venerdì 8 gennaio 2010

Cota, il Piemontese e la sanità

Se sarà insediato a Palazzo Lascaris, il Governatore Cota darà il riconoscimento ufficiale alla lingua Piemontese durante le celebrazioni per l'Unità d'Italia.

L'idea mi lascia tutto sommato abbastanza indifferente: una cosa (sacrosanta) è soccorrere i dialetti, che sono una realtà sociolinguistica in declino e rappresentano un bagaglio storico e culturale notevole per la nostra regione, un'altra è il sentire discorsi alla Reggia di Venaria pronunciati in Piemontese. Io, di origine veneta per entrambi i genitori, non capirei nulla. D'altronde, se proprio vogliamo attenerci alla storia, come giustamente riportato nell'articolo, al tempo dell'Unità d'Italia, Cavour come tutti i politici ed intellettuali, si esprimenva in francese.
Quindi, per concludere, buona idea in teoria ma evitiamo di ricamarci sopra arzigogoli politici di qualunque colore o sponda essi siano.

Altra news: Cota intende sbrogliare la burocrazia sanitaria regionale e introdurre la prenotazione telematica degli esami medici. Ottima idea. Ma non è già stato inventato (nel lontano 2006) il sovracup? Io personalmente l'ho usato una volta per prenotare una risonanza magnetica e sono riuscito ad averla il giorno dopo alle 8.30 di mattina al Maria Vittoria. Direi che funziona in maniera egregia.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Beh, allo stato attuale il piemontese, che è considerato una lingua ben diversa dall'italiano (che andrebbe più correttamente chiamato toscano) da tutti i linguisti di questo mondo, è considerato dallo stato italiano come un dialetto (nel senso di variazione) dell'italiano. Cosa non vera e che lo discrimina rispetto ad altre lingue riconosciute come tali (la discriminante è solamente politica, non linguistica).
Nella maggior parte dei paesi europei laddove esiste una lingua regionale diversa da quella ufficiale dello stato, questa viene riconosciuta e tutelata. Vedi Spagna (Paesi Baschi, Catalogna, Galizia, Valencia, Baleari, etc), Bretagna, Belgio, Lussemburgo, Svizzera, Olanda (Frisia), Irlanda (che oggi utilizza anche il gaelico che era stato soppiantato da secoli dall'ingelse), etc etc. E si tratta di realtà modernissime e dinamiche, non chiuse o "retrogade" come qualcuno vorrebbe far credere. Consideriamo anche che fino a pochi decenni fa il piemontese era LA lingua primaria dei piemontesi (addirittura anche le prime sedute del parlamento italiano furono in piemontese),e la gente comunicava cosi come lo fa oggi, ma semplicemente con quella che era la lingua naturale della regione, e non quella imposta dallo stato (nel 1861 al di fuori della Toscana solo il 2% della gente parlava l'italiano).
Se si estingue il piemontese non si estingue un "dialetto" (definizione alquanto faziosa per altro) ma si estinguono anche un popolo e una cultura. Sarebbe anche bello e interessante fare "integrare" anche chi piemontese non è all'interno della cultura di questo antico popolo. Spesso ci scandalizziamo quando vediamo popoli "minacciati" (es Tibetani) che rischiano l'annullamento della propria cultura (in modo plateale e violento, e proprio per questo non accadrà), senza renderci conto che in modo più subdolo stiamo subendo la stessa sorte da 100 anni a questa parte, da quando in questa terra è stata imposta una cultura diversa da quella autoctona. Cosa c'entra la cultura piemontese con quella "italiana" di oggi (soprattutto quella nazional popolare televisiva) che è prettamente di stampo centro-meridionale?
E lo dico da piemontese che come te ha anche origini venete.
Saluti

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...