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venerdì 2 aprile 2010

Il Torino film festival arriva a 25

DA SUBITO si è fatta notare per il nome, "Da Sodoma a Hollywood", ed era una piccola rassegna di cinema a tematiche omosessuali, la prima in Italia. A 25 anni di distanza è diventato Torino Glbt Film Festival (anche se sul web preferiscono chiamarlo più semplicemente Togay), celebrato come il più antico d'Europa e terzo nel mondo dopo i leggendari Frameline di San Francisco e Outfest di Los Angeles. Nome a parte, in un quarto di secolo ha testimoniato la sempre maggiore visibilità del movimento gay e la vitalità del cinema che meglio lo rappresentava, le conquiste sociali e le affermazioni artistiche di giovani autori diventati nel tempo dei maestri per le nuove generazioni. Per festeggiare le nozze d'argento il festival - che si svolgerà a Torino dal 15 al 22 aprile 2010 - dedica una retrospettiva dal titolo I venticinque film che ci hanno cambiato la vita.

Storico direttore del festival è Giovanni Minerba che lo creò insieme a Ottavio Mai, suo compagno di vita e di arte scomparso nel '92. I due cominciarono realizzando alcuni video il primo dei quali, Dalla vita di Piero, fu presentato all'allora neonato CinemaGiovani di Torino. "Cominciammo a frequentare molti festival all'estero per presentare i nostri primi due film - racconta Minerba - e scoprimmo che c'era molto cinema che parlava di tematiche omosessuali e che non arrivava in Italia. Da lì ci venne l'idea e dopo qualche anno abbiamo finalmente incontrato un assessore illuminato che ci ha aiutati a realizzare la rassegna, inaugurata nell'86 e coronata da una sorta di comitato d'onore, necessario per tamponare le prevedibili reazioni, ma abbiamo trovato una schiera di amici che hanno volentieri sostenuto la nostra iniziativa. Lo abbiamo chiamato Da Sodoma a Hollywood e nel tempo si è aggiunto l'acronimo Glbt (Gay, lesbiche, bisessuali e transgender), che all'epoca non esisteva".

Da allora il festival è cresciuto. "Piano piano, come un bambino, con la nostra voglia, la regia mia e di Ottavio e delle persone che lavoravano con noi" prosegue Minerba citando le edizioni più riuscite. "Tra le tante, ricordo in particolare quella dell'88 quando presentammo il primo film di Gus Van Sant, Mala noche, che da noi ottenne il primo premio della sua carriera. Lo stesso con François Ozon che vinse con il suo primo cortometraggio ma sono molti gli autori che abbiamo fatto conoscere sin dalle prime opere cui sono molto legato come Todd Haynes, Gregg Araki o Derek Jarman".

Per festeggiare le nozze d'argento con il pubblico, il festival ha dedicato una sezione con 25 titoli scelti tra quelli che ne hanno marcato la storia nel corso di questi anni, oltre a una manciata di film da riscoprire. Tra questi Bent (1997) del britannico Sean Mathias, film che ha fatto epoca sull'amore ai tempi dell'Olocausto; la commedia spagnola A mia madre piacciono le donne (2002), della coppia Inés Paris e Daniela Fejerman; il canadese Lilies (1996) di John Greyson; Cuori nel deserto (1985) di Donna Deitch, tra i primi film a mostrare apertamente, in maniera romantica, una relazione lesbica; l'argentino Otra historia de amor che a Torino vinse il premio del pubblico nell'88, opera prima e unica di Américo Ortiz de Zárate, che morì nell'89 appena quarantenne; Poison (1991) di Todd Haynes, premiato al Sundance, a Locarno e a Berlino, ma anche Festa di compleanno per il mio amico Harold (1970) di William Friedkin, pietra miliare della cinematografia gay. E infine Happy Together (1997) di Wong Kar-wai, Palma d'oro a Cannes, 25esimo film scelto dal pubblico del web che ha partecipato al sondaggio sul sito del Festival.

"Sappiamo che saremo criticati per le nostre scelte - dichiara Minerba - ma la selezione è stata fatta partendo dal criterio di non scegliere titoli mainstream, sicuramente più noti e amati da un pubblico più vasto, ma di andare a scovare quei film più difficili da recuperare, pensando alle nuove generazioni che non li hanno mai visti. Ci sono corti, documentari e lungometraggi ma soprattutto film che hanno fatto la storia del cinema gay come la Festa di Friedkin, che compie 40 anni, oppure Cuori nel deserto che ne compie 20".

