mercoledì 7 gennaio 2009

Vademecum per bandire i matrimoni gay

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Dio ce ne scampi!
come direbbe un buon teodem.
Robaccia presa da Facebook, ma che fa sorridere. E riflettere.



1. Essere gay non è naturale. I veri italiani rifiutano ciò che è
innaturale, come gli occhiali, le scarpe, il poliestere e l’ aria
condizionata.




2. Il matrimonio gay spingerà le persone ad essere gay, allo stesso
modo in cui vedere in giro persone alte fa diventare tutti alti.




3. Legalizzare il matrimonio gay aprirà la strada a ogni tipo di stile
di vita folle. Le persone vorranno sposare i propri animali domestici,
perché ovviamente un cane ha una personalità giuridica e i diritti
civili per sposarsi, nonché la capacità di dichiararsi consenziente o
meno al contratto giuridico.




4. Il matrimonio eterosessuale esiste da moltissimo tempo e non è mai
cambiato minimamente; le donne infatti sono ancora una proprietà del
marito, le nozze sono decise dai genitori, il padre ha il diritto di
vita e di morte sui figli, i neri non posso sposare i bianchi e il
divorzio non esiste.




5. Il matrimonio eterosessuale perderà valore se sarà permesso anche ai
gay di sposarsi. La santità dei sette matrimoni di Liz Taylor verrebbe
distrutta.




6. I matrimoni eterosessuali sono validi perché sono fertili e
producono figli. Le coppie gay, come anche quelle sterili e le persone
anziane, non devono potersi sposare perché i nostri orfanotrofi sono
vuoti e il mondo ha bisogno di più bambini.




7. Ovviamente i genitori gay tirerebbero su figli gay, proprio come da
genitori eterosessuali nascono soltanto figli eterosessuali.




8. Il matrimonio gay è vietato dalla religione. Dunque in una teocrazia
come la nostra i valori di una religione devono essere imposti
all’intera nazione. Ecco perché in Italia c’è una sola religione e
tutti i bambini devono essere battezzati alla nascita.




9. I bambini non sarebbero mai sereni ed equilibrati senza un modello
maschile e uno femminile a casa. Per questo nella nostra società quando
un genitore è da solo, o perché è vedovo o perché è stato lasciato, gli
vengono tolti anche i figli.




10. Il matrimonio gay cambierebbe i fondamenti della nostra società e
noi non potremmo mai adattarci alle nuove norme sociali. Proprio come
non ci siamo mai adattati alle automobili, al lavoro in fabbrica e
all’allungamento della vita media.




11. Le relazioni gay non sono durature perché i gay per natura sono
promiscui. Infatti i mariti etero e le mogli etero non hanno mai
relazioni extraconiugali e non divorziano mai.




12. I bambini cresciuti da una coppia gay verrebbero derisi e
discriminati dagli altri coetanei. A differenza di quelli con le
orecchie a sventola, quelli con il naso grosso, quelli grassi, quelli
effemminati, quelli di colore, quelli con la erre moscia, o quelli
troppo bassi che sono accettati da tutti i coetanei e mai presi in giro
da nessuno.




13. Perché la religione cattolica vieta l’atto omosessuale che è
considerato peccato, e dunque loro non possono sposarsi ma possono
farlo assassini, pedofili, maniaci sessuali, ladri, mafiosi, serial
killer, truffatori, mercanti di organi, commercianti di bambini , di
schiavi, di pellicce, papponi e chiunque non sia un omosessuale.




14. Perché il matrimonio omosessuale comporta l’atto omosessuale. Ma la
Bibbia considera peccato l’atto omosessuale cosi come la masturbazione,
i rapporti sessuali prima del matrimonio e i rapporti sessuali che non
hanno il fine di procreare.




