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mercoledì 21 luglio 2010

Debora e Antonella all'anagrafe per la prima unione civile omosessuale


Un altro tassello. Magari simbolico, ma per noi importante. A chi non capisce provo a spiegare: l’altra sera abbiamo telefonato alla mamma di Debora che saremmo venute a prendere questo certificato dove si attesta che siamo “una famiglia anagrafica in ragione dell’esistenza di vincoli affettivi” e lei si è messa a piangere. Ha detto: “Ma è una cosa molto importante”. In quel momento abbiamo compreso cosa sia la sofferenza di un genitore per la discriminazione di un figlio. Noi conviviamo con la mancanza di diritti. È una condizione sotto pelle a cui ci siamo, purtroppo, abituate. Una mamma non si abitua.


(via lastampa)

martedì 20 luglio 2010

Benvenuti in Italia, dove «camorrista» è meglio di «culattone»

di Daria Bignardi

Saviano e il caso Cosentino-Caldoro: un linguaggio che mette i brividi


La ricostruzione di Roberto Saviano uscita sabato 17 luglio su Repubblica a proposito del dossier di Cosentino contro Caldoro è una bomba. Se non l’avete letta correte a farlo, la trovate in Rete, ma preparatevi: vi verrà la nausea. È nauseante quello che si legge dei colloqui tra Nicola Cosentino, coordinatore del Popolo della libertà in Campania, e Arcangelo Marino, un ex assessore socialista incaricato di preparare un falso dossier sull’allora candidato alle elezioni regionali Stefano Caldoro. Gli era piaciuto il caso Marrazzo, a Cosentino e ai suoi, e avevano deciso che quella sceneggiatura poteva funzionare per togliersi dai piedi un rivale. Cosentino, già accusato di connivenze con la camorra, voleva diventare presidente della Regione Campania a ogni costo: il suo gruppo, cosca, cricca, scegliete il termine voi, pensò che per delegittimare Caldoro, scelto dal Pdl per sostituirlo, non ci fosse niente di meglio che dare qualche imbeccata ai giornali per costruire il caso «Caldoro e il transessuale».
Non so che cosa faccia stare peggio in questa storia: vedere come certi politici trovino normale pensare di usare l’informazione per screditare gli avversari o l’idea – dalle intercettazioni sembra largamente condivisa – che frocio sia peggio che camorrista. Anzi, culattone: apprendiamo infatti dalla ricostruzione di Saviano che i gay ricchi, in quell’ambiente, vengono definiti «culattoni», e quelli poveri «ricchioni». Cosentino e il suo gruppo pensano, probabilmente a ragione, che il sospetto di essere gay pesi più che essere indagati per camorra. Mette i brividi il linguaggio che esce dalle intercettazioni e dal dossier: i giornalisti sono «guaglioni ’e barbiere», «garzoni del barbiere» che lavorano per la cricca, i testimoni sono chiamati «cantatori». È un linguaggio che racconta una mentalità profondamente corrotta, arrogante, che ha in spregio assoluto le leggi, lo Stato, le regole della democrazia e della civiltà.
Altro che Gomorra: è stato fin troppo prudente Saviano in Gomorra. Qui esce che la realtà è ancora peggio di come sospettiamo. E soprattutto che poggia e conta sulla mentalità più bieca e arretrata per perpetrare i propri affari: un mondo vecchio, corrotto e maschio. Neanche una donna compare in questa melma. Intanto, in Versilia, un bagnino cacciava due gay che si baciavano in spiaggia, perché non tutte le mamme sono «madri snaturate che accettano di far vedere queste cose ai loro bambini».
Mentre noi navighiamo in quest’arretratezza e in questo fango, la settimana scorsa persino l’Argentina legalizzava il matrimonio tra omosessuali.

mercoledì 30 giugno 2010

Che bella

...questa spalla di Elena Loewenthal sulle unioni civili torinesi.

martedì 29 giugno 2010

Torino, civile sempre.

L'amministrazione comunale ieri ha votato il provvedimento sulle unioni civili, una delle prime città italiane a farlo (non facilmente, bisogna dirlo: si è dovuto eliminare un passaggio che citava le "pari opportunità" per calmare gli animi dei democratici più conservatori che vedevano già il matrimonio allo sfascio).

