venerdì 3 ottobre 2008

Palin vs Biden

Usa_vote_2
Sono molto contento di leggere nell'articolo di Maurizio Molinari su Lastampa.it che Biden ha confermato le aspettative che i Democrats avevano su di lui nel dibattito tra i due potenziali vicepresidenti. Esercitando la sua calma ha dimostrato di avere esperienza, di saper difendersi quando attaccato, ma allo stesso tempo di non dover essere costretto a farlo a sua volta: sono i Repubblicani che inseguono, non lui.



E sono anche contento che la piccola Palin abbia 'perso' il dibattito ma abbia fatto una figura decisamente migliore rispetto a quanto ci si aspettava da lei al primo dibattito su scala nazionale. Mi è piaciuto il fatto che abbia detto «Sono proprio una outsider a Washington - non
riesco a capire come questi politici riescano a cambiare idea così
velocemente». Questo a mio parere è un altro dei grandi punti a suo favore, quello di essere estranea ai giochi della politica di Washington (che Dio solo sa quanto possano essere intrecciati, annodati e complicati). Meno mi è piaciuto il ricorso a espressioni che volevano rappresentare la middle class americana, come se i Repubblicani fossero la manna per la classe media. Bah. E comunque rimane sempre il fatto che, per quanto McCain e Palin possano parlare di cambiamento, la politica dei repubblicani è sempre il continuamento della politica di Bush - che, ricordiamo, ha gradimento nazionale pari al 10%.

Entrambi i vice provenienti da una situazione famigliare difficile, o quantomeno challenging. Che poi uno degli aspetti della politica statunitense (e anglosassone e protestante in generale) che non mi piace proprio è sempre questo valutare i candidati anche per la loro vita privata. Ma queste sono differenze culturali in fondo.

Mi confortano i sondaggi che danno Obama avanti di 9 punti percentuali. Certo, poi bisognerà fare il computo dei voti stato per stato, ma sono fiducioso che tra un mese porteremo a casa il primo Presidente nero della storia statunitense.

E dopo di lui ci sarà da eleggere una donna - e poi un gay. Direi che se proseguiamo di questo passo entro il 2050 ce la faremo ad avere la piena libertà dell'individuo rappresentata da una figura che per visibilità nel mondo attuale non ha rivali.
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