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martedì 25 ottobre 2011

Tra Torino e Borgaro altri 850 metri di pista ciclopedonale

Approvato dal Comune di Torino il progetto definitivo per la realizzazione di un nuovo tratto della pista che collega il capoluogo a Borgaro e Settimo. L'intervento rientra nelle opere previste dalla "Tangenziale verde"

Il Comune di Torino ha approvato oggi il progetto definitivo di un nuovo tratto di pista ciclabile che sorgerà tra il capoluogo, Borgaro e Settimo. Il percorso si sviluppa per circa 850 metri lungo la strada comunale del Villaretto e si innesta nel Comune di Borgaro con la pista ciclabile già esistente proveniente dalla Cascina Santa Cristina. L’opera metterà quindi in collegamento il quartiere del Villaretto con la rete extracomunale già esistente e costerà alla città 110 mila euro, reperiti attraverso i finanziamenti ministeriali al Prusst.

L’opera è compresa nell’ambito del progetto “Tangenziale Verde”, un'area cuscinetto tra i comuni di Borgaro, Settimo Torinese e Torino, che prevede la creazione di un parco intercomunale di connessione tra parchi urbani e regionali con relative opere di difesa idraulica, il recupero del comprensorio dei laghi di cava di Torino e Borgaro, 40 km complessivi di percorsi ciclopedonali e la definizione di aree da destinare alla rilocalizzazione di attività produttive.
La tangenziale verde comprenderà il territorio metropolitano tra i torrenti Stura e Malone per un totale di 2.800.000 m², collegando il Parco del Po Torinese con il Parco regionale La Mandria.

via http://www.ecodallecitta.it/notizie.php?id=108853

martedì 18 ottobre 2011

Ecosistema Urbano: Legambiente mette Torino all'8° posto tra le grandi città


Anche quest'anno Legambiente mette in riga i 104 capoluoghi di provincia italiani distinguendo tra bravi e cattivi, best e worst practices nel suo rapporto Ecosistema Urbano. Le città sono state divise in tre classi, a seconda del numero di abitanti: Torino rientra nelle grandi città, insieme con le altre 14 città italiane con più di 200.000 abitanti. Torino si piazza all'8° posto nella classifica finale, un posto al centro del ranking che potrebbe sembrare senza infamia e senza lodi, ma non è proprio così: Torino eccelle in alcuni aspetti e si distrugge sotto altri, vediamoli uno per uno.

Il rapporto Legambiente inizia con la qualità dell'aria: Torino nuovamente maglia nera. Se non brilliamo per NO2 e Ozono, siamo proprio ultimi per quantità di polveri sottili PM10 nell'aria. Ma già lo sapevamo.

Migliori news vengono dal sistema idrico, dove Torino è un po' sprecona (11° posto nella classifica di chi consuma meno acqua) ma almeno tecnicamente solo il 22% di acqua è dispersa, che ci vale il 2° posto dopo Milano. Siamo al primo posto, con Milano, anche nella capacità di depurazione (100%).

Rifiuti. Anche qui il lavoro fatto negli anni passati frutta bei piazzamenti: 5° tra chi produce meno rifiuti (noi ne produciamo 540 kg/ab annui), 2° nella raccolta differenziata - solo Verona fa meglio del nostro 42%.

Torino non brilla in quanto a trasporto pubblico, siamo pessimi nel tasso di motorizzazione auto (61 auto circolanti ogni 100 abitanti, che ci vale un 13° posto) ma ci riprendiamo in quello delle moto (solo 8 motocicli ogni 100 abitanti, meglio di noi solo Venezia, il che è tutto dire).

Isole pedonali: Torino 5° posto in classifica con 0,44 mq/ab, dopo Venezia, Firenze, Padova e Trieste.

Torino è 5° anche in quanto a piste ciclabili (mq/ab), dopo Padove, Venezia, Verona e Bologna. In totale, siamo al quarto posto come indice di ciclabilità - che valuta indicatori quali presenza di biciplan, ufficio biciclette, segnaletica direzionale, cicloparcheggi di interscambio, bicistazione, piano di riciclo biciclette, contrasto furti, bike-sharing... come numero di prelievi il nostro bike sharing è secondo solo a quello di Milano.

