giovedì 25 marzo 2010

Elezioni regionali 2010, Torino: come, dove e quando si vota (e perché)

QUANDO SI VOTA

Domenica 28, dalle 8 alle 22, e lunedì 29 marzo 2010, dalle 7 alle 15, nella regione Piemonte si voterà per l’elezione del Presidente della Giunta regionale e l'elezione del Consiglio regionale.

Si ricorda che per votare è necessario esibire al presidente di seggio elettorale un documento di riconoscimento e la tessera elettorale personale.
In caso di smarrimento della tessera elettorale, è possibile richiederne un duplicato presso l'Ufficio Elettorale di c.so Valdocco 20 o gli uffici di anagrafe decentrata.

Il Consiglio regionale del Piemonte è costituito da 60 seggi.
Il sistema elettorale per la elezione del Presidente e del Consiglio regionale della regione Piemonte è disciplinata dalla legge 23 febbraio 1995, n. 43, secondo la quale quattro quinti dei consiglieri assegnati alla regione (48) sono eletti sulla base di liste provinciali con sistema proporzionale, mentre il rimanente quinto (12) viene eletto con sistema maggioritario sulla base di liste regionali.

Inoltre, la legge costituzionale 22 novembre 1999, n. 1, ha introdotto l’elezione diretta del Presidente della Giunta regionale, che prevede la proclamazione a tale carica del candidato capolista della lista regionale che ha conseguito il maggior numero di voti validi.


LA SCHEDA ELETTORALE

La scheda di votazione è una sola. Pertanto, l’elettore con una sola scheda vota sia per la elezione del Presidente della Giunta regionale sia per la elezione del Consiglio regionale.
La scheda è di colore: verde (tonalità: pantone green-U). Disponibile il fac-simile in formato .pdf.

Sulla scheda di votazione sono collocati:

  • alla sinistra, i simboli delle liste provinciali;
  • alla destra, i simboli delle liste regionali con i nominativi dei candidati presidenti della regione;
  • accanto al simbolo di ogni lista provinciale è presente una riga per l’espressione del voto di preferenza in favore di un candidato alla carica di consigliere appartenente alla lista provinciale votata.
    L’elettore può esprimere un SOLO voto di preferenza.

Una o più liste provinciali devono essere collegate con una lista regionale.

il capolista della lista regionale è candidato alla carica di presidente della giunta regionale.


COME SI VOTA

Per le elezioni regionali le modalità di espressione del voto sono stabilite dall’articolo 2 della legge 43/1995 e dall’articolo 13 della legge 108/1968.
Ai sensi della normativa citata l’elettore può esprimere un voto di lista in uno dei seguenti modi.

a) voto per una lista provinciale ed una lista regionale collegata alla lista provinciale votata

Tracciando un segno nel rettangolo che contiene il contrassegno di una lista provinciale.

Caso di voto per una lista provinciale e una lista regionale  collegata

Il voto deve essere attribuito:
- alla lista provinciale 2
- alla lista regionale A

b) voto per una lista provinciale ed una lista regionale NON collegata alla lista provinciale votata (ipotesi di voto disgiunto)

Tracciando due segni: uno nel rettangolo che contiene il contrassegno di una delle liste provinciali e l’altro sul simbolo di una lista regionale (o sul nome del suo capolista, cioè del candidato presidente della giunta regionale) NON collegata alla lista provinciale votata.

Caso di voto per una lista provinciale ed una lista regionale non  collegata

Il voto deve essere attribuito:
- alla lista provinciale 16
- alla lista regionale A

c) votare solo per una lista regionale

Tracciando un segno sul contrassegno di una delle liste regionali o sul nome del suo capolista, senza segnare, nel contempo, alcun contrassegno di lista provinciale.

Caso di voto solo per una lista regionale

Il voto deve essere attribuito:
- alla lista regionale D

d) In ogni caso, l’elettore può esprimere un solo voto di preferenza per un candidato alla carica di consigliere compreso nella lista provinciale

Scrivendo (in modo chiaro) il cognome nell’apposita riga tracciata alla destra del contrassegno della lista provinciale votata.

