venerdì 20 febbraio 2009

Salvato dal lodo Alfano

Alfano Ieri sera un mio collega mi ha chiesto se avessi letto sui giornali la notizia della sentenza emessa relativa al caso Mills. Con tutta franchezza gli ho risposto che sì, l'avevo vista fra i titoli, ma mi ero poi soffermato su altre notizie che mi interessavano di più. In effetti non avevo immaginato quali ripercussioni avrebbe potuto avere una sentenza del genere, ma lui mi ha aperto gli occhi.


Così gli ho promesso questo post.


Breve riassunto della vicenda per chi, come me, non l'avesse seguita o se ne fosse dimenticato: Mills, avvocato inglese nel 2004 è stato imputato per corruzione confessando di aver ricevuto 600mila dollari dal gruppo Fininvest per dire il falso nei processi in cui era coinvolto Silvio Berlusconi. Proprio qualche giorno fa, l'avvocato è stato condannato a 4 anni e 6 mesi di reclusione.


In un paese democratico, il corruttore sarebbe stato punito in maniera altrettanto severa. Ma il deretano del caro Berlu, coimputato con Mills, è salvato dal lodo Alfano che gli garantisce l'immunità assoluta no matter what.


In un paese democratico, questa notizia farebbe lo scalpore che merita - e invece persino io che leggo i giornali tutti i giorni l'ho completamente bypassata. Disattenzione mia? Colpa dei quotidiani che non le hanno dato abbastanza risalto?


E poi a questo punto mi chiedo: il lodo Alfano è stato approvato perché si sapeva che Berlusconi sarebbe stato condannato, oppure Mills è stato condannato perché si sapeva che Berlusconi non avrebbe potuto esserlo?


Come chiedere se è nato prima l'uovo o la gallina.



mercoledì 18 febbraio 2009

Sanpaolo per l'ambiente


Meno_fogli
Oggi (tra l'altro mentre ascoltavo la conferenza stampa di Veltroni) la mia parte archivio-documentale si è arresa al mio lato eco-sostenibile e ho accettato la rendicontazione online della Sanpaolo (pardon, Intesa Sanpaolo).

Il progetto Impatto Zero di LifeGate a cui Sanpaolo aderisce (e a cui aderisce anche il Sole24Ore) ha una Java app sulla pagina personale del conto cliente che permette di quantificare il proprio impatto ambientale a seconda del numero di rapporti su carta che si ricevono. Io, ricevendo i miei 4 estratti conto all'anno, produco 313g di CO2.

Con questa iniziativa, Sanpaolo si impegna a devolvere fondi per costruire una foresta in Costarica.

Tra l'altro la rendicontazione online permette di risparmiare oltre il 50% delle spese di spedizione dei resoconti su carta. It's a win-win.

Bancaintesa_menofogli



martedì 17 febbraio 2009

Veltroni e la leadership del PD

Veltroni
Veltroni dovrebbe lasciare la leadership del Partito Democratico? Sinceramente, sì.



La sua figura è ai minimi storici di gradimento, è stato definito il peggior politico del 2008, non ha più molta autorità politica, il PD perde consensi giorno dopo giorno dalle elezioni di Aprile, e francamente vedendo anche in che stato si trova l'organizzazione interna del PD ad un anno dalla sua nascita, Veltroni non ha conseguito alcun risultato.



Peccato, perché il Veltroni è un grande politico che fa politica all'europea, senza bisogno di gridare, senza bisogno di fare opposizione in maniera cocciuta e oltranzista.



Ma guardando i sondaggi si vede che Di Pietro sale e lui scende. Evidentemente gli italiani hanno bisogno solo di politici che facciano tanto rumore, al di là di quello che dicono - senza nulla togliere a Di Pietro, che stimo e le cui idee sono in gran parte da me condivise, ma che, diciamocela tutta, è un caciarone mezzo troglodita che ben appartiene a quel campo di grano che coltiva ogni estate a casa sua.



sabato 14 febbraio 2009

Aboliamo le province

Province
Con l'avvicinarsi delle elezioni provinciali di giugno (in concomitanza con le Europee), ho pensato di aiutare a diffondere nel mio piccolo questa iniziativa che seguo da tempo relativa all'abolizione delle province.



Innanzitutto vediamo come e perché.



Le province sono enti politicamente inutili. Pensiamo alla sovrapposizione tra comuni, province e regioni e a quante figure e ruoli identici troviamo nelle tre istituzioni. Se contiamo che in Italia ci sono 104 province e che ogni provincia ha il suo presidente, la sua decina di assessori, la sua trentina di consiglieri, arriviamo ad un totale di oltre 4000 figure politiche i cui stipendi sono pagati (indovinate un po'?) dai contribuenti. Eliminando le province si eliminerebbero tutti questi costi di gestione e di mantenimento di una struttura istituzionale i cui compiti potrebbero essere facilmente inglobati dalle strutture regionali.



Inoltre le province comportano una pluralità di passaggi burocratici che si aggiungono a quelli comunali e regionali, e che contribuiscono a rallentare l'efficienza amministrativa e legislativa. Abolendo le province, si contribuirebbe ad uno snellimento dei processi.



Attenzione però: lo smantellamento delle province è da intendersi a livello politico. Le funzioni di cui si occupano attualmente le Province verrebbero demandate alle Regioni senza quindi perdita di posti di lavoro per gli attuali dipendenti pubblici delle Province. Con il tempo poi si procederebbe ad un allineamento e ad una ottimizzazione (operazione quasi fisiologica, direi) della struttura regionale.