Verde urbano: Torino è 5° nella proporzione con il numero di abitanti (13,69 mq/ha), e sale al 3° posto nella dimensione totale delle aree verdi (2731 mq/ha).

Ma è nelle politiche energetiche e ambientali che Torino ottiene le maggiori soddisfazioni:
1° nel teleriscaldamento
1° nell'indice di politiche energetiche (introduzione di incentivi economici e norme cogenti sul risparmio energetico e diffusione fonti energia rinnovabile, procedure di attività libera per l'istallazione di solare termico/fotovoltaico, presenza di Energy manager, acquisto di energia elettrica da fonte rinnovabile...)
1° nelle certificazioni ambientali delle imprese (4 ogni 1.000... qui di strada da fare ce n'è ancora molta)
2° nell'eco-management (utilizzo di carta riciclata negli uffici comunali; auto comunali ecologiche; prodotti equosolidali; certificazione ambientale del Comune; raccolta differenziata all’interno del Comune...)

Insomma, non male sicuramente, ma neanche troppo bene. Soprattutto a livello di inquinamento bisogna rimboccarsi le maniche, ragazzi. Le soluzioni fin qui proposte chiaramente non funzionano o funzionano in modo troppo blando, mentre la città ha bisogno di interventi più radicali. Eddai.

martedì 13 settembre 2011

Il bike sharing si allarga

via lastampa.it

Il bike sharing raddoppia e si trasferisce in periferia. Convinta che si debba a tutti i costi rompere l’isolamento - di infrastrutture, collegamenti, relazioni, opportunità - in cui si divincolano i quartieri di periferia, l’amministrazione ha deciso di cominciare dalla mobilità. Leggera, sostenibile, perché è chiaro a tutti che una delle città più inquinate d’Europa ha bisogno di una rivoluzione nel modo di spostarsi. A cominciare dalle biciclette, e da un sistema che, arrivato a quasi 60 stazioni, 13 mila abbonati e 3 mila prelievi giornalieri, è pronto a moltiplicarsi e uscire dalla cinta daziaria del centro.

Entro il prossimo anno verranno installate 57 stazioni: 24 sono in lavorazione, 27 da definire, le ultime 6 in attesa che si risolvano alcuni problemi tecnici. Una cosa è certa: i nuovi interventi coinvolgeranno tutti i quartieri finora esclusi, e disegneranno un progressivo avvicinamento alle zone più periferiche. Per pianificare a tavolino i prossimi interventi l’assessore all’Ambiente Enzo Lavolta ha incontrato i presidenti di circoscrizione. Ha comunicato il piano di espansione della rete. Ma ha anche chiesto collaborazione: le nuove postazioni da piazzare saranno individuate dall’amministrazione in tandem con i quartieri, secondo le necessità delle varie zone della città e i flussi di traffico in teoria più idonei.

Tenendo presente un criterio: «La rete, per funzionare, dev’essere a maglie strette», spiega Lavolta, «non più di 3-400 metri tra una stazione e l’altra». L’espansione, dunque, seguirà la logica dei cerchi concentrici, e sarà graduale. Ma non solo: il vertice con le circoscrizioni è servito anche per tracciare soluzioni inedite: «Immagineremo alcune arterie su cui sviluppare il servizio», spiega l’assessore, «direttrici che colleghino zone esterne con il centro». Un primo fronte su cui si lavorerà è l’asse di corso Francia. «Usare le grandi direttrici del trasporto pubblico può creare sinergie virtuose tra i mezzi e le biciclette», ragiona il presidente della quarta circoscrizione Claudio Cerrato.

Un altro tassello sarà la mobilità ciclabile universitaria. «È una delle ipotesi su cui sto lavorando con l’assessore alla Viabilità Lubatti», dice Lavolta. «Sarà uno dei cardini dell’elaborazione del prossimo bici plan». Un altro sarà la partnership con le imprese: le aziende con più di 300 dipendenti per legge sono tenute a prevedere la figura del mobility manager e ad adottare misure per la mobilità sostenibile dei loro dipendenti. Alcune grandi società si sono già fatte avanti, disposte a piazzare stazioni nei dintorni - accollandosi parte dei costi di installazione - e incentivare i lavoratori a spostarsi in bicicletta.