La preferenza deve essere manifestata, esclusivamente, per un candidato compreso nella lista provinciale votata.

Caso di voto di preferenza

Il voto deve essere attribuito:
- alla lista provinciale 3,
- alla lista regionale A,
- al candidato Rossi della lista provinciale 3.

(via Comune di Torino)

PERCHE' SI VOTA

Votare è un diritto e un dovere di ogni cittadino, ed è l'unico modo che noi insignificanti popolani abbiamo per manifestare la nostra volontà. Il fatto che i candidati siano tutti la stessa mierda non giustifica in nessun modo l'astensione: non ci si può astenere dal manifestare la propria volontà e poi lamentarsi in maniera distruttiva dello stato di marciume in cui è finito il nostro Stato (in questo caso, la nostra Regione). Si voti per il male minore, si voti scheda bianca, ci si turi il naso e si voti per il meno peggio... l'importante è che si voti.

(quest'ultimo appello al voto è mio)

So che arrivo una settimana in ritardo

...ma volevo postare questa foto S T U P E N D A.


Altre foto dell'evento, le trovate qui.

mercoledì 24 marzo 2010

Uno schifo di Presidente del Consiglio

Se non siete ancora disgustati dalla bassezza politica, morale e umana di Berlusconi, disgustatevi.
L'ennesima battuta carica di disprezzo per le donne: bersaglio di oggi, Mercedes Bresso.

Earth Hour, Mole e Superga spente

Sabato alle 20.30 la Mole Antonelliana e la Basilica di Superga spegneranno le loro luci per un'ora. E' questo il contributo torinese all'iniziativa promossa dal WWF per sensibilizzare il mondo al risparmio energetico. Torino non sarà la sola: saranno ben 110 le città del Mondo a spegnere le luci ai propri monumenti più celebri per un'ora.

Per la prima volta spegneranno le luci il Madagascar, il Kosovo, il Nepal, l'Arabia Saudita, il Qatar, la Mongolia, la Cambogia, la Repubblica Ceca, la Giordania, il Paraguay, l'Ecuador e la Mauritania. Ciò a voler dimostrare che tutto il mondo, anche i paesi in via di sviluppo, chiede con forza un'azione concreta ed efficace per il clima e la riduzione di CO2.

Se a sinistra già si parla del dopo Chiamparino...

A destra già si ragiona su Enzo Ghigo candidato a sindaco di Torino.

lunedì 22 marzo 2010

Chiamparino: con la Lega Piemonte vassallo

Sarà la sferzata d’energia frutto della domenicale corsetta mattutina sulle rive del Po. Sarà l’esito del giro propagandistico compiuto nella provincia piemontese. Certo, il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, all’inizio dell’ultima settimana di campagna elettorale per le Regionali, sembra moderatamente ottimista sul risultato della sfida Bresso-Cota. Né troppo impressionato dalla manifestazione romana di sabato scorso.

Eppure, l’accoppiata tra Berlusconi e Bossi, su quel palco in piazza san Giovanni, pareva rinsaldare un’alleanza di ferro nella maggioranza di governo, basata su una netta spartizione del territorio: al nord, il predominio della Lega, al centro-sud, quello del Pdl. Come sindaco di centrosinistra in una città del nord, la prospettiva non la preoccupa?
«A me, Berlusconi è sembrato un leader solo, che cerca di ripetere il consueto copione, con un Bossi sicuramente azionista di riferimento forte della coalizione. Ma pure un azionista che, piuttosto rudemente, fa capire che non deve nulla all’amministratore delegato e, quindi, che, da un momento all’altro, potrebbe anche cambiare strada o essere più autonomo. Dal punto di vista politico, questo atteggiamento rivela una maggioranza fragile, perché Fini non c’è e la Lega, che è l’ultimo partito leninista, ha già dimostrato di avere molta spregiudicatezza nel giocare la sua partita».