15. Perché verrebbe meno l’antica tradizione calcistica Italiana, dato
che di sicuro ci saranno meno calciatori. Infatti si sa che i gay
odiano il calcio e porteranno a odiarlo anche ai loro bambini
impedendogli quindi di praticare qualsiasi tipo di sport che non sia
danza classica, ginnastica ritmica, pattinaggio sul ghiaccio, shopping,
manicure, lampada e bolle di sapone.



martedì 6 gennaio 2009

In praise of MTV

Mtv
E' l'unico modo che i nostri ragazzi hanno per imparare l'inglese, per ascoltarlo ogni giorno, per venire a conoscenza della cultura americana. (Che, direte voi, te la raccomando - specialmente quella rappresentata da programmi come sweet sixteen o dismissed. Vero. Ma almeno i ragazzi si rendono conto che non siamo soli, che c'è qualcosa fuori dal'Italia, che il mondo non si riduce al Grande Fratello o a Costantino il tronista, che l'italiano non è l'unica lingua del mondo e soprattutto non è più la lingua franca che era nel 1500 che tutti erano obbligati a sapere... che odio sentire un italiano rispondere ai turisti stranieri che chiedono un'informazione "ma non può parlare italiano?" Ma ringrazia che è venuto a visitare il tuo paese, razza d'ingrato.)



MTV è l'unico canale TV italiano che trasmette programmi in inglese senza doppiarli (senza doppiarli tutti, almeno).
L'unica cosa che ci avvicina un pochettino alle realtà nordeuropee.
Grande MTV.



mercoledì 31 dicembre 2008

Cosa buttare e cosa tenere del 2008?

Fireworks
Io butterei via il Vaticano.
Persino più di quanto butterei via Berlusconi.
E basta, non se ne può più. Trasferiamolo in Groenlandia come hanno proposto su Facebook. Magari tra ghiaccio, trichechi o inuit Benedetto trova il suo ambiente naturale.
Oggi ho persino letto che lo Stato del Vaticano ha annullato il recepimento automatico delle leggi varate in Italia. Ottima cosa. Quando si deciderà l'Italia a fare lo stesso con le leggi vaticane?



E invece tengo volentieri l'onestà di Tiziana Concu, responsabile di un negozio di alimentari di Cagliari, che ha trovato 160 mila euro in una cassetta e, invece di tenerseli come suo passepartout personale contro la crisi economica, li ha restituiti tutti.
Un bell'esempio di come gli italiani non siano solo mafiosi, politici, o corrotti... o tutte le tre cose insieme.



Un augurio di uno stupendo 2009 a tutti.



martedì 30 dicembre 2008

C'è del marcio in Belgio?

Belgio
Se nessuno vuole prendere il potere in un paese, evidentemente qualche problema ci deve pur essere, è palese. Se poi questo potere nessuno lo vuole prendere da più di un anno, direi che siamo in piena crisi.



E' quasi incredibile che si parli in questi termini del Belgio, piccolo Stato Europeo che tutti conoscono perché la capitale, Bruxelles, è sede di molti importanti palazzi internazionali ed europei. Eppure dall'inizio del 2007 le notizie sulla crisi politica del paese si sono fatte più frequenti. Le due anime che compongono il paese, i fiamminghi a nord e i valloni a sud, non riescono più ad andare d'accordo e nemmeno a legiferare in maniera comune in materia di un federalismo più marcato di quello che possiedono ora. I fiamminghi accusano i valloni di sperperare tutte le loro risorse, un po' come da noi la Lega accusa il meridione. Solo che, parlando con un amico vallone francofono, anche i francofoni ammettono che ciò sia vero. E i fiamminghi si sono stufati di essere il cavallo buono che tira tutto il peso del carro.



Dicono che il Belgio ora come nazione non abbia che un re (Alberto II) e una squadra di calcio nazionale, mentre il resto è tutto diviso. Oggi, dopo l'ennesima crisi del governo Leterme, il presidente della Camera Van Rompuy ha trovato l'intesa con le cinque forze politiche più importanti del paese e assumerà il mandato per portare avanti il governo precedente (unica eccezione: un nuovo ministro della giustizia a sostituire il dimissionario Vandeurzen). Riuscirà il nostro prode fiammingo a portare a casa la fine della legislatura più controversa della storia belga?



domenica 28 dicembre 2008

Littizzetto santa subito

Oggi mi sono rimesso in pari con le puntate di Che Tempo Che Fa che mi sono perso nel mese di dicembre.



Oltre ad essere una comica di eccezione, Luciana è di un'intelligenza finissima, è arguta, colta e sensibile al punto tale da riuscire a far passare messaggi molto potenti grazie al suo modo disinvolto, quotidiano e assolutamente spontaneo di esprimersi.



