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martedì 27 aprile 2010

Bentornato nucleare


Il Piemonte in cima alla lista delle regioni in cui installare una centrale nucleare.
Buona giornata a tutti.

sabato 24 aprile 2010

Nessun patto sulla MIA vita



Siamo donne e uomini di diverse realtà del movimento torinese che si sono ritrovate in seguito alla sottoscrizione del neopresidente alla Regione Piemonte Roberto Cota del cosiddetto "Patto per la vita e per la famiglia" e alle dichiarazioni da lui rilasciate immediatamente dopo le elezioni in merito alla pillola Ru486, all'aborto e al Pride. Abbiamo deciso di incontrarci e unirci in assemblea per iniziare un percorso di mobilitazione e controinformazione, per dare una prima risposta politica immediata a Cota e al suo famigerato patto Lega - Vaticano. Saremo in Piazza Vittorio a Torino sabato 24 aprile alle ore 15.30, ad un mese esatto dalla sottoscrizione del patto, per una manifestazione il più partecipata possibile.




Reagiamo a Cota punto per punto e proponiamo il nostro patto per le nostre vite!

Noi donne e uomini sottoscriviamo un patto per le nostre vite fondato sull'autodeterminazione e la libertà di scelta.
Vogliamo essere liber* di decidere come nascere, vivere e morire.
Vogliamo poter scegliere come costruire e gestire i nostri rapporti, le nostre relazioni, la nostra sessualità.


Se per Cota l'aborto è un crimine e la pillola Ru486 una banalizzazione perchè le donne devono sempre e in ogni caso soffrire, noi vogliamo che ogni donna possa decidere se e quando diventare madre e avere il diritto di essere assistita in strutture pubbliche e gratuite.
Rigettiamo qualsiasi ipotesi di presenza del Movimento per la vita, nei consultori, negli ospedali, nelle scuole.

Se per Cota la vita da tutelare è solo quella dell'embrione, noi invece pensiamo a tutte quelle vite non tutelate e lasciate sole, costrette ad affrontare la loro quotidianità senza reddito, lavoro, casa, diritti, servizi.
Pretendiamo di poter scegliere sui nostri corpi anche alla fine della nostra vita, senza accanimenti e strumentalizzazioni.

Se per Cota esiste solo la famiglia monogamica, eterosessuale e fondata sul matrimonio cattolico, noi consideriamo una ricchezza la pluralità di modi differenti di vivere e di amarsi.
Vogliamo vivere liberamente la nostra sessualità!

Se per Cota e la Lega i migranti sono solo criminali, prostitute, badanti o schiavi, per noi sono donne e uomini che come noi aspirano e hanno diritto ad un'esistenza migliore.
Respingiamo ogni forma di discriminazione volta a criminalizzare le/i migranti.

Contro un patto per la vita che ha sapore di morte!
Sabato 24 aprile ore 15.30
manifestazione in Piazza Vittorio a Torino

sabato 17 aprile 2010

La nuova giunta regionale Cota

E così, dopo un andirivieni interminabile, la partita nel centrodestra si chiude - ancora una volta - a Roma, a cena con il Sultano.

Tra i lati positivi della nuova giunta sicuramente c'è l'età media degli assessori, 42,8. Bene anche la riduzione a 12 assessorati per risparmiare sui costi della politica. Se vogliamo, bene anche che Cota si tenga la gestione di parte della sanità.

Poi ci sono i lati negativi, e quelli incomprensibili: perché la gestione dei parchi non è andata a Ravello, assessore all'ambiente, ma è andata all'assessore al commercio Casoni? E le pari opportunità mescolate all'assessorato al bilancio? (e per di più date a una persona, la leghista Quaglia, che ammette di non aver alcuna esperienza nel campo. Come a dire, ma che ce frega a noi della Lega delle pari opportunità - evviva.). Poi l'istruzione accorpata al turismo...

Insomma, stiamo a vedere.