Fra i temi in evidenza in questa edizione il "tormentato, intenso e a volte morboso rapporto madri e figli omosessuali; la bisessualità, non vissuta più come indecisione ma come scelta, ora che si va imponendo la fluidità di genere e l'intersex; e, in una società sempre più invecchiata e consapevole, i problemi dei gay anziani e soli". Quest'anno al festival si parlerà anche di "Transgender elettronici" con un montaggio del videogioco cult Grand Theft Auto: The ballad of Gay Tony; di nuove serie televisive, di musica con una panoramica sulla storia dell'Eurofestival, dagli Abba a Céline Dion.

Gli omaggi saranno dedicati a tre icone del cinema "altro": Maria Beatty, filmaker newyorkese sperimentale che indaga i territori dell'erotismo lesbico, Patricia Rozema con Ho sentito le sirene cantare, When night is falling e Mansfield Park, tre titoli chiave della cinematografia femminista e lesbica. E infine una mini-rassegna che vede come protagonista Holly Woodlawn, attrice, cantante, transgender e performer portoricana cresciuta nella Factory di Andy Warhol: fu a lei che Lou Reed si riferiva nel celebre brano, Walk on the wild side. Tra le novità anche l'istituzione di un premio alla carriera, il "Dorian Gray", una statuetta con le fattezze di Oscar Wilde ideato da Ugo Nespolo, che ha firmato anche la locandina della rassegna, attribuito a una personalità - regista, interprete, produttore - che si è particolarmente distinta nel cinema gay.

Un cartellone ricco di proposte e suggestioni che dimostra la vitalità del cinema a tematica gay. "Oggi è più facile ed è quasi di moda vedere film di questo tipo in altri festival - spiega il direttore - ma prima era molto raro persino a Venezia. Sono molti di più e non c'è guerra con altre mostre per accaparrarsi i titoli. Ma quando mi tocca scartare qualcosa - conclude Minerba - è sempre a malincuore. Avendo partecipato sia da una parte che dall'altra, so cosa vuol dire essere rifiutati da un festival. Ma si deve andare avanti".

(via Rita Celi per Repubblica)

mercoledì 31 marzo 2010

Facebook

Il Presidente Cota, per nulla affaticato dalla campagna elettorale si è subito messo al lavoro ed ha affrontato uno dei più gravi problemi della Regione Piemonte: il patrocinio della Regione Piemonte al Pride di Torino.

Pare, infatti, che nel corso di una trasmissione televisiva il neo Presidente della Regione Piemonte Roberto Cota abbia dichiarato più volte: “Dovrò revocare il patrocinio al Gay ride”.

Nel ringraziarlo per l’attenzione vorremmo confortare lui, il suo staff e i suoi solerti collaboratori: nessuno ha mai chiesto, né alla precedente amministrazione né a quella attuale, il patrocinio per il prossimo Pride.

Ora il Presidente può prendersi una meritata pausa e con calma dedicarsi, più in là nei tempi, a questioni meno urgenti e meno sentite dalle donne e dagli uomini di questa regione: il lavoro, la crisi economica, la sanità.

Daniele Viotti
Coordinatore del Coordinamento Torino Pride LGBT

Cota, dovrò revocare il patrocinio al Gay Pride

Roma - Il neogovernatore del Piemonte Roberto Cota, intervenendo alla trasmissione "Porta a porta", ha anticipato che revocherà il patrocinio alla prossima edizione del Gay pride torinese concesso dall'ex presidente Mercedes Bresso. "Dovrò revocare il patrocincio al Gay pride" ha ripetuto più volte l'esponente leghista al termine della puntata.

(via voceditalia)

Inauguriamo quindi il tag buongiorno Padania.

mercoledì 10 marzo 2010

Chi è la più trash del reame?

