mercoledì 4 novembre 2009

Tra politica, crocifissi e pubblicità

Il termine tecnico è campagna di posizionamento: messaggi per far
conoscere o consolidare la notorietà di un personaggio politico.
Mercedes Bresso ha deciso di giocare d’anticipo e, forte
dell’investitura del Pd regionale che all’unanimità l’ha ricandidata
alla guida del Piemonte, è partita. Da ieri, il viso sorridente della
«zarina» sta macinando chilometri su e giù per Torino sui mezzi
pubblici di Gtt. I manifesti giocano su due slogan: «Passione Piemonte»
e «Avanti Piemonte». E poi un secondo messaggio: «Uniti si vince» e/o
«uniti si cresce». Una comunicazione che dovrebbe servire per
sottolineare come, per uscire dalla crisi, non basta «un uomo solo al
comando» ma serve «un gioco di squadra».

La campagna è
finanziata dall’Associazione Passione Piemonte che ha acquistato spazi
pubblicitari anche sugli autobus in servizio in tutta la provincia.
Qualcuno, però, non ha gradito. Alberto Goffi, segretario regionale
dell’Udc, ha un diavolo per capello e non nasconde la sua irritazione
soprattutto per la dicitura dei due poster: «Presidente della Regione,
candidata 2010». E così va all’attacco: «Prima Casini nella sua visita
a Torino e poi noi in Piemonte abbiamo cercato in tutti i modi di
spiegare in caso di alleanza con il centrosinistra le scelte dei
candidati e dei programmi dovrebbero essere condivise senza dare nulla
per scontato». Di più: Casini ha posto un veto sulla ricandidatura
della laica Bresso. Ancora Goffi: «È evidente che qui siamo stati messi
di fronte al fatto compiuto e faremo le scelte conseguenti».

Parole
che annunciano un nuovo affondo centrista contro la presidente. E
adesso, visto che Torino tace, si va direttamente a Roma dove oggi
svolgerà il vertice tra il leader dell’Udc e Pierluigi Bersani,
segretario Pd. Il sito «Affariitaliani.it» dà per fatta l’operazione
«siluramento» e la sostituzione della Bresso con il sindaco di Torino.
Secondo questa interpretazione la «zarina», grande elettrice di
Bersani, sarebbe sacrificata sull’altare dell’accordo nazionale
anti-Berlusconi.

Fantapolitica, si dirà. Ma forse non è un
caso che Goffi, annunciando la mobilitazione del partito per
raccogliere le firme davanti alle chiese cattoliche per protestare
contro la sentenza Ue che condanna l’Italia, aggiunga: «Nelle nostre
valutazioni sulle future alleanze non sarà certo secondario capire le
posizioni delle varie personalità politiche del centrosinistra nei
confronti della vicenda del crocifisso nelle scuole»

Come
dire: scommettiamo su una presa di posizione laicista della Bresso in
modo da scavare un solco sempre più profondo con l’Udc e il voto
cattolico. Una posizione a cui poter contrapporre a livello nazionale
il punto di vista del sindaco, sicuramente più moderato e
gradito/sponsorizzato da Casini e sicuramente anche da Francesco
Rutelli. Interpellato a margine dell’accensione delle luci di Natale,
Chiamparino spiega: «In Italia il crocifisso appartiene ad una storia
che lo fa essere parte integrante dei fondamenti della nostra cultura e
delle nostre tradizioni, al di là della fede».

Il gioco sembra
fatto. Bresso, però, con un comunicato stampa degno della miglior
tradizione democristiana della prima Repubblica, spariglia il tavolo:
«Francamente vorrei capire meglio e leggere le motivazioni della
sentenza. A me, che sono laica, la presenza del crocifisso in classe
non ha mai creato particolari problemi. Non mi sono sentita violata nel
diritto di scegliere». E spiega: «Credo, piuttosto, si tratti di una
tradizione culturale consolidata e non offensiva». Poi la
sollecitazione: «E’ molto più importante essere attenti ai diritti
delle persone in concreto, nella quotidianità, nelle scelte più
difficili e sensibili, che non accanirsi in discussioni infinite e
laceranti sui simboli».

(via lastampa.it)



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