pil di cui 9,5 spesi per l’innovazione e 8 mila strutture alberghiere. Se usassimo la graduatoria sugli stati della Banca mondiale, l’aggregato si collocherebbe al 17˚ posto assoluto per ricchezza davanti a Paesi come Turchia, Belgio, Svezia, Polonia e Svizzera.

Il punto è che il territorio stretto tra le Alpi e il Mediterraneo (AlpMed) non è uno stato classico ma qualcosa di più originale, una Euroregione che accorpa le aree transfrontaliere di Francia e Italia: Piemonte, Liguria, Valle D’Aosta, Rhône-Alpes e Provenza-Costa Azzurra (Paca). AlpMed è un territorio variegato che ogni giorno, sottotraccia, scava il vincolismo novecentesco dello Stato-nazione, scambiandosi merci, idee, beni e turisti molto più di quanto facciano con altre regioni italiane o francesi. Per qualcuno è l’europeismo del futuro: l’integrazione per macroregioni omogenee.

Anche se con quote in riduzione, causa globalizzazione (nel 1970 il Piemonte faceva il 25% dell’export italiano verso la Francia), la vicinanza geografica continua a giocare un ruolo: Parigi resta il primo mercato per le esportazioni delle 3 regioni italiane dell’AlpMed (pari al 16% del totale nazionale). Automotive e meccanica dall’Italia alla Francia; prodotti chimici e metallurgia dalla Francia all’Italia. Per un flusso di export complessivo che supera gli 11 miliardi di euro l’anno.

Sui legami storici si potrebbero scrivere paginate. Dai Savoia tra Chambéry e Torino alla storia dell’industria dei fiori che nasce a Ospedaletti il 3 maggio 1874 da una rudimentale joint venture tra Luigi Bessi, che ogni giorno va al mercato per acquistare fiori dall’ortolano, e il commerciante parigino Julien, che sverna tra Sanremo e Nizza. Da quel giorno la Julien & Bessi spedirà nella capitale francese 2 ceste quotidiane di violette di Taggia e di rose del Poggio. E’ la prima azienda floreale del mondo.

E ancora. Dall’interscambio del Piemonte sulla via della seta con Lione (un terzo dell’attivo commerciale post Unità d’Italia verrà per molti anni dall’export di seta grezza), all’avventura francese di Casa Agnelli (negli Anni 60 Parigi è il secondo mercato di Fiat), culminata nel tentativo, bocciato dal nazionalismo economico del generale De Gaulle, di prendersi Citroën per fare un grande polo italo-francese. Il resto è cronaca. La Costa Azzurra invasa ogni estate dai piemontesi, non senza battute salaci dei francesi - «con le seconde case vi siete praticamente ripresi Nizza...»- e più in generale l’interscambio turistico: 649.300 italiani sbarcati nel 2009 in Rhône-Alpes e Paca (il 13% dell’incoming straniero) e 408.321 francesi in Piemonte, Liguria e Val D’Aosta (19%). Eppure non si era mai avuto contezza statistica dei legami transfrontalieri. Il rapporto «Colloque franco-italien» che verrà presentato oggi comincia finalmente a colmare la lacuna, ragionando sulla scala AlpMed, l’Euroregione nata nel gennaio 2008. In Piemonte, ad esempio, sono localizzate oltre 100 imprese francesi che impiegano complessivamente 17.000 addetti. Ci sono multinazionali storiche come Michelin, l’Oréal e Saint-Gobain insieme a controllate più recenti come Akka Italia, Dassault Systémes e Alstom Ferroviaria. Così come in Rhô ne-Alpes e Paca ci sono 470 stabilimenti tricolore, per 15 mila addetti.

Passando per i 12 poli d’innovazione piemontesi mutuati dall’esperienza francese dei «Pôles de compétitivité»: 7 Park già collaborano con i loro omologhi transalpini sulle filiere dell’energia rinnovabile, l’agroalimentare, il biomedicale, l’edilizia sostenibile e le biotecnologie. Tutto bene dunque? Non proprio. Per il rapporto gli scambi crescono ma le istituzioni sono molto più indietro dell’economia. Mauro Oggero, ad di Foca costruzioni di Villarbasse, dice che «per noi il mercato francese è uno sbocco più naturale che andare nel Sud Italia». Ma ci sono «difficoltà nel tradurre l’eurocodice e c’è poco interfaccia bancaria tra le due sponde delle Alpi».