Da oggi l'anagrafe potrà rilasciare un certificato con cui si riconosce un attestato di "famiglia anagrafica basata sul vincolo affettivo".

Il documento sarà valido per il riconoscimento di diritti e benefici previsti dall’amministrazione comunale: casa, sanità e servizi sociali, giovani, genitori e anziani, sport e tempo libero, formazione, scuola e servizi educativi, diritti e partecipazione.

Grazie, grazie, grazie Torino.

martedì 15 giugno 2010

Torino, diversa sempre.

Si avvicina l'estate ed è tempo di gay pride, tempo di continuare la battaglia per i diritti civili e per qualcosa di ancora più fondamentale: il rispetto. Rispetto, perché questa ondata di omofobia che dilaga in tutto il paese deve far riflettere sullo stato di incivilità e intolleranza che permea la nazione, a partire dai suoi più alti rappresentanti politici.

Anche per questa edizione del Pride regionale, la città di Torino si mostra diversa dal resto d'Italia offrendo il proprio patrocinio all'evento. Le bellissime righe che riporto (e il titolo del post, che dà inizio ad un nuovo tag) sono presi dal sito ufficiale del Torino Pride, www.torinopride.it .

Il comune di Torino ha concesso il patrocino alla manifestazione del 19 giugno prossimo "I diritti sono il nostro Pride".

Anche gli scorsi anni la giunta aveva concesso il patrocinio al Pride, ma quella di quest'anno è un'esperienza del tutto diversa. A fianco del Coordinamento Torino Pride LGBT che raggruppa le associazioni gay, lesbiche e trans della città, hanno promosso e lavorato a questo progetto le Donne di Torino per l'Autodeterminazione, il Coordinamento Immigrati Auto-Organizzati di Torino e la Consulta Torinese per la Laicità delle Istituzioni.

"Un anno importante questo a Torino per le persone lgbt," commenta Daniele Viotti del Coordinamento Torino Pride "prima lo sposalizio di Antonella e Debora alla presenza del sindaco, poi questo patrocinio. Se pensiamo che i nostri compagni delle associazioni milanesi non sono neppure stati ricevuti dal sindaco Moratti, si capisce quanta distanza ci separa purtroppo". "Ma i diritti, anche quelli acquisiti vanno sempre difesi. La maternità come scelta, l'interruzione di gravidanza, il divorzio, la laicità dello stato, ci sono costati dure lotte e non possiamo permettere che nuove ondate conservatrici le annullino in un attimo." Così Margherita Granero delle Donne di Torino per l'Autodeterminazione. "Nella difesa o nella conquista saremo sempre unite e uniti, consapevoli che i diritti non riguardano mai una minoranza ma sono patrimonio di tutte le persone" conclude Indrit Aliu del Coordinamento Immigrati Auto-Organizzati di Torino.

domenica 11 aprile 2010

Aboliamo Biancaneve

In Spagna aboliscono Biancaneve e tutte quelle favole politicamente scorrette in cui le donne hanno un ruolo passivo per sostituirle con favole da XXIesimo secolo, con principesse sportive che si sanno difendere da sole.

Ottima cosa l'aggiornamento, a mio parere; ma vorrei riflettere sul bandire tout court le favole classiche, che è cosa da Inquisizione del 1500, non da XXIesimo secolo.

venerdì 20 novembre 2009

Twinings Tea Tour a Torino

Tea Dedicato a tutti gli amanti del tè, sta per arrivare in città il Twinings Tea Tour!
A partire dal 20 novembre 2009 e per la durata di un mese, un originale
London Bus rosso fiammante a due piani firmato Twinings percorrerà il Nord Italia
facendo tappa in dieci città, per un tour itinerante dedicato alla
cultura del tè.




L'autobus sosterà nelle piazze e girerà per le vie delle città, invitandovi a scoprire i gusti e i sapori della gamma Twinings.