Da sottolineare che la Porchietto, nonostante il bottino di voti, nonostante fosse in lizza per due o tre assessorati, è rimasta esclusa dall'assegnazione delle deleghe. E' rimasta a bocca aperta. Con un palmo di naso. Forse forse, col senno di poi, le conveniva rimanere a fare opposizione in Provincia.

venerdì 2 aprile 2010

Effetto Cota

Anche gli amici di skyscrapercity sono preoccupati per la realizzazione del grattacielo della Regione Piemonte in zona Millefonti.

mercoledì 31 marzo 2010

Facebook

Il Presidente Cota, per nulla affaticato dalla campagna elettorale si è subito messo al lavoro ed ha affrontato uno dei più gravi problemi della Regione Piemonte: il patrocinio della Regione Piemonte al Pride di Torino.

Pare, infatti, che nel corso di una trasmissione televisiva il neo Presidente della Regione Piemonte Roberto Cota abbia dichiarato più volte: “Dovrò revocare il patrocinio al Gay ride”.

Nel ringraziarlo per l’attenzione vorremmo confortare lui, il suo staff e i suoi solerti collaboratori: nessuno ha mai chiesto, né alla precedente amministrazione né a quella attuale, il patrocinio per il prossimo Pride.

Ora il Presidente può prendersi una meritata pausa e con calma dedicarsi, più in là nei tempi, a questioni meno urgenti e meno sentite dalle donne e dagli uomini di questa regione: il lavoro, la crisi economica, la sanità.

Daniele Viotti
Coordinatore del Coordinamento Torino Pride LGBT

Cota, dovrò revocare il patrocinio al Gay Pride

Roma - Il neogovernatore del Piemonte Roberto Cota, intervenendo alla trasmissione "Porta a porta", ha anticipato che revocherà il patrocinio alla prossima edizione del Gay pride torinese concesso dall'ex presidente Mercedes Bresso. "Dovrò revocare il patrocincio al Gay pride" ha ripetuto più volte l'esponente leghista al termine della puntata.

(via voceditalia)

Inauguriamo quindi il tag buongiorno Padania.

Il nuovo consiglio regionale del Piemonte

Con Roberto Cota presidente della Regione Piemonte su 60 consiglieri 36 vanno al centrodestra, 22 al centrosinistra e 2 ai «grillini», Davide Bono, eletto a Torino e provincia e Fabrizio Biolè, eletto a Cuneo. Roberto Cota ha vinto con 1.043.318 voti, pari al 47,32%, contro la presidente uscente Mercedes Bresso che con 1.033.946 voti è arrivata al 46,90%. La differenza è stata di 9.372 voti. La lista Grillo ha ottenuto 90.086 voti.

I seggi di Cota sono 12 del listino più 24 della coalizione (13 Pdl, 9 Lega, Pensionati-Giovine e VerdiVerdi- Lupi); quelli di Mercedes Bresso:1 lei e altri 21 della coalizione (12 Pd, 3 Di Pietro, 2 Udc, 1 ciascuno Insieme per Bresso, Moderati, Rifondazione e Sinistra-Libertà).

Nella suddivisione per provincia a Torino 6 seggi sono Pd, 2 Di Pietro e 1 ciascuno a Moderati, Insieme per Bresso, Udc, Rifondazione e Sinistra-Libertà, 6 Pdl, 3 Lega, 1 ciascuno a Pensionati e VerdiVerdi, 1 a Grillo. Ad Alessandria: 1 Pdl, 1 Lega, 1 Pd; ad Asti 1 Pdl e 1 Pd; a Biella 1 Pdl e 1 Pd; a Cuneo 2 alla Lega, 1 Pdl ,1 Pd, 1 Udc, 1 Di Pietro, 1 Grillo; a Novara: 1 Pdl, 1 Lega, 1 Pd; nel Verbano-Cusio-Ossola 1 Pdl, 1 Lega, 1 Pd; a Vercelli 1 Pdl, 1 Lega.

Gli eletti della lista regionale sono: Elena Maccanti, Daniele Cantore, Alberto Cortopassi, Rosa Anna Costa, Michele Marinello, Angiolino Mastrullo, Massimiliano Motta, Roberto Rosso, Carla Spagnuolo, Cristiano Bussola e Augusta Montaruli. Si aggiunge la candidata del centro-sinistra Mercedes Bresso.