Una riserva condivisa dal francese Philippe Chapalain, ad di Go Concept, società di consulenza: «Insediarsi in Piemonte è l’ideale per la sua posizione baricentrica e perché si pescano buoni manager». Anche se «manca uno statuto economico transfrontaliero che fissi alcune regole uguali per tutta l’Euroregione». Insomma se l’interscambio cresce, lo spontaneismo non basta più. Ora serve la politica per guidare i processi.

via lastampa.it

lunedì 19 aprile 2010

Carsharing


Mentre si aspetta che l'effetto-cenere svanisca, su Facebook gli europei si sono già attrezzati per spostarsi in auto.

(via manteblog)

domenica 31 gennaio 2010

Mercedes Bresso alla guida del Comitato delle Regioni


In risposta ad un'intervista di Cota, ecco la Bresso dal suo sito:

“Evidentemente Cota non sa nulla di Europa e di Piemonte”. Mercedes Bresso Presidente della Regione Piemonte, che ieri a Bruxelles è stata candidata dal Pse alla Presidenza del Comitato delle Regioni europee, ribatte così all’Onorevole Cota.
Lo sfidante leghista della Presidente, Candidata Presidente 2010, per le prossime regionali ha polemizzato sulla prossima nomina europea di Bresso: “prima di gioire per un incarico bisognerebbe dimostrare di saperlo svolgere nell'interesse del territorio”. “Ho al mio attivo – ha fatto notare a Cota Mercedes Bresso - due mandati come membro del Comitato delle regioni nel corso dei quali il mio lavoro è stato apprezzato e oggi la mia candidatura a Presidente di questo organismo e' stata votata all'unanimita.

La mia evidentemente è ritenuta una leadership autorevole, a differenza di quanto avviene nel Ppe dove ci sono state più candidature”. Mercedes Bresso diventerà presidente del Comitato delle regioni europee e assumerà l'incarico, come previsto dal regolamento, in alternanza con un rappresentante indicato dai Popolari. Spetterà al negoziato tra i due gruppi indicare chi per primo assumerà l'incarico: il nuovo presidente sarà eletto il 10 febbraio prossimo nella seduta plenaria del Comitato delle regioni. “Si tratta di un incarico prestigioso e di un impegno internazionale importante - ha detto Bresso – alla guida di un organismo che ha competenze proprio nella difesa del principio di sussidiarietà. Una risposta concreta a chi come Roberto Cota dice che siamo isolati in Europa, ignorando forse anche che in Piemonte saremo i primi ad avere una legge sull’Euroregione di cui si sta completando l’iter in questi giorni”'.

Due le priorità indicate da Bresso con questo suo impegno europeo: il futuro dei fondi Ue e la cooperazione nell'area del Mediterraneo.

mercoledì 13 maggio 2009

Quale partito Europeo rispecchia meglio le tue idee?

Scoprilo qui su www.euprofiler.eu . Il sito ti chiede di esprimere una serie di opinioni su trenta temi di attualità in Europa e la rilevanza di ogni tema nel tuo mondo personale. I risultati mostrano la tua affinità ai partiti politici sia in Italia sia in qualsiasi altro stato membro dell'UE.


La mia posizione nel panorama politico italiano:


Eu1




E la lista di corrispondenze tra le mie opinioni e quelle dei singoli partiti:


Eu2




In realtà, considerando anche la rilevanza degli argomenti, le percentuali variano notevolmente:



Eu3


  


E se fossi in UK?


Euuk




In Francia:


Eufr




In Germania:


Euger




E infine per sfizio ho fatto anche la mia beloved Danimarca, dove sorprendentemente risulto più di sinistra dei SocialDemokraterne:


Eudk




Insomma, casomai abbiate dubbi su chi votare, avete trovato l'oracolo.



sabato 11 aprile 2009

Candidature europee del PD, circoscrizione NordOvest

EU_flag2-b A parte il Cofferati capolista su cui non ho voglia di commentare, ecco usciti ieri i nomi delle 5 candidature piemontesi che saranno inseriti nella lista della circoscrizione NordOvest (Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Liguria). Ho spulciato qualche informazione su ognuno di loro, tanto per sapere di chi stiamo parlando.

Gianluca Susta, parlamentare europeo uscente, nonché Vicecapogruppo ALDE (Alleanza dei Liberali e Democratici per l'Europa) in Parlamento Europeo. Classe 1954, proveniente dal gruppo della Margherita, lunga militanza presso il comune di Biella fino a diventarne Sindaco. Sito internet www.gianlucasusta.it.