All'interno del London Bus verrà creata una zona esposizione con due
scaffalature laterali (tè da un lato, infusi e tisane dall'altro)
, arredata con oggetti Vintage, per ripercorrere gli
oltre 300 anni di storia di questo importante marchio. I visitatori potranno inoltre acquistare oggetti esclusivi del mondo
Twinings per organizzare il proprio tea time: le speciali Mug e le
ricercatissime scatole in legno di vari formati (da 4, 6, 8 comparti), da personalizzare
scegliendo le miscele preferite. A coloro che acquisteranno due
caratteristiche latte di tè Twinings, verrà omaggiato un infusore .



Al piano superiore verrà adibita una zona degustazione con circa 20
posti a sedere,
nel quale
degustare le oltre 40 miscele Twinings distribuite in Italia: tè neri,
tè verdi, tè aromatizzati, tisane, infusi di frutta ed erbe.



Alla mattina il London Bus girerà per le vie delle città, mentre dalle
14 alle 19 sarà posizionato nelle piazze deputate all'evento e aperte
al pubblico.



A Torino lo troveremo in Piazza Vittorio Veneto dal 20 al 22 novembre.


Il Twinings Tea Tour farà tappa nelle seguenti città:


- Torino: 20/21/22 novembre


- Asti: 23/24 novembre


- Genova: 25/26 novembre


- Milano: 27/28/29/30 novembre - 1/2 dicembre


- Parma: 3/4 dicembre


- Bologna: 5/6/7/8 dicembre


- Padova: 9/10/11 dicembre


- Treviso: 12/13 dicembre


- Mantova: 14/15 dicembre


- Bergamo: 16/17 dicembre



mercoledì 4 novembre 2009

Tra politica, crocifissi e pubblicità

Il termine tecnico è campagna di posizionamento: messaggi per far
conoscere o consolidare la notorietà di un personaggio politico.
Mercedes Bresso ha deciso di giocare d’anticipo e, forte
dell’investitura del Pd regionale che all’unanimità l’ha ricandidata
alla guida del Piemonte, è partita. Da ieri, il viso sorridente della
«zarina» sta macinando chilometri su e giù per Torino sui mezzi
pubblici di Gtt. I manifesti giocano su due slogan: «Passione Piemonte»
e «Avanti Piemonte». E poi un secondo messaggio: «Uniti si vince» e/o
«uniti si cresce». Una comunicazione che dovrebbe servire per
sottolineare come, per uscire dalla crisi, non basta «un uomo solo al
comando» ma serve «un gioco di squadra».

La campagna è
finanziata dall’Associazione Passione Piemonte che ha acquistato spazi
pubblicitari anche sugli autobus in servizio in tutta la provincia.
Qualcuno, però, non ha gradito. Alberto Goffi, segretario regionale
dell’Udc, ha un diavolo per capello e non nasconde la sua irritazione
soprattutto per la dicitura dei due poster: «Presidente della Regione,
candidata 2010». E così va all’attacco: «Prima Casini nella sua visita
a Torino e poi noi in Piemonte abbiamo cercato in tutti i modi di
spiegare in caso di alleanza con il centrosinistra le scelte dei
candidati e dei programmi dovrebbero essere condivise senza dare nulla
per scontato». Di più: Casini ha posto un veto sulla ricandidatura
della laica Bresso. Ancora Goffi: «È evidente che qui siamo stati messi
di fronte al fatto compiuto e faremo le scelte conseguenti».

Parole
che annunciano un nuovo affondo centrista contro la presidente. E
adesso, visto che Torino tace, si va direttamente a Roma dove oggi
svolgerà il vertice tra il leader dell’Udc e Pierluigi Bersani,
segretario Pd. Il sito «Affariitaliani.it» dà per fatta l’operazione
«siluramento» e la sostituzione della Bresso con il sindaco di Torino.
Secondo questa interpretazione la «zarina», grande elettrice di
Bersani, sarebbe sacrificata sull’altare dell’accordo nazionale
anti-Berlusconi.