Secondo gli ultimi dati forniti dal Ministero degli Interni, i candidati eletti nella provincia di Torino sono: del Popolo della libertà Barbara Bonino, Angelo Burzi, Fabrizio Comba, Michele Coppola, Caterina Ferrero e Claudia Porchietto; della Lega Nord Mario Carossa, Gianfranco Novaro, Antonello Angeleri; del Partito Democratico Davide Gariglio, Roberto Placido, Giovanna Pentenero, Nino Boeti, Mauro Laus, Stefano Lepri; del Movimento 5 stelle Davide Bono; dei Moderati per Bresso Michele Dell’Utri; di Rifondazione Comunista Eleonora Artesio; di Sinistra Ecologia e Libertà Monica Cerutti; dell’Italia dei Valori Andrea Buquicchio, Luigi Cursio; di Insieme per Bresso Andrea Stara; dell’Unione di Centro Alberto Goffi; dei Verdi-Verdi Maurizio Lupi; del Partito Pensionati per Cota Michele Giovine.

Gli eletti nella provincia di Cuneo risultano essere Fabrizio Biolè (Movimento 5 stelle); Mino Taricco (Pd);Tullio Ponso (Italia dei Valori); Federico Gregorio e Claudio Sacchetto (Lega Nord); Giovanni Negro (Unione di Centro); Alberto Cirio (Popolo della libertà). Nella provincia di Asti ce l’hanno fatta Angela Motta (Pd) e Rosanna Valle (Popolo della libertà). Nell’Alessandrino Ugo Cavallera (Popolo della Libertà), Riccardo Molinari (Lega NOrd), Rocco Muliere (Pd). Gli eletti nella provincia di Vercelli Luca Pedrale (Popolo della Libertà) e Gianluca Buonanno (Lega Nord). A Novara si sono affermati Mimmo La Rocca (Popolo della Libertà), Massimo Giordano (Lega Nord) e Giuliana Manica (Pd). Nel Verbano-Cusio-Ossola Valerio Cattaneo (Popolo della libertà), Michele Marinello (Lega Nord), Aldo Reschigna (Pd). Infine a Biella Lorenzo Leardi (Popolo della libertà) e Gianni Ronzani (Pd).

(via lastampa)

martedì 30 marzo 2010

Diecimila ragioni per una sconfitta


Come preannunciato, la sfida in Piemonte si è giocata sul filo del rasoio ed è stata partita aperta fino all'ultimo voto. In questo senso, non è che la Bresso ne esca sconfitta in maniera pesante. La sua sconfitta maggiore sta nel fatto di non aver portato quel valore aggiunto che tutti le attribuivano (e quantificavano in 1/2 punti percentuali): in realtà la zarina ha preso meno voti di quelli della sua coalizione, mentre per Cota è stato l'opposto. Anche qui parliamo di un pugno di voti, ben inteso.

Dove sono mancati questi diecimila voti che avrebbero fatto vincere la Bresso? E' quasi impossibile determinarlo. Può essere dalla provincia di Alessandria, storicamente divisa 50/50 tra cdx e csx, che ieri ha premiato Cota di qualche punto percentuale. Può essere dipeso invece dalla città di Moncalieri, la quinta città del Piemonte, ricordiamolo, notoriamente feudo rosso, in cui però ieri la Bresso ha vinto solo con un 49%, mentre dagli altri comuni della cintura è uscita una media di 55/60% di voti per il csx. O, ancora, in Torino città: la Bresso ottiene 'solo' il 55% dei voti, mentre forse ci si aspettava un due/tre punti in più.

Anche Cota non ha stravinto nelle altre province del Piemonte, il suo dato oscilla tra il 57% di Cuneo (che probabilmente ha determinato lo scarto dei diecimila voti) e il 52% di Asti. Nella sua Novara nemmeno ha sfondato: 'solo' il 54,7%. Insomma, Cota in provincia di Torino ha tenuto meglio di quanto ha tenuto la Bresso nelle province del Piemonte 2, e questo ha fatto la differenza.