Insomma si parla tanto di federalismo sia a destra sia a sinistra; se dobbiamo avere delle Regioni più forti in senso politico e più efficienti a livello amministrativo, che senso ha tenersi un peso come le Province?

LA PROVINCIA NON SERVE, QUINDI NON LA VOTO



Il movimento per l'abolizione delle Province si è anche preparato alla prossima tornata di elezioni provinciali, suggerendo la creazione di liste dedicate dal nome "Le province sono inutili, quindi non voto" che potrebbero comparire proprio sulla scheda elettorale, e quindi dare un segnale tanto più forte alle istituzioni centrali quanti più voti riusciranno a macinare. 



Altrimenti, la seconda soluzione proposta per dare un segnale forte è l'astensionismo (limitato al rifiuto della scheda relativa alle elezioni provinciali e non a quella delle Europee o delle comunali, ben inteso). Un tasso di partecipazione più basso del 50% potrebbe raggiungere l'obiettivo.



Su Facebook sono quasi 30 i gruppi attivi per l'abolizione delle province, e la campagna è trasversale e trova consensi sia nelle forze di destra sia in quelle di sinistra (segnale di un prossimo Apocalisse evidentemente). 



Per firmare la petizione, a Torino ci sono tre punti di raccolta firme (sono 6 totali in Piemonte) e gli indirizzi li potete trovare in questa pagina.



giovedì 12 febbraio 2009

Pink - Funhouse

Funhouse
So che non scrivo mai molto di musica, ma oggi ho voglia di fare un post di recensione musicale. Sto ascoltando da una settimana il nuovo cd di Pink, Funhouse, e devo dire che mi piace davvero tanto. Avevo adorato Try This, ma il precedente I'm Not Dead non mi era piaciuto quasi per niente.



Funhouse non ha niente di fun. Pink ha scritto questo cd durante il divorzio dal primo marito, e tutte le canzoni riflettono con grande e sentita onestà la tristezza per la conclusione del rapporto. Sono tracks molto sincere, in cui l'orgoglio è proprio messo da parte per lasciare spazio ad emozioni vere. Non è più la Pink delle sfuriate, delle canzoni urlate a squarciagola, del "non me ne fotte un cazzo di cosa pensi tu". E' la Pink che ammette di avere bisogno d'amore, è la Pink che ammette di aver bisogno di aiuto, ma che nonostante tutto mantiene sempre il fare combattivo, ed è fiera di essere quella che è, errori inclusi.



Mi piace anche la recensione del Daily Telegraph:
The power of Pink's pop lies in the clever juxtaposition of heartfelt
honesty about her life with anthematic choruses and irresistible
melodies tailormade to be screamed out by her fans.



E così nascono canzoni stupende come "Please don't leave me", di una Pink sincera ma mai zerbino, "Sober", di una Pink che trova un inaspettato sollievo nello stare da sola, "It's all your fault", sulla powerlessness di una Pink che si trova di fronte alla fine di una relazione.



Non solo da sentire, da ascoltare.



martedì 10 febbraio 2009

Le elezioni in Israele e il futuro del conflitto palestinese

Tzipi
Ore 22.00, urne chiuse a Gerusalemme. Parte la conta dei voti ed escono i primi exit poll.
Queste elezioni israeliane potrebbero contribuire a dare una svolta al conflitto israeliano-palestinese che si protrae ormai da tempo immemorabile. Una svolta in positivo o in negativo, s'intende. E molti credono in negativo.



I sondaggi pre-elettorali non facevano infatti ben sperare. La rimonta del partito di destra, Likud, primo in quasi tutti i sondaggi, e la rapida ascesa del partito di estrema destra Yisraeli Beiteinu, al terzo posto, mostrano quanto l'asse della bilancia politica israeliana si sia spostato a destra. Soprattutto contando che i laburisti di Barak sono in discesa continua.



Al secondo posto nei sondaggi, Kadima. Il partito di Tzipi Livni, l'attuale ministro degli esteri isrealiano, potrebbe essere fautore di un testa a testa con Likud. In ogni caso per il partito di centro, anche nel caso in cui dovesse vincere le elezioni, non sarebbe facile mettere su una coalizione di governo.



I primi exit poll danno proprio Kadima vincente, di un soffio, su Likud. E danno i liberali persino più in fondo di quanto prevedessero le peggiori aspettative pre-elettorali. Se i risultati stessero così, una coalizione di destra risulterebbe avere la maggioranza di 65 seggi contro i 57 di una coalizione di sinistra, secondo il leader di Likud Netanyahu.



Hamas, invece, ha appena rilasciato un comunicato all'ansa in cui afferma che qualsiasi partito vinca, si tratterà sempre di un partito di terroristi che hanno acconsentito all'operazione militare nella striscia di Gaza. E la paura che gli arabi israeliani boicottino le elezioni non presentandosi a votare (gli arabi israeliani tendenzialmente votano più a sinistra) accresce le paure che il conflitto abbia ancora molto da bruciare prima di spegnersi.



lunedì 9 febbraio 2009

Lavorare meno, lavorare tutti

Perché no?



In tempi di crisi come questi, credo che la solidarietà sia all'ordine del giorno.



Un sondaggio su la Repubblica dà il 64% dei votanti favorevole alla settimana corta.



E con l'ultima news di licenziamenti (20mila posti in meno alla Nissan entro marzo 2010), direi che sarebbe ora di pensarci sul serio.



Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...