Fantapolitica, si dirà. Ma forse non è un
caso che Goffi, annunciando la mobilitazione del partito per
raccogliere le firme davanti alle chiese cattoliche per protestare
contro la sentenza Ue che condanna l’Italia, aggiunga: «Nelle nostre
valutazioni sulle future alleanze non sarà certo secondario capire le
posizioni delle varie personalità politiche del centrosinistra nei
confronti della vicenda del crocifisso nelle scuole»

Come
dire: scommettiamo su una presa di posizione laicista della Bresso in
modo da scavare un solco sempre più profondo con l’Udc e il voto
cattolico. Una posizione a cui poter contrapporre a livello nazionale
il punto di vista del sindaco, sicuramente più moderato e
gradito/sponsorizzato da Casini e sicuramente anche da Francesco
Rutelli. Interpellato a margine dell’accensione delle luci di Natale,
Chiamparino spiega: «In Italia il crocifisso appartiene ad una storia
che lo fa essere parte integrante dei fondamenti della nostra cultura e
delle nostre tradizioni, al di là della fede».

Il gioco sembra
fatto. Bresso, però, con un comunicato stampa degno della miglior
tradizione democristiana della prima Repubblica, spariglia il tavolo:
«Francamente vorrei capire meglio e leggere le motivazioni della
sentenza. A me, che sono laica, la presenza del crocifisso in classe
non ha mai creato particolari problemi. Non mi sono sentita violata nel
diritto di scegliere». E spiega: «Credo, piuttosto, si tratti di una
tradizione culturale consolidata e non offensiva». Poi la
sollecitazione: «E’ molto più importante essere attenti ai diritti
delle persone in concreto, nella quotidianità, nelle scelte più
difficili e sensibili, che non accanirsi in discussioni infinite e
laceranti sui simboli».

(via lastampa.it)



martedì 3 novembre 2009

Troppo avanti

19665 Questo blog si schiera nettamente a favore della rimozione di tutti i crocifissi dalle aule delle scuole italiane.

E a favore della Corte Europea sempre e comunque, che almeno ci ricorda che viviamo nel terzo millennio.

Poi mi si dovrà spiegare perché nessuno va mai a messa la domenica ma tutti si prodigano nel difendere con le unghie questo simbolo nelle aule.
(che poi nelle aule non lo vedono mai, semmai lo vedono i figli)



domenica 5 luglio 2009

Da un altro punto di vista

«I torinesi amano l’Africa, ci vanno in vacanza, comprano case e aprono
fabbriche - racconta Nihass Mamadou, 49 anni, stilista senegalese -, ma
se lo facciamo noi in Italia non va bene. Mi sembra che questo
atteggiamento abbia solo un nome: sfruttamento. Va bene andare in
Africa, pagare una miseria il lavoro degli operai, farli sgobbare in
nero, evadere le tasse e infischiarsene delle leggi senegalesi, ma se
un senegalese viene a lavorare alla Fiat allora ruba il lavoro».

(via lastampa.it)



lunedì 1 giugno 2009

L'altra faccia dell'immigrazione

Immigrazione Vado fuori Italia tre giorni e succede questo e anche questo.

Francamente credo sia fisiologico che gli anziani, alla loro età, preferiscano cambiare coda alla cassa piuttosto che cambiare un'opinione mantenuta per decenni. Questo è valido sia per il velo, sia per i tatuaggi sul collo, sia per i piercing sul volto, e per molte altre cose. Non ci vedo razzismo, vedo un attaccamento a principi di una vita che non si ha voglia di mettere in discussione. Non lo condivido, ma lo capisco.

Secondo punto, i deficienti ci sono dappertutto. E non c'è bisogno di dire altro.

Terzo, credo che la turista genovese abbia semplicemente espresso un'opinione legata al setting della reggia di Venaria (sarebbe in effetti carino avere agli sportelli persone vestite con costumi dell'epoca... ma è un'idea come un'altra che deve essere presa solo come tale, senza costruirci polemiche dietro), e che non sia al corrente dell'immagine multiculturale della città.

Per la mia esperienza, Torino è una città dove l'apertura mentale è molto diffusa, e i torinesi di questo vanno molto orgogliosi. Puntare su un'integrazione (e non un'assimilazione) delle nazionalità immigrate è un punto di forza della città e, va detto, sono in particolare le donne maghrebine che stanno riuscendo molto bene. Le donne arabe non hanno mai attratto l'attenzione dell'opinione pubblica (nel bene o nel male... e dato che si arriva al centro dell'opinione pubblica quasi sempre solo per ragioni negative, in questo caso è un bene), e non ho mai sentito che il velo abbia suscitato polemiche o polveroni in città.