A Torino città, Bresso oscilla tra il 50% del centro (bassino), e il 60% di Mirafiori Sud. La mia circoscrizione 9 si è comportata bene e le ha dato il 57% dei voti. Anche il temuto sorpasso in Barriera di Milano non c'è stato: Bresso batte Cota 55 a 40.

L'unica soddisfazione di questa tornata elettorale, al di là della tenuta di Torino città e provincia, è di aver portato in consiglio Monica Cerutti di sinistra ecologia e libertà, nonostante la povera performance del partito in Piemonte.

Sulla riconta delle schede, direi che è doveroso quando un'elezione termina al fotofinish. Non ho visto la Bresso intervenire a Porta a Porta, ma mi hanno detto che ha parlato con decoro e contegno, chiedendo sì la riconta della scheda ma ammettendo la sconfitta. Invece mi è giunta voce di un Cota estremamente arrogante (ma certo, è leghista, l'arroganza è di default), però è risultato vincitore e può permetterselo.

Ma quanto brucia.

lunedì 22 marzo 2010

Chiamparino: con la Lega Piemonte vassallo

Sarà la sferzata d’energia frutto della domenicale corsetta mattutina sulle rive del Po. Sarà l’esito del giro propagandistico compiuto nella provincia piemontese. Certo, il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, all’inizio dell’ultima settimana di campagna elettorale per le Regionali, sembra moderatamente ottimista sul risultato della sfida Bresso-Cota. Né troppo impressionato dalla manifestazione romana di sabato scorso.

Eppure, l’accoppiata tra Berlusconi e Bossi, su quel palco in piazza san Giovanni, pareva rinsaldare un’alleanza di ferro nella maggioranza di governo, basata su una netta spartizione del territorio: al nord, il predominio della Lega, al centro-sud, quello del Pdl. Come sindaco di centrosinistra in una città del nord, la prospettiva non la preoccupa?
«A me, Berlusconi è sembrato un leader solo, che cerca di ripetere il consueto copione, con un Bossi sicuramente azionista di riferimento forte della coalizione. Ma pure un azionista che, piuttosto rudemente, fa capire che non deve nulla all’amministratore delegato e, quindi, che, da un momento all’altro, potrebbe anche cambiare strada o essere più autonomo. Dal punto di vista politico, questo atteggiamento rivela una maggioranza fragile, perché Fini non c’è e la Lega, che è l’ultimo partito leninista, ha già dimostrato di avere molta spregiudicatezza nel giocare la sua partita».

C’è, però, quell’immagine di giuramento comune dei candidati governatori che sembra contraddire questa sua impressione.
«Questa è un’altra immagine choccante, ma che non mi stupisce: dovremmo costruire il federalismo e, quindi, i candidati governatori dovrebbero, semmai, giurare ognuno a casa propria. Mentre vanno a giurare nelle mani dell’imperatore. Più che governatori, questi, mi sembrano dei valvassori. D’altra parte, non mi sorprendo. Siamo l’unico Paese d’Europa in cui i Comuni non hanno nessuna autonomia fiscale. Non solo, l’unico Paese in cui il governo fa cadere dall’alto, con discrezionalità politica, i sostegni alle realtà locali. Come l’elargizione di 80 milioni all’Acea di Roma per compensare le multe inflitte per aiuti di Stato. Cosa che non è avvenuta per le altre utility e per i loro azionisti pubblici».

La Lega, però, ha un radicamento sul territorio molto forte, che ricorda quello del vecchio pci. Non vi sentite, voi della sinistra, battuti su quello che era il vostro campo preferito?
«Che la Lega lavori bene sul territorio, è vero. Che noi dovremmo tornare ad essere ancor più radicati, è altrettanto vero. Ma il primo passaggio è proprio quello di vincere le elezioni, laddove, come in Piemonte, abbiamo governato bene. Come, tra l’altro, lo dimostra proprio la vostra inchiesta sulla Stampa di ieri. Ma la Lega, se davvero vogliamo analizzare la sua presenza sul territorio, ha il vero insediamento profondo nell’asse lombardo-veneto, tra Verona e Milano. Questo mi preoccupa, perché quando Bossi dice “la Tav non vi serve, perché l’importante è che voi arriviate velocemente in Lombardia” dà l’idea di un vassallaggio del Piemonte verso quell’area».