Come ho più volte detto, gli autori e i presentatori televisivi di oggi hanno ENORMI responsabilità. Basta chiamare un certo tipo di ospite per indirizzare l'intera discussione verso una strada precisa. A Pomeriggio 5 Barbara d'Urso & Co lo sanno benissimo.
Da mesi, quando c'è da parlare di omosessualità, portano in studio personaggi come la Santanchè o la Mussolini, finendo per buttarla quasi sempre in caciara, con messaggi devastanti che regolarmente arrivano nelle case degli italiani.
Oggi, nel salotto trash e abominevole della d'Urso nazionale, si parlava di omogenitorialità. Praticamente come se due maiali immersi in un quintale di merda parlassero di Lindor.
Ospiti in studio due donne omosessuali che hanno avuto 3 gemelli con fecondazione assistita fatta in Spagna.
E chi chiamerai per parlare in un CERTO MODO di omogenitorialità?
Ovviamente lui, Alessandro Meluzzi, psichiatra di 55 anni, volto noto della tv nostrana, prima comunista, poi radicale, poi socialista, poi eletto nel 1994 alla Camera dei Deputati con Forza Italia, poi passato all'Udr, poi all'Udeur, poi ai Verdi del 2° Governo Prodi, ed infine fondatore del movimento Cristiano Democratici Europei - Liberaldemocratici.
Quando si dice un uomo di SANI ed irreversibili principi politici.
Ebbene, oggi in studio, Meluzzi ha ovviamente detto la sua sui figli cresciuti da genitori omosessuali, sostenendo come la famiglia sia sempre e solo esistita in modo tradizionale, uomo donna, sottolineando come in trenta anni di attività ho conosciuto MIGLIAIA di bambini DEVASTATI da scarsa identificazione di genere.
A sostenere la sua tesi un'altra giornalista, con le due mamme gay semplicemente BOMBARDATE di paroloni, incapaci spesso di rispondere a tono e decisamente poco aiutate da (udite udite) Rocco Casalino, in studio per confermare la sua voglia di paternità, con un'amica pronta a 'regalargli' l'utero, partorendo così per lui il tanto desiderato figlio.
In poche parole froci MALATI, EGOISTI e genitori MALEDETTI, oltre che portatori sani del virus che ANNIENTA la SACRA Famiglia tradizionale.
Tutto questo su CANALE 5, in piena fascia protetta.
W l'Italia e grazie infinite alla d'Urso, come sempre circondata da ballerini ricchioni ma sempre pronta e felice nel raccontarci come autentici freak.

(via spetteguless)

domenica 28 febbraio 2010

Più figli, meno omosessuali

Non metterò link in questo post, ce ne sarebbero troppi da mettere e in ogni caso non servirebbero a nulla. Mi struggo però ogni volta che leggo gli slogan di forza nuova o le opinioni di qualche ciellino, uomo di chiesa ma anche solo quelle del politico medio di Lega, PDL e UDC.

In particolare la cosa che mi sfinisce è proprio la contrapposizione tra "famiglia" e "omosessuali", come se fossero due concetti antitetici che presuppongono per una conquista dell'uno la perdita di qualcosa per l'altro.

Non ho più parole per spiegare che non è così, che non è una contrapposizione, che le politiche a favore dell'una non escludono ambiti di azione a favore anche degli altri, che una legislazione che ufficializzi le coppie di fatto omosessuali non penalizza la famiglia, nemmeno quella intesa nel senso più tradizionale del termine.

Dotare di diritti civili persone ed entità che ora ne sono escluse, non penalizza le coppie sposate con rito cattolico celebrato in chiesa.

Il gay pride non esclude il family day. Questa è solo la contrapposizione che i politici italiani hanno voluto creare perché sono persone crudeli che vogliono escludere l'estensione dei diritti di cui essi godono a chi non li ha e ne ha comunque diritto (è questa la cosa che mi manda in bestia) in quanto cittadino italiano.

Chiedere "più figli e meno omosessuali" mi suona come una richiesta che ha tanto senso quanto lo slogan "più gelato e meno crema pasticcera". Solo che qui non è una questione di dieta macrobiotica; in questo caso c'è in ballo la serenità di molte persone e chi vuole impedirla non è altro che un crudele egoista.

giovedì 25 febbraio 2010

Ma tanto la geografia non conta

In questa campagna elettorale mancavano i richiami populistici di Roberto Cota.

"Se diventerò governatore non ci saranno matrimoni gay o altre iniziative del genere. La famiglia è monogama, eterosessuale, composta da un uomo e una donna".

Grazie Onorevole, per questa ventata di aria nuova. Lei sì che è un uomo.

Vista la ferratezza sui temi etici, forse sarebbe il caso di concentrarsi su altro, come per esempio ripassare i punti cardinali.