Qui di seguito due pezzi delle ultime due puntate in cui commenta la posizione della Chiesa rispetto alla depenalizzazione dell'omosessualità e alle scene tagliate del Brokeback Mountain andato in onda su Rai2:

 










sabato 27 dicembre 2008

Torino, fine di una capitale part II

Savoia
Altrimenti detta il seguito della low-profile entry di ieri.
Per non lasciare le cose così a metà.



"L'addio a Torino non è indolore. Il ministro della Guerra, generale Alessandro Della Rovere, sdegnato, si dimette. Il re dà fuori di matto. Con Minghetti, che si dice sicuro di interpretare 'il sentimento degli italiani', piange e grida: "Che dirà Torino? Non è indegno rimeritarla di tanti sacrifici con un sacrificio ancora più crudele? E che importa a voialtri di Torino? Sono io che ne ho il cuore schiantato, io che ho sempre vissuto qui, che ho qui tutte le memorie d'infanzia, tutte le abitudini, i miei affetti". Uno sfogo in cui la parola chiave, come vedi, è voialtri. A cui di Torino non importava nulla, o peggio.



Invano il re manda a Parigi un altro generale, Luigi Menabrea, con una lettera per scongiurare Napoleone di lasciar perdere. Il 20 settembre la notizia è sui giornali. Il giorno successivo la folla si raduna in piazza Castello e in piazza San Carlo al grido di 'Torino o Roma'. La protesta è scambiata per rivolta. I generali piemontesi sono più sgomenti ancora della folla per il trasferimento della capitale, ma sono anche del tutto impreparati a fronteggiare un moto di piazza. Il 22 i cortei ripartono. Viene schierato l'esercito. Sparano per prime le reclute dei carabinieri, ma contro i fanti. I fanti rispondono. E' una strage. Il re non si fa vedere in città: "Non voglio essere testimone oculare del sangue versato nel paese che mi vide nascere" (è nato a Palazzo Carignano, a cento metri dal luogo dove il sangue è stato versato). Ne approfitta per chiedere a Minghetti di dimettersi. Il presidente del Consiglio chiede un ordine scritto. Lo ottiene subito.



A quel punto bisogna decidere cosa fare, e quale città scegliere come capitale. Vittorio Emanuele pensa di affidarsi ancora una volta a Rattazzi, ma l'amico si chiama fuori: non ha alcune intenzione di legare il suo nome al tradimento di Torino, pretende di annullare l'accordo con la Francia. Lamarmora invece accetta, ma il nuovo governo non sa neppure dove stabilirsi. Chi al posto di Torino propone Napoli. Chi Venezia, che non fa neppure parte del Regno. Risolve il re: "Andando a Firenze, dopo due anni, dopo cinque, anche dopo sei se volete, potremo dire addio ai fiorentini e andare a Roma; ma da Napoli non si esce; se vi andiamo, saremo costretti a rimanerci". Passeranno infatti sei anni prima di un altro, fatale 20 settembre. Ma gli incidenti a Torino non sono finiti. La sera del 30 gennaio, in una città tesa e straziata, è in programma a corte il gran ballo di Carnevale. Le carrozze degli aristocratici che tentano di avvicinarsi a palazzo vengono bersagliate di ortaggi e di sassi. Il ballo va deserto. Sentendosi a sua volta tradito, Vittorio Emanuele respinge le dimissioni del ministro dell'Interno Giovanni Lanza e parte per Firenze. (L'accoglienza dei fiorentini è entusiasta. Porge il saluto della città il venerando Gino Capponi, discendente di Piero. Un entusiasmo che svanirà in fretta, e i fiorentini non hanno ancora perdonato ai piemontesi gli sventramenti e in particolare la lapide di Piazza della Repubblica. In effetti l'accenno al 'secolare squallore' del centro storico di Firenze non è dei più felici; ma allora era parso così.) Una delegazione parte da Torino per implorare il perdono del sovrano. Vittorio Emanuele rifiuta di riceverla. Dopo lunghe insistenze, l'udienza è accordata. Il re si infuria un'altra volta, grida, rimprovera, poi scoppia ancora a piangere, perdona, è perdonato, e di Torino capitale non si parlerà più."



(Messori, Cazzullo, Il Mistero di Torino, Mondadori, 2004, p.451-452)



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