lunedì 21 settembre 2009

Piemonte perno dell'energia solare

Entro la fine dell’anno il Piemonte diventerà la prima regione d’Italia per potenza installata (30Mwp) per centrali nucleari. La multinazionale spagnola Opde firmerà con la Regione un protocollo d’intesa che prevede la costruzione di 17 centrali solari e l’installazione di una fabbrica per la produzione dei pannelli inseguitori e di un polo logistica e di ricerca. Sette centrali saranno pronte entro la fine dell’anno e produrranno un’energia pulita pari a 50 milioni di kWh l’anno. I «girasoli» verranno costruiti nelle province di Cuneo, Asti e Alessandria. La fabbrica, invece, sorgerà in provincia di Torino, forse nell’area industriale di None.

Il via libera della Regione è arrivato ai primi di settembre quando la giunta ha approvato il protocollo d’intesa predisposto dall’assessore all’Innovazione Andrea Bairati. L’esecutivo regionale si impegna ad assicurare la velocizzazione dell’iter burocratico e mette sul tavolo un contributo massimo di 10 milioni per l’insediamento dell’azienda. Il progetto avrà delle ricadute immediate, sia dal punto di vista economico che occupazionale: nei primi due anni è possibile valutare in 120 milioni di euro i benefici finanziari. I nuovi occupati saranno 375, 125 assunti direttamente dagli spagnoli. «L’azienda - spiega Bairati - si è impegnata a realizzare la totalità delle opere con manodopera locale e ad utilizzare le banche del territorio per finanziare le costruzioni». 

Fabrizio Rostagno, amministratore delegato di Opde Italia, spiega che l’azienda spagnola ha presentato un progetto da realizzare in tre fasi. La prima è a buon punto: le aree dove installare le centrali sono già state acquistate, i piani finanziari sono pronti e «bancabili», le autorizzazioni all’Enel sono già state richieste. Entro la fine dell’anno l’azienda vorrebbe anche installare la fabbrica per la produzione degli inseguitori abbinata al polo logistico per la distribuzione del materiale dell’Opde. Prevista l’assunzione di una settantina di persone. 

La seconda fase prevede entro la fine del 2010 la costruzione di altre 10 centrali (per una potenza installata di 45 Mw) e la pianificazione della presenza dell’azienda in Piemonte per altri 25 anni. La terza fase prevede il monitoraggio della produzione e lo sviluppo di specifici accordi di collaborazione con Atenei e centri di ricerca. «Il nostro obiettivo - spiega Rostagno - è quello di trasformare la fabbrica e il polo logistico nel quartier generale italiano per la manutenzione degli impianti». 

Il Piemonte potrebbe così diventare la piattaforma per l’espansione verso i Paesi dell’Est e la Grecia. Adalberto Rios, il presidente spagnolo della holding, nei suoi contatti con la Regione ha spiegato che la scelta è caduta sul Piemonte perché «il gruppo ritiene che abbia grandi potenzialità per lo sviluppo delle energie rinnovabili, per le sue condizioni morfologiche e produttive e grazie alla politiche di investimento regionali». 

A mettere in contatto l’Opde con la Regione è stato il Centro Estero del Piemonte che ha messo in campo gli incentivi del contratto di insediamento regionale. Spiega Bairati: «In modo autonomo l’azienda ha individuato le località più adatte dove costruire le centrali solari. Ora è disponibile a valutare insieme alla Regione il sito dove localizzare la produzione industriale e il polo logistico e della ricerca». 
Tra le ipotesi in campo c’è quella dell’area industriale di None dotata di un collegamento ferroviario e con facile accesso al sistema autostradale. Accanto alla fabbrica sorgerà il centro di ricerca e la Opde - che collabora anche con Università e Atenei della Navarra - è pronta a cercare sinergie con il sistema della formazione e della ricerca torinese e piemontese.



mercoledì 2 settembre 2009

Imbarazzo legale

Da lastampa.it, sulla denuncia del legale di Berlusconi all'Unità:


[...] Contestata pure la citazione di battute di Luciana Littizzetto a proposito dell’utilizzo, parte del premier, di speciali accorgimenti contro l’impotenza sessuale. «Affermazioni false e lesive dell’onore» del premier del quale, scrive il legale, «hanno leso anche la identità personale presentando l’on. Berlusconi come soggetto che di certo non è, ossia come una persona con problemi di erezione».



martedì 1 settembre 2009

Luciano Gallino

Leggere Gallino su La Repubblica Torino profetare che la crisi finirà con il favorire settori come quelli dell'energia e dell'ecologia in qualche modo fa sembrare il tutto più sostenibile.



domenica 30 agosto 2009

Autovelox e polemiche

Mi diletto a leggere i giornali di destra perché mi piace avere un riscontro e un punto di vista diverso rispetto alle diatribe politiche e amministrative che animano la città.