Scusi, ma non è proprio lei a essere favorevole al progetto Mi-To? Non c’è una contraddizione in questo suo timore di sudditanza piemontese alla Lombardia?
«No. Io rivendico l’idea che con quell’area si possano fare progetti comuni, ma vanno fatti con la schiena dritta e, quindi, condizione necessaria è non essere, obiettivamente, anche al di là della volontà dei singoli, tributari di un radicamento politico, sociale ed economico che ha, lì, la sua forza. Senza offendere nessuno, ma il peso politico di un Maroni, di un Calderoli, di un Castelli, per non parlare di Bossi, è diverso da quello di Cota o di Borghezio. Il rischio, perciò, che una vittoria di Cota porti a una “lombardizzazione” del Piemonte è molto forte».

Ultima domanda su un argomento diverso: per la candidatura del centrosinistra a prossimo sindaco di Torino, è meglio puntare su un uomo di partito o su un esponente della società civile?
«Sono d’accordo con Castellani: io sono disposto a fare la mia parte, a stare al tavolo, anche non a capotavola come dice lui, dove un gruppo di persone rappresentative, non solo formalmente, di quella coalizione che in questi 15 anni ha governato Torino, e credo bene, ragioni sulla condizione della città. Solo dopo aver individuato il progetto sul futuro di Torino, si può pensare alla persona, o alle persone, più adatte a realizzarlo. A quel punto, saranno le primarie a confrontare questa figura, o questa rosa di figure, con altre, magari presentate da diversi raggruppamenti o diverse forze politiche. Ma non voglio eludere la sua domanda: proprio questi ultimi 15 anni di governo hanno avuto anche il risultato di amalgamare la distinzione tra rappresentanti di partito e rappresentanti della società civile. E’ stato un amalgama ben riuscito a Torino, come dimostra proprio la staffetta, in piena continuità, tra Castellani e me».

(via LaStampa)

giovedì 18 marzo 2010

Francesismi

Cota che dà della "francese" alla Bresso come se questo fosse un insulto è una dimostrazione lampante che il leghista non sa nulla della mentalità dei cittadini torinesi. Da noi "francese" è un complimento.

Duello Bresso-Cota: un altro flop


Insomma, i dibattiti politici che vedono contrapposti Mercedes Bresso e Roberto Cota non sembrano fare contenti i giornalisti. Leggo ora qui (e qui) che, nella versione live di Ballarò con Floris al circolo della Stampa, si è parlato di temi nazionali più che di quelli regionali, e che i due candidati hanno presto preferito limitarsi a scambiare offese reciproche. Meno male che fra poco si vota.

venerdì 12 marzo 2010

Circolo vizioso

Non sono d'accordo con la decisione della Cassazione di far prevalere la tutela delle frontiere sulla tutela del diritto allo studio dei bambini (oddio, non che l'abbiano deciso loro, però...).

In particolare poi sono allibito dalle dichiarazioni di alcuni esponenti della destra, che plaudono alla decisione, come il sindaco di Novara, Massimo Giordano -neanche bisogno di dirlo- leghista (e vicinissimo a Cota, ma dai):

"Se un uomo non può mandare suo figlio a scuola, non può avere le cure sanitarie gratis, e sottolineo gratis, per la famiglia, non ha ogni giorno la pagnotta garantita dalla Caritas finisce per tornarsene a casa sua".

Scusa?

I leghisti credono, non so se più da ingenui o da crudeli egoisti, che portando ai limiti dell'estremo le condizioni di vita degli immigrati, questi finiranno per tornare volontariamente nei loro paesi. Ma la realtà, cari Giordano, cari Cota, cari leghisti intolleranti, è che tutte queste misure continuano solamente a spingerli verso l'illegalità più profonda, costringendoli a vivere da fantasmi e aumentando la criminalità.

Criminalità di cui si nutre la Lega per aumentare il consenso popolare.
Fine del ragionamento.
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