giovedì 1 settembre 2011

Save Piazza San Giovanni


Che sarebbe poi la Piazza del Duomo. Nemmeno io ne conoscevo il nome fino a ieri, quando ho letto sulla Stampa che la Soprintendenza aveva esteso la sua ala protettrice anche a quello conosciuto come "Palazzaccio", il brutto edificio (o quantomeno discutibile) di fronte al Duomo (qui una breve storia del palazzo, di seguito la foto di Palazzo Richelmy, il predecessore del Palazzaccio):


Oggi leggo su Repubblica un nuovo intervento della soprintendente ai beni culturali Luisa Papotti, un appello a non lamentarsi di quello che c'è sulla piazza (perché tanto ci rimarrà, per quanto discutibile possa essere) ma a provare a valorizzarla cambiando quello che si può cambiare.

In effetti la Papotti fa una riflessione molto giusta quando dice che "in genere la piazza della cattedrale è importante in una città, per Torino non è così". Quanti di noi sanno il nome della Piazza? Quanti la frequentano? Quanti di quelli che la conoscono e ci passano si fermano mai come in piazza Castello o in piazza San Carlo? Piazza del Duomo è effettivamente solo un luogo di passaggio (io la attraverso in genere arrivando da Piazzetta Reale per andare al Quadrilatero romano). La posizione defilata non aiuta: quando ne si descrive la posizione si dice solitamente che si trova "dietro" Piazza Castello, che poi è un "dietro" non solo in senso fisico ma anche di importanza.

E ancora dice la Papotti: "Questo Duomo non ha un sagrato, esci dalla chiesa e ti passa davanti a piena velocità un tram". Tram che, secondo la soprintendente, potrebbe facilmente essere spostato su piazza Castello e sui Giardini Reali.

Senza contare poi che quella piazza costituisce anche l'accesso alla zona dei Fori Romani di Torino che, anch'essi, passano decisamente inosservati o meno osservati di quanto potrebbero essere.

Chiudere quel tratto di via XX Settembre riuscirebbe a creare un senso di staticità che è più proprio di una Piazza. Ma non è il solo intervento che si potrebbe fare: ci vorrebbero più panchine per permettere alla gente di sostare e "creare" un senso di piazza - piazza come luogo d'incontro, piazza come luogo vivo e vissuto. L'ultimo tratto di via XX Settembre, quello che passa tra il parco della Porta Palatina e il Museo di Archeologia, potrebbe diventare un ben viale alberato incorporato nel parco (pensate da via Garibaldi e persino da via Pietro Micca che bell'effetto visivo!) e terminare su Corso Regina. E ovviamente Wi-Fi libero per tutti.

lunedì 29 agosto 2011

Porta Nuova pronta ad andare in pensione

Con il passante ferroviario, le stazioni principali di Torino saranno Porta Susa e Lingotto, con Zappata, Rebaudengo e Stura a fare da seconde.
E quindi si apre (anzi,c ontinua) il dibattito su cosa fare non tanto di Porta Nuova, che è appena stata ristrutturata da Trenitalia e quindi continuerà a fare il centro commerciale, quanto piuttosto dell'aria dei binari che saranno dismessi.
Nuovo investimento edilizio per unire San Salvario e San Secondo?
Mah.
Forse si può pensare ad altro.
(NO, non intendo il mare)

Torino Daily Photo: Chiusa la LIS

da Torino Daily Photo

Si è chiusa ieri la LIS - Libreria Internazionale de La Stampa (oggi Libreria Mondadori) in via Roma 80 a Torino. Per i torinesi tuttavia è sempre stata la Libreria de La Stampa. Da ragazzo andavo a sfogliare di straforo i giornali stranieri provando l'ebbrezza di essere un po' all'estero. So che oggi ciò muove quasi un sorriso di commiserazione ma per noi ragazzi cresciuti senza Internet, era già molto. Gli ultimi anni ha fatto bella mostra -al numero 82- il manifesto che QUI si vede in grandezza tale da poter essere letto. Raffigura Norberto Bobbio e la citazione è tratta da "Politica e Cultura" (1955): ""Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze""... Io sono un estimatore di Apple ma che al posto della Libreria de La Stampa e del manifesto di Bobbio venga aperto un Apple Store, no, non provoca in me alcun entusiasmo. Anzi.

domenica 28 agosto 2011

Via Carlo Alberto: plebiscito pedonalizzazione completa

L'Assessore Lubatti ha chiesto ieri ai torinesi di esprimere la loro preferenza rispetto alla pedonalizzazione completa o parziale di via Carlo Alberto e i torinesi hanno risposto in maniera inequivocabile: al momento, su 1000 voti, il 77% vuole la pedonalizzazione completa della via, al di là del problema della raggiungibilità del parcheggio di piazza Bodoni.



