martedì 31 marzo 2009

Candidati alla Provincia di Torino pronti al via

Oggi i bambini Ghigo del Pdl piemontese e Cota della Lega Nord Piedmont andranno dai papà Berlusconi e Bossi per far scegliere a loro chi candidare per il centrodestra alle elezioni provinciali della Provincia di Torino che si terranno a giugno 2009. Nessuna news è ancora trapelata sulla scelta (anche se due articoli di oggi di Repubblica riportano due esiti diversi, Bossi vince / Bossi perde), ma noi andiamo ad indagare comunque i candidati che fino ad ora si sono delineati.


Maccanti Elena Maccanti, deputata del Carroccio, segretaria della Lega Nord - sezione di Torino. 38 anni, non sposata, laureata in lettere moderne e giornalista di professione. Nel corso dell'ultimo anno ha lavorato nella commissione relativa alla cultura e ha presentato alla Camera una proposta di tutela della lingua storica piemontese.










Porchietto Claudia Porchietto, 41 anni, è l'esponente indicata dal PDL e in particolare dal segretario regionale Enzo Ghigo. Sposata con due figli, la Porchietto è tuttora Presidentessa dell'API, già punto di riferimento della Confcommercio e dei negozianti della provincia.








Vietti Michele Vietti è l'esponente della lista dell'UDC. Classe 1954, è stato definito "una delle personalità più rappresentative del partito" da Casini in persona. E' stato consigliere comunale di Torino dal 90 al 97, componente del Consiglio Superiore della Magistratura, Deputato alla Camera e Vice segretario nazionale del partito.








Saitta Antonio Saitta, Presidente provinciale uscente, si ricandida al secondo mandato come esponente del PD e probabilmente anche di molti partiti della sinistra. Il suo gradimento in questi quattro anni e mezzo di giunta è stato basso (intorno alla 90esima posizione nella classifica dei presidenti di provincia italiani redatta da IPR ogni semestre), e il suo mandato è passato in maniera molto silenziosa. Campeggia ora nei manifesti assieme a Chiamparino con la speranza di conquistare per osmosi un po' della popolarità e del supporto di cui gode il Sindaco. L'unica azione per cui lo si ricorda è il categorico rifiuto a ricevere l'immondizia napoletana durante il governo Prodi.




Come al solito, ottimi come immagine i candidati del centrodestra (donna in carriera la Porchietto, ragazza single della porta accanto la Maccanti), monotoni quelli del centrosinistra (evviva il rinnovamento) e superati quelli del centro (no comment). Mi riservo tuttavia di cercare più materiale sull'ideologia dei quattro candidati, e valutare poi quella.



martedì 24 marzo 2009

Se incontrassi una ronda...


Ronde.sbrega_copertina


 

 

24 mar. - di GioZ. Mi vedo in una città del nord leghista. Camminare lungo una strada. Scorgere qualche metro avanti un gruppo di persone. Le vedo muovere con passo cadenzato. Sembra abbiano una qualche divisa. Nessuna di quelle rassicuranti che conosco. Nonostante la tentazione di cambiare strada non riesco a fermarmi.

 

Adesso distinguo meglio quel gruppo di persone variegato per età, statura, sesso, ma con un'unica espressione in viso. Rallento. Intuisco che trattasi di ronda.

 

Quasi mi fermo. Cerco di ragionare e non riesco a comprendere il mio malessere. Provo qualcosa allo stomaco. Anche le mie gambe segnalano la propria inquietudine.

 

Ad un tratto mi rendo conto di aver paura. Non sono un immigrato, dico a me stesso. Ho la pelle bianca. Se sto zitto nessuno capirà dall'accento che sono siciliano. Le mia auto-rassicurazioni non sono sufficienti.

 

Sono vicinissimi. Il mio battito è aumentato. Cerco di recuperare con un po' di freddezza la ragione. Mi dico di stare calmo e che non ho nulla da temere. Mi adopero nello studio dell'incontro ravvicinato.

Cerco nei miei pochi studi di psicologia di trovare l'atteggiamento giusto per superare la paura e la ronda.

 

Adesso sono proprio vicini, ci incontreremo tra pochi passi. Allora decido che quando ci sfioreremo accennerò ad un sorriso. Ma che sorriso può venirne fuori? Sarà un sorriso accennato, forzato, incapace di velare il mio stato d'animo.