A proposito di opinione pubblica e immigrazione, siamo bombardati da informazioni di casi di malavita e crimine legati agli immigrati. Ne siamo così oberati che abbiamo finito per associare automaticamente l'immigrazione alla criminalità. Ma non è così. Dietro un criminale immigrato ce ne sono altri trenta che criminali non sono, e questi sono numeri che non è possibile contraddire. I media ci massacrano talmente tanto con queste spiacevoli notizie che dimentichiamo di vedere che l'immigrazione è anche altro, come un uomo di colore che appoggiato al palo della fermata del 4 a Porta Nuova legge un quadernetto di illustrazioni di animali con sotto riportato il nome dell'animale in Italiano.

Io lavoro con una ragazza musulmana che in quanto ad apertura mentale è al pari di Emma Bonino. Vederla coniugare tradizioni mauretane e del marocco sahariano con i nostri usi occidentali è una delizia.

Forse è più facile vedere l'immigrazione con altri occhi quando si è stati a propria volta immigrati in un paese più avanzato. In fondo non abbiamo scelto noi di nascere in Italia, così come africani, rumeni, albanesi e iraniani non hanno scelto di nascere dove sono nati. Forse dovremmo ricordarci anche di questo.



venerdì 20 febbraio 2009

Emilia Romagna prima regione d'Italia per integrazione

(ANSA) - ROMA, 20 FEB - Emilia Romagna per le regioni e Trieste per le province sono prime fra le aree a maggiore integrazione socio-occupazionale degli immigrati. Lo rileva il sesto rapporto del Cnel sull'integrazione degli immigrati in Italia che valuta occupazione, dispersione scolastica, devianza e ricongiungimenti familiari. La retribuzione media annua pro capite per gli extracomunitari che lavorano in Italia e' di 11.712 euro. Rispetto agli italiani, gli stranieri percepiscono circa 7 mila euro in meno l'anno.



giovedì 22 gennaio 2009

Eluana, la Bresso e gli ayatollah

Eluana
Se il mio blog fosse un quotidiano on paper metterei in prima pagina la dichiarazione della Bresso sulla vicenda di Eluana. Finalmente qualcuno di sinistra che smette di essere papista e si attiva per riaffermare la laicità dello stato.



Perché, al di là della vicenda personale di Eluana su cui si possono avere opinioni diverse e in ogni caso legittime proprio perché personali e soggettive, è proprio la questione della laicità dello stato che è al centro del dibattito pubblico ora. La vicenda di Eluana, triste a dirsi, è solo uno strumento per riportare al centro dell'attenzione questa questione.



Non è la prima volta che succede (vedi il caso Welby), e la sensazione che ho è sempre la stessa: ogni singola persona, anche il più bianco dei guelfi, in cuor suo prova pena per la condizione in cui Eluana versa da più di dieci anni, e sempre in cuor suo ognuno sarebbe pronto a darle quel riposo che finalmente merita. Ma la faccia pubblica che bisogna mostrare non consente di esprimere questa pietas. Assolutamente no, uomini di chiesa e politici recitano un copione in cui devono categoricamente affermare ogni santa volta di essere "a favore della vita", "a favore dell'anima", "a favore della chiesa", "a favore della dignità umana".



Ma quale dignità umana? La dignità umana è finita nel momento in cui si è usata una vicenda personale per scoccare le proprie frecce contro il sacrosanto diritto che ognuno di noi ha di scegliere. Scegliere. Scegliere per sé. Scegliere per la propria vita. Questa dei politici come Sacconi o dei cardinali come Poletto non è una crociata a favore di niente, è solo una crociata contro mascherata dal solito progetto angelico.



Questi temi come l'eutanasia e il testamento biologico sono delicati, e NESSUNO può pensare di voler imporre la propria volontà agli altri. Imporre la propria volontà significa cancellare la libertà di scelta del singolo individuo, e io a ciò non mi rassegnerò mai.



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