La seconda opzione, con un misero 11%, è favorevole alla circolazione delle auto nel tratto da Corso Vittorio a via Mazzini: tra le tre opzioni presentate che prevedevano la circolazione delle auto, quella fino a via Mazzini è quella che vede la circolazione minima indispensabile per raggiungere il parcheggio sotto il Conservatorio.

Le altre opzioni prevedevano la circolazione delle auto fino a via Andrea Doria (e quindi alla bellissima Piazzetta Due Lampioni, appena venuta alla luce grazie alla pedonalizzazione dell'area) o fino a via Maria Vittoria.
Nelle foto, prima e dopo - piazzetta Due Lampioni com'era prima e com'è adesso:




Come raggiungere quindi, in caso di completa pedonalizzazione della via, il parcheggio di Piazza Bodoni? Il problema c'è, e non è cosa da poco. La struttura contiene 454 posti e vi si accede scendendo su via Carlo Alberto e svoltando a destra in piazzetta Due Lampioni su via Bodoni. La soluzione ottimale per mantenere questa viabilità sarebbe autorizzare la circolazione delle auto fino a via Andrea Doria, ma così si perderebbe la pedonalizzazione della piccola piazzetta della banca Passadore: soluzione che consiglio vivamente di evitare. Piuttosto, si renda via Bodoni percorribile su entrambi i sensi, eliminando i parcheggi in superficie: così darà possibile accedere al parcheggio da via San Francesco da Paola.

Giardini Reali alti: ancora due anni per l'apertura

Botta e risposta su Specchio dei Tempi in merito alla chiusura della parte alta dei Giardini Reali (ma da quanti anni ormai?)

14/8/2011

Un lettore:

«Si è cercato, in occasione delle manifestazioni per il 150° dell’Unità d’Italia, di abbellire Torino e di mettere in mostra le sue innumerevoli bellezze, ma i giardini di Palazzo Reale sono chiusi, perché?
«Sono passato, pochi giorni fa, sotto il porticato del cortile del Palazzo ed ho visto l’entrata ai giardini chiusa da uno sgangherato portone, con buchi che lasciavano vedere l’interno, tutto incolto e pieno di sterpaglie.
«Chiedo, a chi di dovere, come mai codesti giardini, con le loro bellissime piante secolari (una in particolare ricordo, con tutti i rami che scendevano a terra, formava al suo interno una specie di antro buio suggestivo), la grande fontana, le statue, i sentieri: un luogo fresco e tranquillo nel pieno centro della città, che sarebbe tanto gradito agli innumerevoli visitatori del Palazzo Reale, è colpevolmente chiuso e inagibile?
«Ricordo che, anni addietro - d’estate - vi si tenevano spettacoli interessanti, feste, era un luogo frequentatissimo e d’intrattenimento, come mai è finito così miseramente?
«Si sono spesi (e si continuano a spendere) tanti soldi per creare ex novo giardini in altra reggia alle porte di Torino, mentre ciò che c’era, da decenni e decenni, viene lasciato in abbandono?
«Chissà se qualcuno può dare risposta alla mia amarezza per tanta incuria?».
GIUSEPPE M.


27/8/2011

Il direttore di Palazzo Reale scrive:

«Gentile lettore, rispondo alle sue osservazioni del 14 agosto sul tema dei Giardini Reali e della loro attuale chiusura. «Il discorso parte da lontano, dal 1997 e dall'incendio della Cappella della Sindone, il cui immenso e problematico cantiere ha imposto il collocamento della gru e di tutti gli apparati di servizio appunto nei Giardini, dietro il Cortile d'Onore di Palazzo Reale e in adiacenza della Manica Nuova.