Maria Lucia Centillo, Consigliere del Comune di Torino, ricopre la carica di Presidente della Commissione per i Diritti e le Pari Opportunità.

Giorgio Ferrero, imprenditore agricolo nonché ex presidente regionale della Coldiretti, 43 anni, fervido sostenitore del made in Italy, tra le sue battaglie figura quella sulla rintracciabilità dell'origine degli alimenti.

Roberto Placido, Vicepresidente del Consiglio Regionale del Piemonte, nato nel 1956 in Basilicata e residente a Torino dal 1967. Proveniente dallo stream PCI - PDS - DS, ha sostenuto Veltroni alle prime primarie del PD. Oggi fa parte della corrente "sinistra per". Ha anche un sito ben fatto e un blog molto 2.0 che trovate su robertoplacido.it.

Maria Luigia Simeoni, attuale Sindaco di None dal 2004. Nata nel 1948, insegnante di educazione tecnica, militante PDS passata poi all'Italia dei Valori nel 2000. Fra le notizie online troviamo la sua posizione, peraltro controversa, nella chiusura dello stabilimento Indesit di None.



Emma Bonino Superstar

Ma sentitela. Ha 60 anni suonati ma in quanto a flessibilità mentale, tolleranza, concretezza, attenzione verso l'Europa e apertura verso il futuro neanche il politico più giovane della Camera le sta dietro.




Una grande. Ma quando le daremo più spazio nel panorama politico-istituzionale italiano?



venerdì 6 marzo 2009

Spagna: da oggi i trans nell'esercito

Una notizia che ha dell'incredibile:


(06 marzo 2009 ore 09.30) In Spagna cade l'ultimo tabu' in ordine di tempo. I transessuali, "privi dell'organo sessuale maschile", potranno entrare da oggi nelle forze armate spagnole e fare carriera nell'Armada. Lo riferisce il sito web di El Mundo citando la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell'ordine ministeriale che ha modificato "i requisiti medici vigenti dal 1989 che proibivano agli uomini privi del pene l'ingresso nelle forze armate". (AGI)


I cugini spagnoli fanno passi da gigante e noi siamo ancora qui inchiodati con Berlusca e Ratzy.
No comment.



lunedì 15 settembre 2008

Il bambino russo e il bambino americano

Relations_large
Gli ultimi sviluppi internazionali dalla crisi Georgiana in poi non sono per nulla rassicuranti per il mondo intero. La Russia continua la propria escalation di baldanzosità, come uno di quei bambini arroganti che si diverte a provocare il suo aminemico, pur sapendo (o forse proprio per quello) che a lui toccherà il ruolo di 'bambino cattivo' mentre all'altro verrà sempre attribuita la parte del 'bambino bravo'.



Ora, io credo che in quanto a cattiverie e meschinità sia gli Stati Uniti sia la Russia siano a pari livello. L'unica differenza è che la Russia, vuoi per ingenuità, stupidità o sincerità, non riesce a mascherarle. Ieri ho letto un articolo riguardante lo scontro Georgiano, in cui l'autore sottolineava il ruolo degli Stati Uniti nell'innescare il conflitto. Infatti, sosteneva l'autore, uno stato mignon come la Georgia non si sarebbe mai sognato di attaccare né tantomeno provocare l'acerrimo nemico e vicino russo se non fosse stata più che convinta di avere le spalle coperte dall'aiuto dell'intervento americano. Che è un'ipotesi che sta in piedi, secondo me. E mi meraviglio di non averla mai letta prima sui giornali.



Solo che, povera Georgia, l'intervento americano non c'è poi stato. Lo stesso autore sosteneva che tutto il trambusto fosse stato organizzato dall'amministrazione Bush per aumentare nell'opinione pubblica americana il senso di pericolo incombente di una prossima azione militare russa, in modo da avvantaggiare i Repubblicani nelle prossime elezioni, dato che la caratteristica principale del loro candidato John McCain è quella di essere stato un soldato (ormai dicono solo quello di lui). Questa spiegazione mi fa inorridire. Come gli interessi di un paio di persone possano arrivare a minare la stabilità di un territorio e di molte, molte altre persone che ora, mentre l'amministrazione repubblicana è nelle loro case di Wisteria Lane con le loro Stepford Wives, sono sfollate e in esilio nell'Ossezia del Nord piuttosto che in Azerbaigian.