 

Rischio di complicare le cose. Magari qualcuno si accorgerà che sono sudato, impaurito e che li guardo con occhi sospettosi e forse il mio atteggiamento attirerà la loro attenzione. A questo punto mi fermeranno e non potrò salvarmi.

 

Non riuscirò, con il mio carattere emotivo, ad essere convincente, non sarò capace di mantenere la calma.

 

Non riuscirò a nascondere la mia paura. Forse mi conviene girare i tacchi e accelerare il passo. Forse no. Si insospettirebbero, qualcuno griderà “sta scappando” e l'effetto ronda scatterà inesorabilmente e non avrò scampo.

 

Caspita sono tutto sudato. Volevo soltanto fare una passeggiata. Ho deciso torno a casa, nella mia isola, almeno basterà la mia parlata dialettale a salvarmi da eventuale ronde sulla sicurezza. E allora sì sarò al sicuro! GioZ.

 

--

"Davvero il senso della sicurezza che questo governo diffonde in realtà è un sentimento di paura verso l'altro." - Peppe

 


mercoledì 18 marzo 2009

No way!

Ma quanto è brutto il nuovo fidanzato ufficiale della Principessa, nonché futura Regina, Victoria di Svezia?


Victoria


 


Secondo fonti ufficiali, dice il giornale norvegese Verdens Gang, si sposeranno nel 2010.


Meno male che invece il Principe Carl Philip è tornato libero (io continuo a dire che è gay).


Karl 



E' nata

  Sinistraelibert_ 


Buon lavoro ragazzi.



lunedì 16 marzo 2009

La Coop sei tu

Socio-coop Il mio amico Davide sabato mi ha chiamato sprizzante di felicità da tutti i pori: era appena stato a fare la spesa al suo Ipercoop di fiducia in via Livorno e non solo ha ottenuto il 20% di sconto sui prodotti di marca in quanto socio Coop, ma un'ulteriore riduzione di 10% sul totale della spesa. Totale: 30% in meno, che in questi tempi di crisi per noi poveri giovani precari fa la differenza.


Siamo così finiti a parlare della Coop anche ieri sera con Alice. Fieri ambientalisti tutti e tre, eravamo tutti in visibilio parlando della politica ambientale della Coop: Davide che raccontava che ogni prodotto presenta la doppia scelta tra una versione normale e una ecologica/biologica/organica (come i tovaglioli biodegradabili ed ecocompatibili che abbiamo usato ieri sera a cena), io che lodavo l'attenzione e la grande varietà di prodotti per vegetariani, Alice che diceva di apprezzare che non testassero i prodotti sugli animali... insomma, tre pazzi invasati.


Il fatto è che alla Coop ti senti davvero a casa: l'ambiente risulta famigliare perché la maggior parte dei punti vendita non sono molto grandi, e quelli che invece hanno dimensioni superiori presentano dei "punti d'ascolto" per far sentire i clienti coccolati e ascoltati. Inoltre, in un mondo business dominato dai grandi capitalisti, è rinfrescante pensare di dare i propri sudati denari ad una cooperativa, specialmente ad una che rispecchia i propri principi di sostenibilità etica e ambientale. E con soli 25 euro ottieni la tessera vitalizia di socio Coop, godendo di tutti quegli sconti sui prodotti di marchio Coop e di tutti quei vantaggi che l'azienda ha pensato per combattere il caro prezzi.


Unica pecca che impedisce alla Coop di raggiungere il 100% dell'eccellenza è il portale e-coop: molti collegamenti sono vuoti o corrispondenti a link non più esistenti e, cosa di importanza fondamentale, manca poi un'e-mail che permetta ai visitatori di contattare l'azienda.


Al di là di questo, i tre invasati l'hanno promossa a pieni voti.  



martedì 10 marzo 2009

Scienza riunita a Copenaghen per l'emergenza cambiamenti climatici

Climatechange L´Università di Copenhagen ospiterà dal 10 al 12 marzo 2009 il congresso internazionale "Climate change: global risks, challenges and decisions" ("Cambiamenti climatici: rischi, sfide e decisioni globali"), un evento organizzato in collaborazione con altre 9 università dell´International alliance of research universities (Iaru) e che ha come obiettivo principale quello di «fornire una sintesi della conoscenza scientifica esistente ed emergente, necessaria affinché possano essere prese decisioni sociali intelligenti riguardo alle strategie di mitigazione e adattamento in risposta ai cambiamenti climatici. L´evento intende individuare i progressi nella scienza, nella tecnologia e nella politica necessari per assicurare la sostenibilità delle comunità globali nel decennio in corso e in quelli a venire».