Il Giornale del Piemonte, in particolare, è quello che leggo con maggiore emozione. Le palpitazioni che mi dà il sarcasmo generale usato nelle pagine piemontesi spesso mi inducono a chiudere il pdf e a scuotere la testa ringraziando i Torinesi di non aver mai messo a capo della città un'amministrazione di destra.

Mi riferisco in particolare alla polemica sull'autovelox di Corso Moncalieri [ Scarica Giornale_autovelox.pdf ] e al sarcasmo con cui si commenta che le multe inflitte nei primi venti giorni di funzionamento del rilevatore sono ben 6000, vale a dire 300 al giorno (o, meglio, a notte, visto che l'autovelox è in funzione dalle 21 alle 7).

La colpa di chi è? Secondo il sarcastico giornalista del Giornale del Piemonte, dei pannelli per il rilevamento della velocità che sono spenti. L'intelligente cronista commenta poi che nonostante l'amministrazione comunale abbia ripetuto più e più volte che l'autovelox serve come deterrente e non per riempire le casse comunali, i pannelli rimangono spenti e le multe aumentano.

Ed è qui che rasentiamo il ridicolo: il Giornale colpevolizza il Comune per le infrazioni commesse dagli automobilisti torinesi. Come se fosse colpa della città se i torinesi sfrecciano a più di 50 km/h su quel tratto di Corso Moncalieri.

Invece di far commenti sarcastici, il Giornale del Piemonte potrebbe spronare Ghiglia e i suoi a proporre una modifica alla legge che vieta di innalzare per pochi cavilli legali [assenza di controviali e presenza di parcheggi a bordo strada, mi pare di ricordare] il limite di velocità di quel tratto di Corso Moncalieri da 50 a 70 km/h. Sulla proposta anche l'assessore Maria Grazia Sestero aveva dato il suo assenso ma non so perché poi la cosa sia morta lì.

E anche se in autunno si replica sull'altra sponda del Po, in Corso Unità d'Italia, perché preoccuparsi? Perché lamentarsi? Il rispetto dei limiti di velocità non rientra nel codice di comportamento dei politici di destra? Non so perché, ma ho l'impressione che le leggi e il rispetto delle stesse ai politici di destra vadano bene solo quando fanno comodo a loro. Chissà da chi avranno imparato.



sabato 25 luglio 2009

Serie A delle università

Italia_calcio Il Politecnico di Torino è in lotta scudetto al secondo posto, anche se distanziato di ben 5 punti da Trento. L'Università di Torino all'ottavo posto attuale mira alla zona UEFA.

Classifica



giovedì 23 luglio 2009

Italia150 o Torino150?

Italia150 1861-2011
Modello Torino


Galli della Loggia denuncia il vuoto di iniziative. Ma sotto laMole
il programma è già pronto


di Alberto Papuzzi



Se volete capire l’identità dell’Italia dopo l’Unità, ripercorrerne la storia e anticiparne il futuro, se volete sentire cosa voglia dire continuare a essere italiani, prenotate un soggiorno a Torino fra primavera e autunno 2011, quando nella città saranno celebrati i centocinquant’anni di storia unitaria, a far data dal 23 marzo 1861 in cui venne nominato il primo governo del Regno presieduto da Cavour. Nel vuoto di iniziativa delle istituzioni statali, denunciato dallo storico Galli della Loggia sul Corriere della Sera e ieri anche dalla Fondazione Di Vittorio, tale che Ciampi, ex capo dello Stato, minaccia deluso le dimissioni da presidente del Comitato per il 2011, nella pigrizia di gran parte dei politici, nel disinteresse verso una moderna concezione dell’idea di nazione, zitta zitta, attenta al fare, Torino è l’unica città che ha elaborato un progetto per questi 150 anni.