Nella stessa area è stato allestito anche il cantiere di restauro di Palazzo Reale (anch'esso danneggiato dall'incendio), durati cinque anni. «In alternativa, i cantieri avrebbero potuto essere posizionati in Piazzetta Reale o presso il Duomo: ma che ne sarebbe stato dell'immagine della città durante gli anni meravigliosi che hanno preceduto e seguito le Olimpiadi invernali, il Congresso mondiale degli architetti, le stesse Celebrazioni del centocinquantenario? «La chiusura dei Giardini è parsa il male minore. E tale è sembrata anche nei confronti dei restauri a seguire: la Manica Nuova di Palazzo Reale destinata ad ospitare la Galleria Sabauda, il cui cantiere è attivo da tempo senza alcuna invasione della città insieme a quello delle centrali tecnologiche di servizio per l'intero Polo Reale.


«Non solo: a breve gli stessi Giardini saranno oggetto di un restauro imponente, sia sotto il profilo impiantistico che formale, ritrovando entro due anni gli antichi tracciati sei e settecenteschi, rinnovando le alberate ormai esauste per vetustà. Contiamo di poter offrire ai torinesi e ai visitatori sempre più numerosi uno spazio verde più sicuro, accogliente e suggestivo».
DANIELA BIANCOLINI

venerdì 26 agosto 2011

Un Po di spazzatura


In effetti sono stato ai Murazzi e sull'altra sponda ieri sera e devo dire di non avere mai visto un fiume così sporco. Sarà che non ci ho mai fatto troppo caso?

Piazza Castello, ore 8.10

Le bici non ci sono, ma non so se avete notato l'effetto tricolore delle paline...


giovedì 25 agosto 2011

Circoscrizione 7.0

Bel progetto quello della circoscrizione 7 di creare un filo diretto con i cittadini tramite la rete:

L'obiettivo, neanche a dirlo, è di avvicinare la circoscrizione, il primo anello della catena amministrativa della Città, ai propri cittadini. E in un'epoca dove il web, i social network e le applicazioni per computer e smartphone stanno sempre più condizionando il nostro quotidiano, il presidente della Sette Emanuele Durante si prepara a lanciare la sua sfida tecnologica in materia di decentramento. Creando proprio su Internet un filo diretto con i cittadini. 

E nell'attesa che qualcuno magari si inventi l'applicazione interamente dedicata a Vanchiglietta o a Porta Palazzo, il punto di partenza individuato dal presidente Durante è MappaTo, il portale della Città di Torino che permette a chiunque di disegnare la propria mappa arricchiendola dei contenuti più disparati. «Un'esperienza - sottolinea Durante - che potrebbe essere facilmente calata sul territorio, consentendo ai cittadini di segnalare direttamente su una pagina web quello che non va o magari estendendo agli altri utenti della rete la propria conoscenza del territorio. Ad esempio inserendo la fotografia, accompagnata da una breve descrizione, di un punto di particolare interesse o legato a una vicenda curiosa». 

Una grande comunità digitale che andrebbe così ad affiancarsi al confronto che proprio la circoscrizione Sette ha iniziato nella passata legislatura con le assemblee di borgata volute dell'allora presidente Piero Ramasso. «Questa svolta "2.0" della nostra amministrazione - aggiunge Durante - non vuole affatto sostituirsi agli strumenti tradizionali che abbiamo fin qui utilizzato per confrontarci con il territorio. Piuttosto, vogliamo fare in modo che i cittadini abbiano un legame con noi in tempo reale, senza che per renderci partecipi di una loro segnalazione debbano per forza venire nei nostri uffici. Un semplice click e il gioco è fatto».

martedì 23 agosto 2011

Un toro a Torino (e non stiamo parlando di un Toret)

E' accaduto ieri sera nella periferia Nord della città.
Per il conducente del veicolo grande spavento ma nessuna lesione. L'animale è poi fuggito tra i campi. In corso le ricerche

Un torello ha incornato una Peugeot 206: per l’automobilista tanto spavento, ma nessun danno, meno bene per l’automobile. Non è accaduto tra le strade di Pamplona, ma ieri sera a Torino. Dopo lo scontro, del piccolo toro si sono, al momento, perse le tracce.

