martedì 18 ottobre 2011

Ecosistema Urbano: Legambiente mette Torino all'8° posto tra le grandi città


Anche quest'anno Legambiente mette in riga i 104 capoluoghi di provincia italiani distinguendo tra bravi e cattivi, best e worst practices nel suo rapporto Ecosistema Urbano. Le città sono state divise in tre classi, a seconda del numero di abitanti: Torino rientra nelle grandi città, insieme con le altre 14 città italiane con più di 200.000 abitanti. Torino si piazza all'8° posto nella classifica finale, un posto al centro del ranking che potrebbe sembrare senza infamia e senza lodi, ma non è proprio così: Torino eccelle in alcuni aspetti e si distrugge sotto altri, vediamoli uno per uno.

Il rapporto Legambiente inizia con la qualità dell'aria: Torino nuovamente maglia nera. Se non brilliamo per NO2 e Ozono, siamo proprio ultimi per quantità di polveri sottili PM10 nell'aria. Ma già lo sapevamo.

Migliori news vengono dal sistema idrico, dove Torino è un po' sprecona (11° posto nella classifica di chi consuma meno acqua) ma almeno tecnicamente solo il 22% di acqua è dispersa, che ci vale il 2° posto dopo Milano. Siamo al primo posto, con Milano, anche nella capacità di depurazione (100%).

Rifiuti. Anche qui il lavoro fatto negli anni passati frutta bei piazzamenti: 5° tra chi produce meno rifiuti (noi ne produciamo 540 kg/ab annui), 2° nella raccolta differenziata - solo Verona fa meglio del nostro 42%.

Torino non brilla in quanto a trasporto pubblico, siamo pessimi nel tasso di motorizzazione auto (61 auto circolanti ogni 100 abitanti, che ci vale un 13° posto) ma ci riprendiamo in quello delle moto (solo 8 motocicli ogni 100 abitanti, meglio di noi solo Venezia, il che è tutto dire).

Isole pedonali: Torino 5° posto in classifica con 0,44 mq/ab, dopo Venezia, Firenze, Padova e Trieste.

Torino è 5° anche in quanto a piste ciclabili (mq/ab), dopo Padove, Venezia, Verona e Bologna. In totale, siamo al quarto posto come indice di ciclabilità - che valuta indicatori quali presenza di biciplan, ufficio biciclette, segnaletica direzionale, cicloparcheggi di interscambio, bicistazione, piano di riciclo biciclette, contrasto furti, bike-sharing... come numero di prelievi il nostro bike sharing è secondo solo a quello di Milano.

Verde urbano: Torino è 5° nella proporzione con il numero di abitanti (13,69 mq/ha), e sale al 3° posto nella dimensione totale delle aree verdi (2731 mq/ha).

Ma è nelle politiche energetiche e ambientali che Torino ottiene le maggiori soddisfazioni:
1° nel teleriscaldamento
1° nell'indice di politiche energetiche (introduzione di incentivi economici e norme cogenti sul risparmio energetico e diffusione fonti energia rinnovabile, procedure di attività libera per l'istallazione di solare termico/fotovoltaico, presenza di Energy manager, acquisto di energia elettrica da fonte rinnovabile...)
1° nelle certificazioni ambientali delle imprese (4 ogni 1.000... qui di strada da fare ce n'è ancora molta)
2° nell'eco-management (utilizzo di carta riciclata negli uffici comunali; auto comunali ecologiche; prodotti equosolidali; certificazione ambientale del Comune; raccolta differenziata all’interno del Comune...)

Insomma, non male sicuramente, ma neanche troppo bene. Soprattutto a livello di inquinamento bisogna rimboccarsi le maniche, ragazzi. Le soluzioni fin qui proposte chiaramente non funzionano o funzionano in modo troppo blando, mentre la città ha bisogno di interventi più radicali. Eddai.

giovedì 6 ottobre 2011

Remembering


Apple ha perso un genio creativo e visionario e il mondo ha perso un formidabile essere umano.


mercoledì 5 ottobre 2011

mercoledì 28 settembre 2011

Ed è sempre più Hollande


Se fino a un mese fa la partita per le primarie socialiste in Francia era apertissima tra François Hollande e Martine Aubry, ora il discorso è definitivamente chiuso. Nell'ultimo mese Hollande si è rafforzato tantissimo: secondo il sondaggio realizzato da Ipsos nella settimana appena conclusa, molto è dipeso dal fatto che, secondo i francesi, Hollande è il più sicuro di portare a casa la vittoria alle presidenziali.