I torinesi mettono un mattone sopra l’altro, fanno i conti con i tagli per la crisi e confezionano con due anni d’anticipo un buon progetto, sostanzialmente autonomo anche per i finanziamenti, chiedendo allo Stato soltanto due cose: un «Gratta e vinci» come per le Olimpiadi 2006, e il riconoscimento di Torino come sede nazionale unica delle celebrazioni per il 150°. Il che incontra resistenze politiche: si teme che l’Italia vista da Torino possa apparire una realtà vista soprattutto da sinistra. «E allora? - dice polemico Paolo Verri, vulcanico direttore del Comitato Italia150 responsabile del progetto - Per vederci riconosciuti dovremmo aspettare che questa città diventi di destra?». Il progetto è pronto e sarà ufficialmente presentato a settembre. Siamo in grado di anticiparlo in tutte le sue parti.

Innanzi tutto quattro grandi mostre divulgative. Alle ex Ogr, officine ferroviarie con spazi profondi come antri, luogo simbolo della Torino industriale, saranno ospitate Fare gli italiani a cura degli storici Walter Barberis e Giovanni De Luna, direzione artistica di Mario Martone, e una esposizione che forse sarà chiamata Futuro e creatività, curata dall’editore Vittorio Bo, specializzato in organizzazione di eventi scientifici. La prima sarà lo spettacolo numero uno dell’anniversario: un viaggio nella storia italiana per ricapitolarne gli elementi identitari. Con una chiave fondamentale di lettura: il binomio inclusione o esclusione, per distinguere fra i momenti che hanno avvicinato gli italiani e quelli invece che li hanno separati, dalla lotta al brigantaggio alle leggi razziali. La seconda mostra aprirà invece un oblò sul futuro, intorno a sei temi della quotidianità: abitare, muoversi, studiare, lavorare, divertirsi, curarsi.

Altre due esposizioni, ancora senza titolo, saranno allestite alla Venaria Reale. Una d’arte nelle scuderie e nella citroneria (oltre cinquemila metri quadrati) con trecento capolavori che dal Medioevo all’Unità possano rispecchiare i caratteri italiani, dai papi ai dogi, dalla Venezia dei vedutisti alla Toscana dei macchiaioli (curatore principale Antonio Paolucci, ex ministro dei Beni Culturali, direttore dei Musei Vaticani). L’altra sul cibo, all’avanguardia, affidata a Slow Food, a Carlo Petrini e all’Università di scienze gastronomiche di Pollenzo: pensata soprattutto per un pubblico di famiglie, mostrerà il passaggio dall’orto al prodotto, dalla coltivazione alla consumazione. Sempre nell’ambito degli eventi culturali si prevedono inaugurazioni in quattro musei: nuovi allestimenti in quello del Risorgimento e in quello del Cinema, raddoppio del Museo dell’Automobile (a cura di François Confino) e sale ipogee al Museo Egizio.

Attorno a questi capisaldi un’aggregazione di manifestazioni specifiche, dai convegni di linguisti alla seconda edizione della Biennale Democrazia. Ma il progetto torinese comprende anche eventi popolari, festeggiamenti divertenti, manifestazioni di massa, in uno sperimentato mix fra cultura e spettacolo: «Questo anniversario tutto deve essere - dice Verri - fuorché un appuntamento d’élite». Per maggio sono in programma i raduni degli alpini, dei bersaglieri e dei carabinieri: tutti prenderanno il via dalle Officine grandi riparazioni, passeranno per il monumento a Vittorio Emanuele II, guadagneranno le piazze San Carlo e Castello e daranno vita a feste in piazza Vittorio Veneto.

Il giorno prima dell’arrivo degli alpini suggestiva partenza del Giro d’Italia: i corridori si misureranno in una cronometro disegnata nei luoghi risorgimentali. Per lo sport anche i Campionati Universitari, con 25 mila giovani a invadere Torino.
Crisi e tagli hanno pesato su un solo ambito: le opere pubbliche. Ma una trasformazione dal grande significato simbolico si è salvata: il Parco Dora, area verde dove c’erano Michelin, Teksid, Savigliano e Paracchi. Dalla città delle fabbriche alla città postfordista.

Per il solo maggio 2011 gli organizzatori annunciano l’arrivo a Torino di un milione e mezzo di visitatori. Dice uno slogan di Italia150: «Per festeggiare una nazione ci vuole una città». La città c’è. Torino 2011.


(via lastampa.it)



domenica 5 luglio 2009

Ignazio Marino

"Qualcuno parla a vanvera.

Noi possiamo sceglierci il nostro candidato premier, il nostro segretario.
Voi ancora no.
E dubito capiterà mai.
Sorbitevi i voleri che vengono dall'alto.
Come sempre."

(gigiotto via clandestinoweb.com)




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