Il congresso fa parte della road map che porterà alla quindicesima Climate change conference dell’Onu (COP15) che si terrà a Copenhagen a dicembre. Al termine di COP15 le scoperte saranno raccolte in un libro sui cambiamenti climatici e ai responsabili delle politiche verrà offerta una sintesi dei risultati contenente le principali scoperte, come complemento dell´opera del Comitato intergovernativo sui cambiamenti climatici dell’Onu (Ipcc) . Il congresso del 10 marzo dovrebbe così fornire ai 192 Paesi che parteciperanno alla COP15 le basi scientifiche per decidere cosa è meglio fare e qual siano gli interventi prioritari e più urgenti.
I cambiamenti climatici sono oramai una realtà scientifica, ma gli scienziati si chiedono ancora cos succederà alle attività umane e come risentiranno dei cambiamenti già in corso. Cosa ne sarà dell’agricoltura e del cibo? E cosa di mari e fiumi e della gestione delle risorse idriche?

Per cercare di rispondere a queste domande alla conferenza di Copenhagen parteciperanno anche ricercatori di Bioversity International, portando il loro lavoro di ricerca sull’uso della biodiversità come strumento per rispondere alle sfide del cambiamento climatico.

«Infatti – sottolinea una nota di Bioversity International - contrariamente a quanto si pensa comunemente la soluzione al riscaldamento globale non sta solo nella riduzione delle emissioni di gas serra o la compensazione per le emissioni di gas nocivi. Una delle prospettive più promettenti per far fronte a questo complesso problema sta nella conservazione e nell’uso della biodiversità agraria per aiutare gli agricoltori a “adattarsi” alla mutevolezza del clima. La diversità delle colture, ed in particolare il patrimonio genetico delle varietà selvatiche dalle quali derivano, può essere di enorme aiuto in questo: i progenitori delle colture moderne, infatti, sono depositari di alcuni tratti genetici che possono essere utilizzati nella selezione di nuove varietà colturali in grado di adattarsi ad un clima più secco o a piogge irregolari».

Andy Jarvis, ricercatore di Bioversity International ed autore di uno studio sulle conseguenze del cambiamento climatico sui parenti selvatici delle piante da coltivazione, spiega che «La domesticazione delle specie selvatiche parenti di ciò che coltiviamo nei campi è alla base stessa della nostra agricoltura e oggi le specie selvatiche stanno divenendo sempre più importanti perché la scienza ha bisogno di loro come fonte di diversità genetica con cui migliorare le coltivazioni esistenti. Ci sono molti esempi di come le specie selvatiche siano state utili in passato per aumentare la resistenza ai parassiti o alle malattie nelle specie coltivate. Pensiamo che il loro ruolo in questo secolo sarà sempre più rilevante, soprattutto come risorsa per contrastare i cambiamenti climatici».

L’erosione accelerata della biodiversità sta facendo diminuire quindi anche le possibilità di farvi ricorso e i cambiamenti climatici mettono in pericolo le specie selvatiche, anche quelle con tratti genetici essenziali per l’agricoltura e per migliorare i raccolti che sfamano la maggior parte degli esseri umani. Secondo lo studio di Jarvis, sono a rischio di estinzione tra il 16 e il 22% delle specie utili all’agricoltura. Se anche il livello di aumento delle temperature rimanesse quello attuale, prima del 2055 si ipotizza che circa un quarto delle specie selvatiche di arachidi si estingueranno.

Lo studio di Bioversity evidenzia che anche tra le piante ci saranno vincitori e vinti a causa del cambiamento climatico. In Africa è prevedibile una forte riduzione dei raccolti di mais ma questo avverrà a vantaggio del ritorno dell’autoctona cassava, che vedrà aumentare il territorio potenzialmente adatto alla sua coltivazione.
Secondo Jarvis, «una possibilità potrebbe essere quella di passare da una coltura all´altra. Naturalmente questo non è assolutamente facile, dato che esistono intere culture costruite attorno ad un particolare tipo di cibo, ma potrebbe diventare una necessità»

Toby Hodgkin, a capo del programma di partnership globale di Bioversity, è convinto che «Un’opzione per cercare di arginare il problema è raccogliere i semi e conservarli in apposite banche dei semi. Secondo i nostri modelli si tratta di una misura di conservazione molto importante, perché a lungo termine prevediamo che molte specie cruciali per l´alimentazione saranno minacciate nel loro ambiente naturale».


(da greenreport.it)



Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...