Il conducente della Peugeot si è trovato faccia a faccia con l’animale in corso Ferrara all’altezza del numero civico 47. Dopo l’improvvisata corrida, non ha avuto neppure il tempo di rendersi conto di quel che era successo che il toro si è allontanato attraverso i prati in direzione Savonera/Druento, all’estrema periferia della città.

Senza risultato le ricerche condotte dagli agenti di Polizia municipale che hanno rilevato l’incidente. L’unica cosa che pare certa è non sia fuggito dal vicino mattatoio civico.

Torino bollino verde per i diritti

Una proposta della Concia per la creazione di un sistema che assegni un bollino verde alle aziende o associazioni che dimostrino di considerare le diversità un patrimonio da valorizzare. Con Torino come città apripista.
Funzionerà?


giovedì 28 luglio 2011

Ikea, una posizione pro Saitta

Ieri era il solo, oggi no: un lettore ha scritto a Specchio dei Tempi plaudendo la risoluta presa di posizione di Saitta.


Un lettore scrive: 
«Finalmente si è riusciti a dire un "no" ad un nuovo insediamento commerciale che avrebbe distrutto migliaia di mq. di terreno agricolo. Era ora che si incominciasse ad imboccare questa strada. L'Ikea ha già aperto un mega centro a Collegno, con relativa scomparsa di verde e campi, il secondo lo possiamo tranquillamente evitare. Se proprio vogliono insediarsi in provincia, si cerchi una zona industriale abbandonata, una zona dove sono stati costruiti capannoni in cemento, adducendo la solita scusa dei posti di lavoro e poi lasciati li, ad invecchiare. Nell'articolo su La Stampa, si dice che negli Stati Uniti i terreni quasi li regalano, ma si dimentica che a fronte di un quintuplo della nostra popolazione, gli Usa hanno 31volte il nostro territorio e in Slovenia a fronte di un quindicesimo del nostro territorio, la popolazione slovena è un trentesimo di quella italiana. Pertanto di terreno agricolo, noi, non possiamo più sprecarne. Tra l'altro parliamo di alcuni tra i terreni più fertili d'Italia, e questi terreni sono quelli che permetteno, oltre al nostro sostentamento, di coltivare quei prodotti che tanto sponsorizziamo con il Salone del Gusto». ALESSANDROSORRENTINO

mercoledì 27 luglio 2011

NoTAV, NoTangEst, NoGrat, NoIKEA


Il patatrac è fatto. Ormai la decisione della Provincia di Torino di negare il permesso alla costruzione del nuovo centro commerciale IKEA è sulle pagine di tutti i giornali e ha provocato solo polemiche e contestazioni - da parte dell'azienda stessa, dell'opposizione in Provincia, ma anche del parroco di la Loggia, del Sindaco e dei residenti. Non c'è nessuno, se non Saitta, che difenda la scelta della Provincia.

E dire che in tutti questi anni non si è mai creato nessun movimento popolare "No IKEA" - il che merita attenzione, visto il proliferare di questi NO-movimenti negli ultimi anni. Forse non avere un movimento contro cui lottare rendeva il tutto troppo semplice e troppo "giusto".

martedì 26 luglio 2011

Bye bye Ikea

E così IKEA ha deciso: niente più secondo centro commerciale nell'area torinese. Dopo l'ennesimo no della Provincia, l'azienda svedese alza i tacchi e va in cerca di nuovi lidi.
Avevo già discusso il caso mesi orsono, quando era scoppiato: lodevoli le intenzioni di Saitta, ma in questo momento, tra il lavoro e la conservazione del suolo agricolo torinese, in caso di mancato compromesso, il primo dovrebbe avere sicuramente la priorità.

Il compromesso a quanto pare non è stato trovato, e così ci abbiamo perso tutti.


La Provincia lamenta il metodo ultimatum a cui è ricorsa IKEA - "o La Loggia o niente"; IKEA, dal canto suo, contesta che il piano del nuovo centro era stato già preventivamente approvato dalla Provincia numerose volte - e solo in seguito è giunto il no di Saitta.

Direi che entrambi hanno la propria bella fetta di torto. La Provincia avrebbe potuto far saltare subito il piano a La Loggia in favore di un altro, IKEA potrebbe lavorare a un altro studio di fattibilità da qualche altra parte: certo, bisogna ripartire da capo per un lavoro lungo, ma non credo che le manchino le risorse per farlo.