P.S.
Che poi tra l'altro ci si indigna perché qualcuno dà a Cota dell'intollerante. Ma quando mai, è uno dalla mentalità così aperta.

martedì 12 gennaio 2010

Oggi giornata gaypride

«Non essere tu quello diverso».

Con questa bella frasetta, si chiude lo spot del Ministero delle Pari opportunità contro l’omofobia.

Sicuramente è colmo di buone intenzioni, per carità, ma perché per convincere gli omofobi a non essere tali si fa un appello al conformismo, all’omogeneizzazione, alla non diversità?

Alla Carfagna e ai suoi collaboratori non viene in mente che, cazzo, la diversità è un valore? I diversi colori della pelle, le diverse religioni e non religioni, i diversi vissuti personali, le diverse visioni del mondo, del sesso e di qualsiasi altra cosa?

Se sei un omofobo non sei un diverso, sei solo uno stronzo piccolo piccolo.

La diversità è un valore signora Carfagna, ed è ora che qualcuno glielo faccia sapere.

(via piovonorane)

Diritto all'amore

venerdì 8 gennaio 2010

E dopo il Messico, il Portogallo

Approvato un disegno di legge del governo socialista. Si tratta del sesto Paese Ue a consentire le nozze tra coppie omossessuali
LISBONA
Via libera del Parlamento portoghese al matrimonio tra gay. La Camera di Lisbona ha approvato un disegno di legge del governo socialista che legalizza l’unione tra omosessuali ma ha respinto la proposta di permettere l’adozione tra coppie dello stesso sesso. Il provvedimento ha potuto contare sull’appoggio di tutta la sinistra. Il Portogallo è il sesto paese europeo, dopo Belgio, Svezia, Norvegia, Spagna e Olanda, a consentire le nozze tra gay.

Il primo ministro Jose Socrates ha commentato la decisione come «un momento storico» per il Portogallo che da anni «combatte contro la discriminazione e l’ingiustizia sociale nella società». La legge dovrà essere ora ratificata dal presidente della Repubblica, il conservatore, Anibal Cavaco Silva che dispone di un diritto che il Parlamento ha comunque il diritto di annullare.

venerdì 26 giugno 2009

Halil Ibrahim Dincdag

L'arbitro gay fa outing,
la federazione lo licenzia





Il commentatore tv: «Non può
riavere il posto, darebbe rigori
ai giocatori più carini»

GIULIA ZONCA

L’outing in Turchia è una scelta di estremo
coraggio e Halil Ibrahim Dincdag aveva già le spalle al muro quando ha
deciso di sedersi davanti a una telecamera e raccontare in un
seguitissimo talk show di essere gay. È un arbitro, cioè lo era perché
da quando i suoi gusti sessuali sono diventati pubblici la federazione
gli ha tolto il lavoro e i vicini lo hanno obbligato a lasciare
Trabzon, città super conservatrice, per Istanbul dove per lo meno può
circolare senza essere aggredito. All’inizio è stato un pettegolezzo,
poi un insulto e il sospetto della sua omosessualità, non nascosta, ma
mai sbandierata, è bastato a farlo diventare cittadino poco gradito.

Molto
prima del suo racconto in diretta tv stava già senza lavoro, proprio
per questo ha deciso di reagire: «Pensavano che mi sarei nascosto
invece ho fatto il contrario e sono diventato una bandiera per il
movimento dei diritti gay». Ha fatto causa e si è consegnato alla
stampa perché pubblicizzasse la sua storia e ha svegliato gli
omosessuali turchi che ora lo considerano come Harvey Milk, il primo
politico dichiaratamente gay diventato consigliere comunale a San
Francisco nel 1977 e poi assassinato. A differenza di altri paesi
musulmani, la Turchia non mette in carcere gli omosessuali però li
perseguita al limite della legge. Nel caso di questo arbitro la
federazione ha usato il suo passato: è stato dichiarato non idoneo al
servizio militare (anche allora perché gay) «quindi non è in condizione
di arbitrare». Erman Toroglu, la voce del calcio turco, ha commentato:
«Non può riavere il posto, assegnerebbe i rigori ai giocatori più
carini ». Il livello è questo, battutacce e riprovazione.