E qui giungiamo al ruolo dell'Europa in tutto ciò. Sono contento del ruolo mediatore assunto da Strasburgo, e anche della parvenza di unanimità che in quest'occasione pare esserci stata nei 27 (anche se la Polonia rimane sempre la spina nel fianco), tuttavia mi sembra si stiano usando due pesi e due misure diverse a seconda della nostra convenienza. Mi riferisco in particolare al Kosovo. Quando quest'enclave reclamava l'indipendenza dalla Serbia, tradizionale alleato della Russia, tutta l'Europa e gli Stati Uniti hanno alzato le loro bandiere in nome del principio di diritto internazionale di autodeterminazione dei popoli. E via l'indipendenza al Kosovo. Per le repubbliche di Abkhazia e Ossezia del Sud invece questo diritto non esisteva. Anzi, ci si è appellati ad un altro principio del diritto internazionale che predica l'integrità del territorio di uno stato sovrano, in questo caso di quello Georgiano. Ma perché questa differenza di trattamento allora? Quando ci sono di mezzo i nostri amici, allora li favoriamo, e quando possiamo mettere i bastoni tra le ruote dei nostri nemici, allora lo facciamo? Non è questa l'Europa in cui voglio crescere.



E la Russia continua a cascare come una polla in tutti questi giochetti del mondo occidentale. I Russi hanno un orgoglio così vivo per il loro precedente status di superpotenza mondiale che non riescono a ragionare con lucidità. Un po' come i torinesi e l'orgoglio per il loro passato di capitale, insomma. Gli Stati Uniti continuano a stuzzicare Mosca, che non chiede di meglio per mostrare i propri muscoli. Ma questo non è un gioco. Washington e Mosca non sono due bambini. Al contrario, di vite (e di bambini veri) a rischio ce ne sono molte, e per ogni 'piccolo' scontro di nuova guerra fredda tra i due, sono sempre i civili a rimetterci. USA e Russia non si rendono conto che continuare a stuzzicarsi a vicenda non può dar luce a niente di buono. E non si rendono conto che, qualora un conflitto dovesse aprirsi, sicuramente non ci sarebbe vincitore alcuno: saremmo tutti perdenti. E morti.




martedì 9 gennaio 2007

Vogliamo davvero la Turchia in Europa?

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Il discorso di Napolitano di oggi in occasione della visita del Presidente turco mi ha fatto tornare nuovamente a pensare a questo fantomatico allargamento dell'Unione Europea. Non che fosse passato troppo tempo dall'ultima volta in cui ne ho discusso, solo che fino alla settimana scorsa gli oggetti della discussione erano Romania e Bulgaria.



Romania e Bulgaria, per quanto paesi senza ombra di dubbio europei, il cui ingresso ha suscitato molte perplessità da parte dell'opinione pubblica del paese. Non ho letto alcun giornale straniero recentemente, ma credo che simili perplessità siano state suscitate anche negli altri paesi dell'Unione dato che si sta pensando ora ad indire un referendum per ogni futura eventuale ammissione nella comunità, cosa che francamente mi solleva, e non poco.



Sono certo noti i casi di malavita romena diffusa a Torino e nella sua cintura, i problemi sempiterni con i Rom che, ora, quando si andrà a scacciarli via dai loro campi nomadi, potranno sventolare beatamente il loro passaporto europeo reclamando il diritto di risiedere liberamente qui in Italia. Certo, non bisogna fare di tutta l'erba un fascio, sacrosanto. Tuttavia è anche doveroso evitare di nascondere che questi problemi ci sono, e potrebbero tendere ad aumentare con l'estensione dell'area Schengen.



Non oso pensare a cosa possa succedere in seguito ad un eventuale ingresso della Turchia.

Ingresso a cui, allineandomi stranamente alle posizioni della destra, non sono favorevole. Se non fosse altro che per ragioni storiche e geografiche: la Turchia non ha che il 10% del suo territorio in Europa, l'impero Ottomano è stato sì influente nei Balcani fino alla Prima Guerra Mondiale, ma la cultura di cui si è fatto portatore non è europea, non condivide i valori europei e certamente non è uno Stato che fa della democrazia e della tutela delle libertà un suo punto forte.



Credo che ci siano già abbastanza questioni da risolvere sia in Europa [vedi il grandissimo punto fermo sulla costituzione europea] sia ancora nei singoli stati che ne fanno parte [non ultima l'attuazione della raccomandazione europea di attuare norme di tutela sulle coppie di fatto, visto che proprio noi in Italia siamo il fanalino di coda dei 27]. Forse sarebbe bene pensare a raddrizzare queste cose prima di aggiungere altra carne al fuoco.



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