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giovedì 12 febbraio 2009

Pink - Funhouse

Funhouse
So che non scrivo mai molto di musica, ma oggi ho voglia di fare un post di recensione musicale. Sto ascoltando da una settimana il nuovo cd di Pink, Funhouse, e devo dire che mi piace davvero tanto. Avevo adorato Try This, ma il precedente I'm Not Dead non mi era piaciuto quasi per niente.



Funhouse non ha niente di fun. Pink ha scritto questo cd durante il divorzio dal primo marito, e tutte le canzoni riflettono con grande e sentita onestà la tristezza per la conclusione del rapporto. Sono tracks molto sincere, in cui l'orgoglio è proprio messo da parte per lasciare spazio ad emozioni vere. Non è più la Pink delle sfuriate, delle canzoni urlate a squarciagola, del "non me ne fotte un cazzo di cosa pensi tu". E' la Pink che ammette di avere bisogno d'amore, è la Pink che ammette di aver bisogno di aiuto, ma che nonostante tutto mantiene sempre il fare combattivo, ed è fiera di essere quella che è, errori inclusi.



Mi piace anche la recensione del Daily Telegraph:
The power of Pink's pop lies in the clever juxtaposition of heartfelt
honesty about her life with anthematic choruses and irresistible
melodies tailormade to be screamed out by her fans.



E così nascono canzoni stupende come "Please don't leave me", di una Pink sincera ma mai zerbino, "Sober", di una Pink che trova un inaspettato sollievo nello stare da sola, "It's all your fault", sulla powerlessness di una Pink che si trova di fronte alla fine di una relazione.



Non solo da sentire, da ascoltare.



giovedì 18 settembre 2008

Katy Perry e la strategia di marketing

Images A tutti noi piace la musica con anima. Quella profonda, con i testi significativi che è un piacere leggere perché riflettono parti di noi, momenti di vita, stati d'animo particolari. Musica da Alanis Morissette insomma, che puoi ascoltare per anni e riesce sempre a trasmetterti qualche significato nuovo. Io ascolto ancora Doth I Protest Too Much e ogni volta quel testo e quella musica sono una scoperta nuova.



A volte però ci piace anche la musica superficiale. Quella frivola, che non impegna, trasmette solo good vibrations e ci libera la mente. Perché, alla fine dei conti, diciamocela tutta: nella realtà di oggi ci sono talmente tante cose che dobbiamo prendere seriamente che è un nostro sacrosanto diritto immergerci nella superficialità della musica per rilassarci un po'. E' per questo che mi piace la musica pop.



Volevo dare a questo blog un taglio più serioso, ma ho capito che la massima della vita e della musica superficiale vale anche per un blog e per un blogger.



Oggi ho ascoltato di nuovo il singolo di Katy Perry, lo strascanzonato I Kissed A Girl e mentre guidavo per Torino mi sono reso conto che la storiella raccontata dalle parole della canzone è un'opera di marketing perfettamente realizzata. E qui mi riferisco ai gruppi sociali potenziali target della canzone. Vado a fare un discorso un po' sociologico insomma, e faccio riferimento alle divisioni per sesso e orientamento sessuale. E inserisco anche un po' di stereotipi, siete avvertiti... nessuno se la prenda a male, suvvia.



I maschi etero, solitamente i più restii ad ascoltare musica pop, ancor di più se cantata da una donna, si sentono legittimati ad ascoltare questa canzone e persino a cantarne il ritornello. Del resto l'amore lesbico è sempre la prima fantasia di un maschio eterosessuale, e si sa. Un uomo che si ritrova a canticchiare la canzone si giustifica con questo motivo. E poi Katy Perry è una ragazza niente male da guardare.



I maschi gay invece si sentono toccati in prima persona. La situazione cantata dal ritornello infatti calza a pennello con la loro situazione, anche loro sarebbero sorpresi di aver baciato una ragazza e ancor più di aver apprezzato quel momento. Ogni singolo gay potrebbe cantarla con lo stesso animo di Katy Perry.



Le donne etero sono sempre il macrogruppo che più si adegua ad ogni situazione, senza estremismi. Nel nostro singolo caso, vedo che le donne etero apprezzano la canzone con una dose più meno massiccia di indifferenza, ne canticchiano il ritornello, alcune si rispecchiano nel testo, altre cercano di azzeccare le parole in inglese, altre ancora ammirano il candore della pelle di Katy Perry.



Le donne lesbiche sono quelle che rappresentano meno il target della canzone. Loro nelle parole di Katy non si rispecchiano, e molte sono quelle che disprezzano la musica pop. Solo le lipstick ne apprezzano il ritmo. Ma tutte concordano sul fatto che Katy Perry è una ragazza da guardare.



Con una canzone che qualcuno ha paragonato ad un inno lesbo (mah), Katy Perry (e chi le sta dietro) è riuscita a colpire il 90% degli ascoltatori. Il calcolo non è male per essere solo musica superficiale.



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