Dincdag
però è diventato un caso e la Turchia ancora aspetta l’approvazione
della comunità europea: non vogliono trasformarlo nell’esempio di quel
che non funziona. Gli è sfuggito di mano: che un trentatreenne timido e
solitario, arbitro da 13 anni proprio perché il ruolo gli consentiva di
stare per i fatti suoi, si mettesse alla testa di una rivoluzione
sociale non era previsto. Invece Dincdag ha successo, ha mobilitato
blog e manifestanti e persino la famiglia, con cui non si era mai
rivelato, lo appoggia: «Anche mio fratello imam mi ha aiutato. Rivoglio
il mio lavoro. Sono pronto ad andare alla corte Europea».

(via lastampa.it)


mercoledì 10 giugno 2009

venerdì 5 giugno 2009

Intervista a Mercedes Bresso

E' fatta da GayTV ed è qui.
Da una parte credo si tratti di mera campagna elettorale, ma dall'altra mi piace l'autocritica che è capace di fare a sé stessa, al PD piemontese e alla sinistra nazionale. Finalmente un politico che non cerca di nascondere ciò che è sotto gli occhi di tutti, evvai.

 


martedì 28 aprile 2009

Torino Pride 2009

ManifestoTorinoPride2009-small


Il 16 maggio si svolgerà a Torino, già sede del Pride nazionale del 2006, il Pride regionale del 2009. La data di quest'anno è stata anticipata rispetto alla canonica fine di giugno per evitare l'accavallarsi con altre manifestazioni (in primis il Pride nazionale di Genova), ma anche per collegarsi alla giornata mondiale contro l'omofobia. Inoltre la data, che di poco anticipa le elezioni per il Parlamento Europeo del 6/7 giugno, vuole rimarcare il tema della manifestazione di quest'anno, ossia il divario che esiste tra l'Italia e l'Europa in quanto a leggi contro le discriminazioni e a qualsiasi forma di riconoscimento giuridico dei diritti civili di gay, lesbiche e trans.


E quoto direttamente dal sito del Torino Pride :



Il quadro dell’Italia è allarmante.


Siamo tra i pochi paesi (insieme a Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Polonia, Romania, Cipro, Ungheria e Malta) in cui i richiami dell’Unione Europea a migliorare i diritti delle persone lgbt sono state sistematicamente ignorate dalle istituzioni politiche. [...] 
” Sono numerosi gli esempi di politici che rifiutano di sostenere gli eventi del Pride, ma quando questi politici sono direttamente responsabili delle pari opportunità, il messaggio politico è particolarmente grave. Nel maggio 2008 la neonominata ministra della Pari Opportunità in Italia ha rifiutato il sostegno al Pride con la motivazione che gli omosessuali non sono più discriminati in Italia.” (sic)


Appare grave ancora che a differenza della maggior parte dell’Europa, in Italia l’omofobia non sia un reato, né un fattore aggravante della violenza. Anche rispetto al bullismo omofobico l’Italia spicca per la mancanza di azioni positive da parte delle Istituzioni.
A fronte di questo quadro desolante emergono dati incoraggianti rispetto ai cambiamenti dell’opinione pubblica sia rispetto alle unioni civili tra lesbiche e gay, sia rispetto al tema dell’omogenitorialità.
Siamo consapevoli che Torino è una città molto più europea che il resto del paese, più accogliente e inclusiva per le persone lgbt anche grazie al lungo percorso costruito insieme a tutte e tutti voi.


[La frase sottolineata è sottolineata da me, ed è un giudizio personale che viene confermato ogni giorno di più.]


Questa invece è il retro di una delle cartoline che verranno distribuite dappertutto in occasione del Pride. Non credete che l'Italia sia così indietro rispetto all?Europa? Vedere per credere (e cliccare per ingrandire):


CartolinaRetroPride



A presto quindi ulteriori informazioni per sapere con esattezza orario e percorso del corteo.



venerdì 6 marzo 2009

Spagna: da oggi i trans nell'esercito

Una notizia che ha dell'incredibile:


(06 marzo 2009 ore 09.30) In Spagna cade l'ultimo tabu' in ordine di tempo. I transessuali, "privi dell'organo sessuale maschile", potranno entrare da oggi nelle forze armate spagnole e fare carriera nell'Armada. Lo riferisce il sito web di El Mundo citando la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale dell'ordine ministeriale che ha modificato "i requisiti medici vigenti dal 1989 che proibivano agli uomini privi del pene l'ingresso nelle forze armate". (AGI)


I cugini spagnoli fanno passi da gigante e noi siamo ancora qui inchiodati con Berlusca e Ratzy.
No comment.



mercoledì 7 gennaio 2009

Vademecum per bandire i matrimoni gay

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Dio ce ne scampi!
come direbbe un buon teodem.
Robaccia presa da Facebook, ma che fa sorridere. E riflettere.