In questi casi comunque credo fortemente che la verità stia nel mezzo, e che se c'è davvero la sincera volontà di trovare un accordo da entrambe le parti, l'accordo si trova. Evidentemente questa volontà non c'è stata. Spero che quello di IKEA sia un bluff e che le trattative continuino; altrimenti, che dire? Gioiremo per il verde salvato: da disoccupati avremo tanto tempo libero per farlo.

Update: lo Spiffero si chiede se il discorso sui terreni agricoli valga anche per la Tangenziale Est, progetto, questo, invece fortemente voluto da Saitta. Eggià.

Linea 7 storica, i perché di uno stop

Spiegati su Torinoclick (e ripresi da un amico di skyscrapercity) i motivi dello stop alla circolazione per i tram della linea storica 7 nei giorni feriali (cliccare sull'immagine per ingrandire):

lunedì 25 luglio 2011

Sospensione estiva ZTL e zone blu

Come negli anni scorsi la Giunta Comunale ha disposto la sospensione estiva del pagamento della sosta nelle “zone blu” e delle limitazioni previste dalla ZTL ordinaria: la sospensione riguarderà il periodo tra l’8 ed il 20 agosto compresi.

Nei parcheggi a barriera ed in quelli “in struttura” affidati a GTT resterà in vigore la sosta a pagamento, mentre per quanto riguarda quelli in gestione ad altri l’eventuale sospensione verrà definita con apposite ordinanze.
Gli abbonamenti ai parcheggi GTT acquistati per il mese di settembre potranno essere utilizzati a partire dal 22 agosto, mentre con quelli validi per il mese di luglio si potrà sostare fino al 6 agosto.

Resteranno invece in vigore anche durante l’estate i divieti alla circolazione nella ZTL Area Romana tra le 21 e le 7,30 (dalle 19,30 in piazza Emanuele Filiberto), nelle vie e corsie riservate ai mezzi pubblici (tra 7 e le 21), nelle aree pedonali e nella ZTL Valentino (in entrambi i casi dalle 0 alle 24 di tutti i giorni, festivi compresi). (e.v.)

(via MarcoAddonisio)

martedì 5 luglio 2011

At last

via http://gilioli.blogautore.espresso.repubblica.it/2011/07/05/fassino-le-dimissioni-lo-stipendio/


Ieri pomeriggio, verso le quattro, mi ha telefonato il sindaco Fassino. Lo scopo era preavvertirmi del fatto che domani, mercoledì, presenterà a Fini le dimissioni da deputato. Suppongo che la telefonata sia dovuta a questo post che gli deve essere stato molto vagamente segnalato da qualcuno.




Fassino ha aggiunto, a mia domanda, che da sindaco guadagnerà «cinquemila euro netti al mese, cioè meno della metà di quello che prendevo da deputato».


Gli ho chiesto se gli sembrava tanto o poco ma su questo ha preferito non rispondere, facendomi tuttavia notare che governa «una città da un milione di abitanti».


I cinquemila euro, ha aggiunto, sono per 12 mensilità e non producono pensione. La pensione da parlamentare (suppongo abbondante, viste le cinque legislature) gli scatterà quando avrà finito di fare il sindaco, dice.


Gli ho chiesto quando di fatto smetterà di essere parlamentare, ma mi ha risposto che con precisione non lo sa e che non dipende più da lui, perché una volta mandate le dimissioni a Fini (domani, appunto) è la Camera che deve approvarle; comunque pensa che sia una questione di una o due settimane al massimo.


Ps. Ho scritto ‘molto vagamente segnalato da qualcuno’ perché per tutta la telefonata Fassino è stato convinto che io stessi scrivendo un articolo sul suo doppio incarico per il settimanale cartaceo: quindi si è mostrato decisamente stupito nell’apprendere che L’Espresso ha anche un sito e dei blog, e quando l’ha saputo era preoccupatissimo del fatto che io potessi scrivere delle sue dimissioni prima che le annunciasse in consiglio (ieri sera), dato che lui mi aveva telefonato in previsione dell’Espresso cartaceo in uscita venerdì. Sicché più volte ho dovuto rassicurarlo sul fatto che non avrei approfittato della sua un po’ goffa anticipazione facendo uno sgarbo a un’istituzione elettiva.
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