Ma non è l'unico motivo: Hollande vince anche in tutte le percezioni del pubblico (è il più attento ai bisogno di francesi, incarna la presidenza, è il più capace di riunire i francesi, è quello più preparato nell'affrontare una crisi internazionale) e consolida il suo vantaggio mentre la Aubry viene progressivamente indebolita, non solo dal punto di vista numerico (rispettivamente +6% e -6% di intenzioni di voto) ma anche nella stabilità dell'elettorato: il 61% dei potenziali elettori di Hollande considera la sua scelta come definitiva, pmentre er la Aubry gli elettori decisi sono solo il 49%.

L'unica speranza della Aubry sta nei voti dei seguaci di Ségolène Royal, che al secondo turno voterebbero al 50% per lei e al 35% per Hollande. Ma Hollande ha dalla sua il 52% dei voti di Montebourg, ormai risalito nei sondaggi fino a insidiare il terzo posto della Royal. Una Royal sempre più stigmatizzata ed estremizzata dagli stessi socialisti (è la candidata con la percentuale più alta di opinioni negative e quella con il giudizio peggiore sulla campagna elettorale in corso).

L'ultimo elemento che vorrei sottolineare è invece la buona opinione dell'elettorato socialista francese sullo strumento delle primarie: il 76% degli intervistati pensa che le primarie siano una buona idea e che il partito e il candidato vincente ne usciranno rafforzati e l'83% è convinto che i candidati battuti sosterranno con lealtà il vincitore. Insomma, percentuali piuttosto bulgare che fanno capire l'importanza che i cittadini assegnano alle primarie come strumento di democrazia e coinvolgimento.

martedì 13 settembre 2011

Il bike sharing si allarga

via lastampa.it

Il bike sharing raddoppia e si trasferisce in periferia. Convinta che si debba a tutti i costi rompere l’isolamento - di infrastrutture, collegamenti, relazioni, opportunità - in cui si divincolano i quartieri di periferia, l’amministrazione ha deciso di cominciare dalla mobilità. Leggera, sostenibile, perché è chiaro a tutti che una delle città più inquinate d’Europa ha bisogno di una rivoluzione nel modo di spostarsi. A cominciare dalle biciclette, e da un sistema che, arrivato a quasi 60 stazioni, 13 mila abbonati e 3 mila prelievi giornalieri, è pronto a moltiplicarsi e uscire dalla cinta daziaria del centro.

Entro il prossimo anno verranno installate 57 stazioni: 24 sono in lavorazione, 27 da definire, le ultime 6 in attesa che si risolvano alcuni problemi tecnici. Una cosa è certa: i nuovi interventi coinvolgeranno tutti i quartieri finora esclusi, e disegneranno un progressivo avvicinamento alle zone più periferiche. Per pianificare a tavolino i prossimi interventi l’assessore all’Ambiente Enzo Lavolta ha incontrato i presidenti di circoscrizione. Ha comunicato il piano di espansione della rete. Ma ha anche chiesto collaborazione: le nuove postazioni da piazzare saranno individuate dall’amministrazione in tandem con i quartieri, secondo le necessità delle varie zone della città e i flussi di traffico in teoria più idonei.

Tenendo presente un criterio: «La rete, per funzionare, dev’essere a maglie strette», spiega Lavolta, «non più di 3-400 metri tra una stazione e l’altra». L’espansione, dunque, seguirà la logica dei cerchi concentrici, e sarà graduale. Ma non solo: il vertice con le circoscrizioni è servito anche per tracciare soluzioni inedite: «Immagineremo alcune arterie su cui sviluppare il servizio», spiega l’assessore, «direttrici che colleghino zone esterne con il centro». Un primo fronte su cui si lavorerà è l’asse di corso Francia. «Usare le grandi direttrici del trasporto pubblico può creare sinergie virtuose tra i mezzi e le biciclette», ragiona il presidente della quarta circoscrizione Claudio Cerrato.

Un altro tassello sarà la mobilità ciclabile universitaria. «È una delle ipotesi su cui sto lavorando con l’assessore alla Viabilità Lubatti», dice Lavolta. «Sarà uno dei cardini dell’elaborazione del prossimo bici plan». Un altro sarà la partnership con le imprese: le aziende con più di 300 dipendenti per legge sono tenute a prevedere la figura del mobility manager e ad adottare misure per la mobilità sostenibile dei loro dipendenti. Alcune grandi società si sono già fatte avanti, disposte a piazzare stazioni nei dintorni - accollandosi parte dei costi di installazione - e incentivare i lavoratori a spostarsi in bicicletta.
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