1. Essere gay non è naturale. I veri italiani rifiutano ciò che è
innaturale, come gli occhiali, le scarpe, il poliestere e l’ aria
condizionata.




2. Il matrimonio gay spingerà le persone ad essere gay, allo stesso
modo in cui vedere in giro persone alte fa diventare tutti alti.




3. Legalizzare il matrimonio gay aprirà la strada a ogni tipo di stile
di vita folle. Le persone vorranno sposare i propri animali domestici,
perché ovviamente un cane ha una personalità giuridica e i diritti
civili per sposarsi, nonché la capacità di dichiararsi consenziente o
meno al contratto giuridico.




4. Il matrimonio eterosessuale esiste da moltissimo tempo e non è mai
cambiato minimamente; le donne infatti sono ancora una proprietà del
marito, le nozze sono decise dai genitori, il padre ha il diritto di
vita e di morte sui figli, i neri non posso sposare i bianchi e il
divorzio non esiste.




5. Il matrimonio eterosessuale perderà valore se sarà permesso anche ai
gay di sposarsi. La santità dei sette matrimoni di Liz Taylor verrebbe
distrutta.




6. I matrimoni eterosessuali sono validi perché sono fertili e
producono figli. Le coppie gay, come anche quelle sterili e le persone
anziane, non devono potersi sposare perché i nostri orfanotrofi sono
vuoti e il mondo ha bisogno di più bambini.




7. Ovviamente i genitori gay tirerebbero su figli gay, proprio come da
genitori eterosessuali nascono soltanto figli eterosessuali.




8. Il matrimonio gay è vietato dalla religione. Dunque in una teocrazia
come la nostra i valori di una religione devono essere imposti
all’intera nazione. Ecco perché in Italia c’è una sola religione e
tutti i bambini devono essere battezzati alla nascita.




9. I bambini non sarebbero mai sereni ed equilibrati senza un modello
maschile e uno femminile a casa. Per questo nella nostra società quando
un genitore è da solo, o perché è vedovo o perché è stato lasciato, gli
vengono tolti anche i figli.




10. Il matrimonio gay cambierebbe i fondamenti della nostra società e
noi non potremmo mai adattarci alle nuove norme sociali. Proprio come
non ci siamo mai adattati alle automobili, al lavoro in fabbrica e
all’allungamento della vita media.




11. Le relazioni gay non sono durature perché i gay per natura sono
promiscui. Infatti i mariti etero e le mogli etero non hanno mai
relazioni extraconiugali e non divorziano mai.




12. I bambini cresciuti da una coppia gay verrebbero derisi e
discriminati dagli altri coetanei. A differenza di quelli con le
orecchie a sventola, quelli con il naso grosso, quelli grassi, quelli
effemminati, quelli di colore, quelli con la erre moscia, o quelli
troppo bassi che sono accettati da tutti i coetanei e mai presi in giro
da nessuno.




13. Perché la religione cattolica vieta l’atto omosessuale che è
considerato peccato, e dunque loro non possono sposarsi ma possono
farlo assassini, pedofili, maniaci sessuali, ladri, mafiosi, serial
killer, truffatori, mercanti di organi, commercianti di bambini , di
schiavi, di pellicce, papponi e chiunque non sia un omosessuale.




14. Perché il matrimonio omosessuale comporta l’atto omosessuale. Ma la
Bibbia considera peccato l’atto omosessuale cosi come la masturbazione,
i rapporti sessuali prima del matrimonio e i rapporti sessuali che non
hanno il fine di procreare.




15. Perché verrebbe meno l’antica tradizione calcistica Italiana, dato
che di sicuro ci saranno meno calciatori. Infatti si sa che i gay
odiano il calcio e porteranno a odiarlo anche ai loro bambini
impedendogli quindi di praticare qualsiasi tipo di sport che non sia
danza classica, ginnastica ritmica, pattinaggio sul ghiaccio, shopping,
manicure, lampada e bolle di sapone.



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