C’è, però, quell’immagine di giuramento comune dei candidati governatori che sembra contraddire questa sua impressione.
«Questa è un’altra immagine choccante, ma che non mi stupisce: dovremmo costruire il federalismo e, quindi, i candidati governatori dovrebbero, semmai, giurare ognuno a casa propria. Mentre vanno a giurare nelle mani dell’imperatore. Più che governatori, questi, mi sembrano dei valvassori. D’altra parte, non mi sorprendo. Siamo l’unico Paese d’Europa in cui i Comuni non hanno nessuna autonomia fiscale. Non solo, l’unico Paese in cui il governo fa cadere dall’alto, con discrezionalità politica, i sostegni alle realtà locali. Come l’elargizione di 80 milioni all’Acea di Roma per compensare le multe inflitte per aiuti di Stato. Cosa che non è avvenuta per le altre utility e per i loro azionisti pubblici».

La Lega, però, ha un radicamento sul territorio molto forte, che ricorda quello del vecchio pci. Non vi sentite, voi della sinistra, battuti su quello che era il vostro campo preferito?
«Che la Lega lavori bene sul territorio, è vero. Che noi dovremmo tornare ad essere ancor più radicati, è altrettanto vero. Ma il primo passaggio è proprio quello di vincere le elezioni, laddove, come in Piemonte, abbiamo governato bene. Come, tra l’altro, lo dimostra proprio la vostra inchiesta sulla Stampa di ieri. Ma la Lega, se davvero vogliamo analizzare la sua presenza sul territorio, ha il vero insediamento profondo nell’asse lombardo-veneto, tra Verona e Milano. Questo mi preoccupa, perché quando Bossi dice “la Tav non vi serve, perché l’importante è che voi arriviate velocemente in Lombardia” dà l’idea di un vassallaggio del Piemonte verso quell’area».

Scusi, ma non è proprio lei a essere favorevole al progetto Mi-To? Non c’è una contraddizione in questo suo timore di sudditanza piemontese alla Lombardia?
«No. Io rivendico l’idea che con quell’area si possano fare progetti comuni, ma vanno fatti con la schiena dritta e, quindi, condizione necessaria è non essere, obiettivamente, anche al di là della volontà dei singoli, tributari di un radicamento politico, sociale ed economico che ha, lì, la sua forza. Senza offendere nessuno, ma il peso politico di un Maroni, di un Calderoli, di un Castelli, per non parlare di Bossi, è diverso da quello di Cota o di Borghezio. Il rischio, perciò, che una vittoria di Cota porti a una “lombardizzazione” del Piemonte è molto forte».

Ultima domanda su un argomento diverso: per la candidatura del centrosinistra a prossimo sindaco di Torino, è meglio puntare su un uomo di partito o su un esponente della società civile?
«Sono d’accordo con Castellani: io sono disposto a fare la mia parte, a stare al tavolo, anche non a capotavola come dice lui, dove un gruppo di persone rappresentative, non solo formalmente, di quella coalizione che in questi 15 anni ha governato Torino, e credo bene, ragioni sulla condizione della città. Solo dopo aver individuato il progetto sul futuro di Torino, si può pensare alla persona, o alle persone, più adatte a realizzarlo. A quel punto, saranno le primarie a confrontare questa figura, o questa rosa di figure, con altre, magari presentate da diversi raggruppamenti o diverse forze politiche. Ma non voglio eludere la sua domanda: proprio questi ultimi 15 anni di governo hanno avuto anche il risultato di amalgamare la distinzione tra rappresentanti di partito e rappresentanti della società civile. E’ stato un amalgama ben riuscito a Torino, come dimostra proprio la staffetta, in piena continuità, tra Castellani e me».

(via LaStampa)

giovedì 18 marzo 2010

Francesismi

Cota che dà della "francese" alla Bresso come se questo fosse un insulto è una dimostrazione lampante che il leghista non sa nulla della mentalità dei cittadini torinesi. Da noi "francese" è un complimento.
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